Passare pro’ e tornare dilettante. Il percorso al contrario non è mai un aspetto positivo, ma non è neanche una tragedia sportiva. In passato ci sono già stati casi simili e alcuni hanno avuto lieto fine. Francesco Romano è uno di questi “casi salmone”: toccato l’oceano è stato costretto a risalire il fiume controcorrente. Dalla Bardiani Csf Faizanè e ritornato alla Velo Racing Team Palazzago, dove ha ritrovato il suo diesse Salvatore Commesso che abbiamo chiamato in causa.
Salvatore, Romano torna da voi alla Palazzago…
Il caso di Romano non è così particolare. Ce ne sono stati altri di pro’ che sono passati e poi sono tornati dilettanti. Ne ricordo due: Gianluca Tonetti e Marco Zanotti. Tonetti passò dalla Sammontana alla Brunero e Zanotti tornò indietro dall’Aki Gipiemme. Lui ebbe poi una bella carriera e corse nella Fassa Bortolo, nella Liquigas… E adesso che ci penso anche il danese Iversen quest’anno è ritornato indietro dalla Lotto Soudal. Io credo che se Francesco ha voglia di rimettersi in gioco meriti una seconda possibilità. Ne è consapevole, se è disposto a fare mezzo passo indietro ce la può fare. Noi conosciamo i valori e i numeri dell’atleta.
Il siciliano è davvero passato troppo presto?
Forse ha bruciato un po’ le tappe. Era al terzo anno da dilettante. Tra i pro’ o capisci subito l’ambiente o è difficile, non è come tra i dilettanti che sei seguito. Magari lui ha lasciato passare un po’ le cose e si è ritrovato senza squadra.
Cosa intendi per “ha lasciato passare le cose”?
Da pro’ devi imparare a gestirti da solo: alimentazione, allenamenti, riposo… tutto passa da te. La squadra ti dice solo che tale giorno devi presentarti per tale gara, poi sta a te essere pronto.
Romano stesso ha ammesso di essere passato un po’ presto, ma era già di terzo anno. Visti i tempi di oggi rischiava di essere etichettato per vecchio…
Vero. Oggi c’è la “brutta” abitudine di andare a cercare i giovanissimi di primo anno e gli juniores, senza fargli fare la giusta crescita. E il rischio è che li brucino. Uno junior non è pronto fisicamente per correre con un pro’, poi c’è chi è più maturo e chi meno, ma di base non gli fanno fare una crescita graduale.
Anche se ha raccolto poco, parliamo di un ragazzo che comunque ha corso e concluso il Giro d’Italia, questo lo potrà aiutare sul piano fisico, ma poi potrà fargli subire il contraccolpo psicologico e pensare: ero a correre il Giro e mi ritrovo qui?
Esatto, è un’arma a doppio taglio. Ma sta a Francesco e alla sua voglia di rimettersi in gioco. Fisicamente una stagione tra i pro’ e il Giro lo aiuteranno e immagino sarà più avanti di molti altri, però non deve pensare che si ritrova a correre coi dilettanti altrimenti salta di testa. Ne abbiamo parlato di questa cosa.
Ma quali sono state le sue vere difficoltà?
Non ha fatto la vita da corridore al 100%. Si è un po’ lasciato andare. Ha dato per scontato molte cose. Insomma, si è seduto un po’. Adesso è consapevole di questi errori e riparte con noi. La testa poteva essere uno suo punto di forza, con noi era inquadrato, ma perché? Perché aveva un obiettivo da raggiungere: diventare professionista. Poi, come detto, una volta raggiunto si è un po’ seduto, come se fosse arrivato. In realtà quello era un punto di partenza.
Quando è si è concretizzato il ritorno con voi?
Verso metà dicembre. Era rimasto senza squadra e abbiamo iniziato a sentirci. Lui non voleva smettere e in effetti non è bello farlo a 23 anni, sei giovane. Pensate che non ci siamo ancora mai incontrati fisicamente, stando lui in Sicilia e con tutte le restrizioni. Verrà su a Bergamo questo fine settimana. In ogni caso qui già ci è stato e conosce l’ambiente.
Che calendario avete previsto per Romano, visto che ci sono delle aperture agli elite?
Ci sono tante belle gare adatte a lui. E’ un corridore completo: tiene in salita ed è abbastanza veloce. Le corse sono state quasi tutte quante rese nazionali e avrà parecchie occasioni, soprattutto in quelle a tappe. Penso al Giro del Friuli, a quello del Veneto… Il Giro U23 no, perché si possono inserire solo uno o due classe 1998 per team. E lui è un 1997.
Commesso era un corridore con gli attributi, un corridore scaltro, ma anche tosto e veloce: riuscirai a trasmettere tutto ciò a Romano e agli altri ragazzi?
Eh, dove non arrivavo con le gambe ci mettevo dell’altro! Cercherò di trasmettergli la mia esperienza. Quest’anno poi ci sarà con noi anche Paolo Tiralongo. Ai miei ragazzi dico sempre: io quello che dovevo fare l’ho fatto. Ascoltate i diesse, una cosa che ribadisco sempre.
Magari anche Romano in questo ti può aiutare. Guardiamola da un altro punto di vista: si può responsabilizzare…
Si deve responsabilizzare. Per lui stare vicino ai ragazzi deve essere uno stimolo e deve essere un esempio soprattutto per quelli di primo anno.