Juniores: dai rapporti all’altura. Ne parliamo con Berti

20.07.2022
6 min
Salva

Sblocco dei rapporti, altura, metodi di lavori: continua il nostro viaggio nel mondo degli juniores. Stavolta andiamo a casa della Work Service Speedy Bike. Ne parliamo con il direttore sportivo, Matteo Berti.

«Se non ci mettiamo al pari del resto del mondo restiamo attardati – esordisce Berti – soprattutto in quelle gare particolarmente dure e specie in salita. Per tirare i rapporti lunghi servono gambe e muscoli allenati a farlo».

Matteo Berti al centro con i suoi ragazzi
Matteo Berti al centro con i suoi ragazzi

Alla radice

Il discorso va preso alla radice. Sbloccare i rapporti dal vincolo del 52×14 negli juniores significa impostare un cambio “culturale”. Significa cambiare approccio e mettere mano anche agli allievi, che da noi utilizzano il 52×16 come ingranaggio più lungo.

«L’UCI per quella che è la categoria allievi, che in campo internazionale è riconosciuta come under 17, già da diverso tempo indica il 50×14 (più lungo del nostro 52×16, ndr), ma in Italia non l’abbiamo applicata. E questo è utile per passare poi ai rapporti liberi. Sarebbe più complicato passare dal 52×16 al 53×11… per dire.

«Vi dico: veniamo dal Tour du Valromey, in Francia dove avevano già i rapporti liberi, e a parte una tappa ondulata in cui uno dei nostri, Lorenzo Conforti, ha fatto terzo, per il resto gli altri ragazzi hanno tutt’altro passo. In salita poi…».

Una foto che ci ha inviato Berti dal Valromey. Sul podio le giovanili di tre WordlTour
Una foto che ci ha inviato Berti dal Valromey. Sul podio le giovanili di tre WordlTour

Salita e rapporti

A Berti però facciamo un’obiezione. Proprio in salita è dove in linea di massima non si va di 52×14, ma di 39×21, per esempio. In quel caso il discorso dei rapporti liberi o bloccati viene meno. Semmai il problema e la differenza maggiore si riscontrano in pianura o in discesa.

«A livello pratico è così – ribatte Berti – ma a livello fisiologico no. Allenarsi con rapporti più lunghi ti aiuta a spingere di più. Hai delle vasocostrizioni più lunghe a fronte di pedalate più basse, quindi ti abitui a “fare forza”. E’ lo stesso concetto delle SFR. Per questo dico che è importante mettere mano anche alla categoria allievi. Bisogna partire da prima».

La categoria allievi da noi resta un bacino fondamentale. Nonostante i tesserati siano in calo, abbiamo dei numeri importanti, numeri che in Europa non hanno. Ma c’è una dispersione pazzesca e trovare talenti diventa più complicato.

«E’ così – dice Berti – ma poi se si va a vedere tutto questo gap, con chi ha lavorato bene, non lo vedo. Penso a Frigo, Germani, Garofoli o Tiberi. Antonio mi sembra stia facendo bene tra i pro’. Servono programmazione e lungimiranza e se fossimo partiti già da qualche anno con il 50×14 tra gli allievi magari le cose sarebbero diverse».

Daniel Savini ha avuto qualche difficoltà all’inizio degli juniores vista la sua stazza minuta
Daniel Savini ha avuto qualche difficoltà all’inizio degli juniores vista la sua stazza minuta

E i mingherlini?

Però è anche vero che i rapporti più lunghi penalizzano i ragazzi più esili, quelli che sono più indietro nello sviluppo, solitamente gli scalatori (argomento che abbiamo già toccato). E allora di nuovo serve trovare un buon compromesso fra carico di lavoro, crescita dell’atleta e persino una valutazione dei suoi risultati.

Perché ci sta che quel ragazzino possa non vincere neanche una corsa o fare fatica a piazzarsi, mentre tra i pro’ potrebbe trovarsi meglio per assurdo. A quel punto conta il giudizio dei tecnici e di osservatori magari anche di come si comportano in allenamento, di come vanno in salita.

«E’ responsabilità nostra – riprende Berti – lavorare bene. Chiaro che non monterò un 53×11 ad un ragazzo di 52 chili. Ci si deve arrivare gradualmente. Penso alla pista. I risultati sono arrivati grazie anche al lavoro di Villa durante la pandemia. Ma lì si sono tirati rapporti più lunghi. In pista non c’è vincolo. Serve sensibilità da parte dei tecnici. La mia esperienza: ragazzi che potevano tirarli li hanno usati, altri no. Bisogna strutturare una preparazione idonea e individuale».

«Per esempio Wang, che ha vinto il mondiale juniores a crono 2021, ha usato il 60×16. Noi non possiamo, sia per regolamento, sia perché la maggior parte dei ragazzi, avendo usato sempre il 52×14 non è pronta. Per questo insisto sui programmi individuali. Io avevo Manfredi, lui tranquillamente avrebbe girato il 59, Savini invece faceva una fatica immensa anche con il 52×14 fino al primo anno da juniores. L’anno dopo ha vinto 17 corse».

Insomma un passaggio delicato, ma ormai necessario.

In Italia, spesso, ci si salva più con il talento dei singoli che con una scuola vera e propria (foto Flanders2021)
In Italia, spesso, ci si salva più con il talento dei singoli che con una scuola vera e propria (foto Flanders2021)

Attività…

Cambiamo fronte. Con Berti parliamo anche di attività e altura, visto che si parla di crescita e sviluppo generale dei ragazzi. Anche in tal senso c’è molto da lavorare, specie sull’approccio culturale.

«In questa gara in Francia – dice Berti – ho parlato con un ragazzo danese. Lui mi diceva che aveva 30 giorni di corsa sin lì, ma li ha fatti in sei gare a tappe. Poi ci stupiamo se fra due anni un danese vince l’Avenir e fra quattro il Tour. Un altro ragazzo mi ha detto che lui fa solo corse 2.1 e 1.1. E’ chiaro che quando va ai mondiali è più abituato a certe corse e a certi ritmi.

«Noi siamo ancora la Nazione dei circuiti di paese. Io non dico che dobbiamo fare solo gare a tappe, ma almeno la metà così e la metà da un giorno. Per fare esperienze di corse a tappe, visto che da noi è rimasto solo il Lunigiana, devi andare all’estero».

La Work Service in ritiro invernale. E’ importante iniziare a lavorare come squadra
La Work Service in ritiro invernale. E’ importante iniziare a lavorare come squadra

E altura

«Gli anni scorsi – va avanti Berti – ho sfruttato l’altura più come una vacanza che per una preparazione vera e propria. Magari i ragazzi venivano da una settimana senza bici e andavamo in montagna una settimana in quota ma per riprendere piano piano. Qualche uscita in Mtb, passeggiate fino a 3.000 metri e anche un po’ di bici. Credo che per un ragazzino fare lo Stelvio ben al di sotto della soglia sia una bella esperienza.

«Dei nostri, quest’anno ci andrà Conforti in altura. Era in accordo con Salvoldi per preparare l’Europeo. In generale non la vedo in modo in negativo, ma certo bisogna saperla fare. Noi quest’anno come squadra non andiamo. Andremo un po’ nelle sedi di Padova, e ne approfitteremo per visionare la Noventa-Enego. E andremo un po’ a Massa per scoprire le strade del Lunigiana».