Quest’anno il Giro del Friuli per juniores ha dovuto giocoforza cambiare pelle. Non più gara a tappe, cancellata a fine maggio per ragioni legate alla sicurezza ma due corse in linea, per tenere in vita la manifestazione, una a luglio e poi quella che ha mantenuto la stessa denominazione e che ha regalato l’ennesima soddisfazione dell’anno al Borgo Molino Rinascita Ormelle con Giovanni Cuccarolo.
Sul percorso da Casut a Cimolais il trevigiano ha colto l’ennesima soddisfazione di una stagione costante ad alti livelli: «Riuscire a vincere su un percorso che non era proprio adatto alle mie caratteristiche mi fa particolarmente piacere. Sapevo che se restavo davanti potevo giocarmi le mie carte e la squadra ha corso per permettermelo e farmi arrivare alla volata con le energie necessarie per emergere».
Nel corso della stagione sei stato fra i corridori più emergenti, sin dalle prime classiche di marzo…
Effettivamente sono rimasto sempre a buoni livelli, forse ho conquistato poche vittorie ma ho anche portato a casa 6 secondi posti e tanti piazzamenti davanti. Forse quello che mi ha più fatto male è stato il 3° posto al Trofeo Ristorante Colombera di fine marzo, sapevo di poter vincere già allora. Nel complesso però non posso proprio lamentarmi.
Dicevi che il percorso friulano non ti si addiceva: che corridore sei?
Un corridore veloce, forse non per le volate di gruppo ma certamente reggo bene anche sprint un minimo affollati e soprattutto gare dove ci sono piccoli strappi che possono fare la differenza. Sulle salite corte mi difendo bene, ma l’evoluzione della gara di sabato dimostra che vado migliorando in generale.
Tu hai fatto tutto il calendario italiano, ma non ti si è mai visto all’estero…
Con la squadra si era deciso a inizio stagione di seguire il calendario italiano, nel quale in molto gare abbiamo trovato i team stranieri, spesso i più forti al mondo come a San Vendemiano. Le nostre esperienze le abbiamo fatte ed altre ci aspettano da qui alla fine della stagione. Non mi sento penalizzato per non aver avuto occasioni fuori dai confini, almeno con il mio team.
Pur essendo tra i più costanti ad alti livelli, non hai avuto convocazioni in nazionale per le tappe di Nations Cup, quelle potevano essere l’occasione.
Non posso negare che sia un po’ un tasto dolente, nonostante non abbia fatto una brutta stagione non sono stato preso in considerazione. Era un obiettivo, io sono comunque soddisfatto perché ho la coscienza di aver fatto tutto quello che era necessario.
Rispetto all’inizio dell’anno in che cosa pensi di essere cambiato?
Fino alle categorie minori si correva per se stessi, qui ho imparato che cosa significa correre di squadra, avere un obiettivo comune con i compagni. E’ cambiato completamente il modo di correre e di interpretare questo sport. E’ ciò che fa la differenza tra vincere e perdere.
Ora ti aspetta il Lunigiana, con quali obiettivi?
Non sono un corridore per gare a tappe, in queste occasioni posso dare una mano alla squadra e provare a dare la caccia a qualche traguardo parziale. Mi ispiro molto al modo di correre di Wout Van Aert, che riesce a emergere su qualsiasi tipo di percorso nelle corse d’un giorno, spero fatte le debite proporzioni di seguire un po’ le sue gesta.
Il problema del budget limitato
Fin qui le parole di Cuccarolo, ma alcune sue risposte ci hanno spinto a chiedere un approfondimento al suo diesse Cristian Pavanello, che anzi ha anticipato le nostre richieste contattandoci direttamente per dire la sua: «Sul fatto del correre all’estero c’è molto da dire: intanto una squadra per juniores ha un budget limitato, in passato qualche uscita fuori i confini l’abbiamo fatta come alla Roubaix, ma quelle gare ora sono della Nations Cup e vi si partecipa solo con la nazionale. Inoltre noi abbiamo corridori sparsi fra l’attività su pista e la nazionale, con chi dovremmo andare all’estero? Spenderemmo cifre folli – si parla di almeno 7.000 euro – per non portare nulla a casa, l’esperienza i ragazzi possono farla benissimo qui».
In Italia però il calendario è troppo caratterizzato da corse d’un giorno…
Questo è un altro aspetto. Samuel Novak ad esempio ha già fatto 5 corse a tappe con la sua nazionale e sinceramente mi sembrano un po’ troppe, quando torna da noi ha bisogno di recuperare. Ma c’è un altro dato a cui non si presta molta attenzione: i dirigenti dei team sono tutti appassionati, che hanno un lavoro e non possono consumare tutte le ferie per seguire le gare. Servirebbero almeno tre persone a tempo pieno, ma come le assumi con gli introiti che abbiamo? Bisognerebbe rivedere tutta l’attività, ma partendo proprio dalle fondamenta.
Cuccarolo sembra molto abbattuto per non aver avuto una chance in nazionale…
Con Salvoldi mi sono confrontato spesso, so che all’inizio non conoscendo l’ambiente si è affidato ai corridori di secondo anno, più navigati. Sicuramente Giovanni avrebbe meritato per la stagione che ha fatto una convocazione, ma chissà che non arrivi presto: con la condizione che ha e considerando che su un percorso veloce come quello australiano che richiede anche fondo uno come lui va a nozze, potrebbe anche arrivare nell’occasione più importante. Incrociamo le dita…