Nella pancia e nella storia del Kuipke, il tempio delle Sei Giorni

16.11.2023
7 min
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GAND (Belgio) – Il Kuipke si trova nel centro della città, di preciso all’interno del Parco Cittadella, in questo momento un tappeto di foglie gialle a terra. Apparentemente sembra uno stabile come gli altri. Difficile dire che le sue alte vetrate custodiscano uno dei velodromi più prestigiosi e storici d’Europa.

Oltre 100 anni

Il Kuipke è stato costruito nel 1913, ma non era come adesso e neanche nello stesso punto. Si trattava di una pista ciclabile, un anello di 210 metri, ricavato all’interno del Palazzo Floreale, ma sempre nel Parco Cittadella. Nel 1922 viene realizzato il velodromo, smontabile, come oggi del resto. Quello definitivo risale agli ’60. La sua particolarità è di essere molto corto, 166,66 metri, e per questo è considerato super tecnico.

Sempre al 1922 risale la prima Sei Giorni di Gand, da allora è un vero monumento. Merito soprattutto delle mitiche edizioni in cui potevi vedere girare negli anni Buysse, Van Steenbergen, Ockers, Terruzzi, Merckx, De Vlaeminck, Sercu… fino ad arrivare a Villa, Martinello, Wiggins, Cavendish, Viviani.

Gand resiste

Oggi il Kuipke ospita quella che da molti è ritenuta l’ultima vera Sei Giorni. Non ci aspettavamo di vedere tanta gente e soprattutto tanto coinvolta. Una festa continua. Una gran voglia di partecipare a quello che, in qualche modo, diventa anche un evento mondano per la città.

Battiti alti: parola d’ordine sia per chi è sul parquet, sia per chi vive le emozioni della corsa sugli spalti e intorno.

Dal momento in cui si varcano le porte del Kuipke si entra in un altro mondo. Il mondo del ciclismo. S’inizia dal tardo pomeriggio con gli under 23 e si tira fino all’una di notte. Man mano che si svuotano gli uffici, si riempiono gli spalti e lo spazio al centro della pista. E’ qui che si fa “casino”. Sembra che stare lì senza una birra sia vietato!

Oltre la corsa

Ed è qui che stazionano anche i tifosi più caldi. Martinello ci aveva avvertito che il pubblico locale si sarebbe fatto sentire, specie con i propri beniamini: bè, ne abbiamo avuto la prova! Cori, balli e calici in alto soprattutto per Jules Hesters e Fabio Van den Bossche, entrambi di Gand.

Tutto è in movimento e in fermento. Gli atleti che girano in pista. I massaggiatori che sistemano le cabine all’interno del catino, preparano i sali o fanno il bucato. Sì, avete capito bene. I corridori si cambiano almeno un paio di volte in questa giostra continua e accanto alle cabine ci sono delle piccole lavatrici-asciugatrici.

Il pubblico intanto si muove. Le sedie sono occupate, ma intorno e nei tunnel per accedere al centro del velodromo è un brulicare continuo.

Il bar di Keisse

E la festa è anche fuori. A 200 metri dal Kuipke c’è un bar, che bisogna visitare. E’ il De Karper ed è della famiglia di Keisse. Lo gestisce il papà di Iljo. Lo scorso anno proprio sulla pista di casa il corridore della Deceuninck-Quick Step diede l’addio alla carriera. Fu omaggiato da città, tifosi e corridori. Un altro momento storico per il velodromo. 

Alle pareti e sul soffitto del bar ci sono foto e maglie. E c’è anche un pezzetto di Giro d’Italia. La bottiglia del 2015 quando Keisse vinse una tappa.

In molti passano lì per una birra (la scelta è immensa) prima di entrare al velodromo. Si respira ciclismo. Di solito ci sono gli irish pub, questo è un “belgian pub” e anziché i San Patrizio alle pareti, si venerano le bici!

Spirito invariato

Qualcuno ci ha detto che le Sei Giorni di una volta non ci sono più. Ma una cosa semplice quanto bella ce la dice Fabio Masotti, oggi tecnico della Fci ed ex pistard. «Vedete – ci spiega – oggi è cambiato tutto. Materiali, corse più brevi… ma lo spirito è lo stesso e certe cose come le cabine nella pista (foto di apertura, ndr) sono identiche a quelle di un tempo».

Intanto, mentre scriviamo, il velodromo si è riempito anche stasera. La musica è alta. L’interno della pista è pieno. Si fa festa. Il dj riesce persino a far fare la hola ai corridori mentre sono in corsa. E il Kuipke ti entra dentro.