Nella ricognizione di stamattina ad un tratto è sfrecciato dietro ad una curva Filippo Baroncini. Di preciso era l’ampio tornante dell’ultimo strappo nel circuito di Leuven e il corridore della Colpack-Ballan ci era arrivato un po’ lungo. Tanto che aveva lanciato un “gridolino” a metà curva, in piena piega. Qualche minuto dopo sono passati gli altri ragazzi.
Strappi brevi ma duri
«Eh, non me l’aspettavo una curva così – ci racconta Baroncini a meno di 24 ore dalla sua prova – Ero al primo passaggio in assoluto su questo circuito. E cosa dire: è un bel percorso. Su carta non sembra duro, ma alla fine verrà fuori una corsa tosta, tirata e con tanta selezione. Una selezione che si farà soprattuto nel circuito più grande, quello fuori Leuven. Lì gli strappi non sono troppo lunghi, ma duri, duri. E le differenze si faranno soprattutto sul falsopiano a seguire».
Baroncini parla di strappi, ma lo incalziamo dicendogli che sì sono duri, ma forse sono sin troppo brevi. A parte quello tipico della Freccia del Brabante, che tra l’altro è anche in pavé, poi difficilmente si supera il centinaio di metri di lunghezza.
«Per me però, per la nostra categoria almeno, faranno selezione e nel finale si faranno sentire. Per esempio quello ai meno 6 chilometri dall’arrivo in città non è facile, certo non è super ripido ma potrebbe decidere la corsa. Quello è uno dei pochi punti in cui togli il 53. Lì, sullo strappo dritto, il più tosto, nel circuito Flanders e nello strappo più lungo in pavé (quello del Brabante, ndr)».
«Io credo sia importante essere davanti, perché tante volte si passa dalla strada larga a quella stretta. La differenza la fai soprattutto nell’uscita dalle curve, che sono tante: se sei intorno alla decima posizione okay, ma se ti ritrovi 30°-40° poi diventa dura».
Condizione al top
«Come mi sento? Molto bene. E’ la miglior condizione di quest’anno di sicuro. L’altro giorno nella crono ho fatto registrare i miei record di potenza in assoluto e non a caso ho fatto nono. L’aver corso con i grandi come alla Sabatini mi ha dato quel pizzico di sicurezza in più».
Baroncini infatti con la maglia azzurra ha disputato la Coppa Sabatini e lì ha chiuso al quarto posto, ma tenendo fino all’ultimo le ruote di gente come Valgren e Colbrelli.
Intanto lui si dice tranquillissimo. E’ sereno e come impone il “manuale del buon corridore” sta vivendo questa vigilia riposandosi “gambe all’aria” in hotel. Dove divide la camera con Marco Frigo.
Tanto lavoro
Quando un corridore arriva al top nel momento clou significa che ha lavorato bene e che anche mentalmente può stare, meritatamente, sereno. E Filippo sa bene di aver fatto il suo.
«Quest’anno ho corso davvero tanto. Giro U23, Avenir, poi il ritiro al Sestriere, il Giro del Friuli… per allenarsi c’è poco tempo. Ma soprattutto prima del Giro e dell’Avenir ho fatto molti allenamenti a sfinimento, di quelli massimali che ti distruggono sul piano fisico, ma ti tranquillizzano mentalmente. E sei fiero di averli fatti».