Alla partenza della Granfondo del Muretto di Alassio, una delle classiche del calendario d’inizio stagione per la mtb, c’era una maglia gialla e nera, inconfondibile. La scritta Jumbo-Visma, quella che Van Aert, Roglic e Vingegaard stanno portando trionfante sotto una marea di traguardi del WorldTour. A indossarla con orgoglio, Pietro Mattio, uno dei due giovani talenti (l’altro è Dario Igor Belletta) che lo squadrone olandese ha precettato lo scorso anno inserendoli nel proprio Development Team.
La presenza di Mattio non è una sorpresa di per sé, il piemontese proviene proprio dalla mtb e fino allo scorso anno abbinava con profitto le due discipline, vestendo in entrambe la maglia della nazionale. Poi però aveva fatto una scelta, privilegiando la strada e sulle ruote grasse non si era visto più. Fino a domenica scorsa.
«Ho pensato – racconta Mattio – che per allenamento alla domenica potevo fare qualcosa di diverso. Venivo da una corsa a tappe ed ero in fase di recupero, ma con gambe molto buone. La squadra per marzo non prevede altri impegni per me, così ho pensato di inserire questa gara per avere uno stimolo agonistico».
Il team quindi non è contrario a uscite in altre discipline?
No, chiaramente ho comunicato la mia intenzione e non c’è stata alcuna contrarietà. Hanno dato libertà per qualche sortita a me come a Belletta per la sua attività su pista, ma non ci siamo solo noi. Nel team maggiore ad esempio c’è Milan Vader è che uno dei migliori biker olandesi e punta a partecipare a Parigi 2024, poi dell’attività di Van Aert nel ciclocross tutti sanno tutto…
Come ti stai trovando nel team?
Molto bene, più che una squadra è una famiglia. E’ un po’ ormai che giro con loro e mi accorgo che siamo coccolati, forse perché siamo i più giovani e vogliono introdurci poco a poco. Gestiscono davvero tutto come per il team maggiore, d’altro canto molti coach sono gli stessi che fanno la spola fra le due squadre.
Una cosa che si notava del vostro team WorldTour è la tendenza a controllare sempre la corsa. Fate così anche voi?
Direi proprio di sì, come avviene per la squadra maggiore. Ci insegnano a stare davanti il più possibile, a tenere sempre la gara sotto controllo. La nostra è una squadra costruita principalmente per le corse a tappe, quindi l’imperativo è impedire che ci siano azioni che sconvolgano i piani, che si perdano minuti stupidamente. Io infatti ho imparato a stare sempre fra i primi del gruppo, il che significa essere sempre concentrato.
Come ti sei trovato domenica ad Alassio?
Erano tre mesi che non affrontavo una gara di Mtb, l’avevo usata solo per uscire dalla routine della strada, facendo uscite di massimo un’ora. Ho visto che all’inizio soprattutto avevo perso un po’ la mano dal punto di vista tecnico. Inoltre c’è da dire che il giorno prima avevo sostenuto una seduta di allenamento abbastanza importante, quindi all’inizio ho faticato, poi gli altri non è che andassero piano, anzi…
Avversari e pubblico ti hanno detto qualcosa a proposito della maglia che indossavi?
Effettivamente mi sono accorto che molti mi guardavano, qualcuno mi ha riconosciuto, ho sentito lungo il tracciato anche gente che faceva il tifo per me. Io comunque posso dire che la corsa l’ho interpretata in maniera seria.
Pensi di farne altre?
Vedremo in base al calendario ma credo proprio di sì, nei periodi di stacco vorrei fare qualche altra prova, sono sicuro che andrei ancora meglio. In squadra sono favorevoli, se non interferisce con la preparazione e le gare su strada né con lo studio.
A proposito, tu quest’anno hai gli esami…
Infatti e la cosa influisce non poco sulla mia attività. Con la squadra si è deciso un programma abbastanza soft fino a giugno-luglio, vogliono lasciarmi tranquillo e ci tengono che mi concentri sullo studio. Nel programma ho una corsa a tappe intorno a Pasqua, poi un paio di classiche a maggio e un’altra corsa a tappe a giugno. Sicuramente nella seconda parte l’attività sarà intensificata, ma a quel punto avrò la mente più libera.
Finora hai notato cambiamenti in te stesso dopo questi primi mesi alla Jumbo-Visma?
Sì, soprattutto sul motore. Non è solo questione di età, si vede che la preparazione e soprattutto il modo di interpretare il mestiere stanno influendo su di me. I carichi di lavoro sono aumentati, sicuramente è diverso rispetto a quel che vedo per altri under 23. I miglioramenti ci sono, spero che presto portino anche risultati.
Che cosa ti aspetti ora?
Se mi chiedete qualche gara non ne posso citare nessuna, perché quest’anno penso solo a migliorare e continuare ad apprendere. Di obiettivi se ne parlerà il prossimo anno, ora è troppo presto, sono concentrato su quel che mi aspetta, so che devo imparare da ogni punto di vista, in bici e sui banchi…