L’aria sarà anche cambiata, ma il vento soffia sempre da Nord al Tour de l’Avenir. Prima gli olandesi e da ieri, e oggi ancora di più, tanti norvegesi. Sul primo vero grande arrivo in quota, ai 1.501 metri du Grand Colombiere trionfa, anzi domina Tabias Johannessen.
Senza Ayuso e Umba, il secondo classificato del Giro d’Italia U23 sta mettendo in campo e in mostra tutto il suo valore. Ma lui non è sbruffone affatto, sia chiaro. Disponibile, sorridente… ma con due gambe e due polmoni che per ora sono d’acciaio
Il norvegese in azione. Bello lo scenario sulla valle del Rodano Tobias Johannessen appena dopo l’arrivo, mangia e risponde ai messaggi sullo smartphone. Una tranquillità da veterano E poco dopo gli portano la maglia gialla…
Ancora uno Johannessen
Il vichingo ieri aveva fatto secondo in volata dietro al gemello Anders, oggi eccolo vincere in solitaria nel più classico dei “tappa e maglia”. Giusto il tempo di asciugarsi il sudore e raggiungere la tensostruttura dove c’è il controllo antidoping, che Tobias inizia a mangiare il riso (condito con pomodoro e parmigiano). Un piattone gigante, mentre risponde già ai messaggi che gli stanno arrivando.
Un signore dell’organizzatore gli porta la maglia gialla. Con le normative anticovid deve indossarla da solo e non sul podio.
«Sono super contento – afferma Johannessen con un sorriso grosso così – Ieri mio fratello e oggi io. Io che aiuto lui e lui che aiuta me, come del resto ha fatto tutta la squadra. Una grande squadra. Come è andata? Ha attaccato Rodriguez e io l’ho seguito, poi poco prima che finisse il tratto duro ho aperto il gas a tutta e sono andato via. Non ho guardato neanche il potenziometro. Tutto a sensazione, pensavo solo al traguardo».
Da come parlava sembrava che il norvegese conoscesse la salita. Invece lui ci ha risposto che non l’aveva mai fatta, ma che l’aveva studiata e ristudiata sull’altimetria. E credeteci non era facile da interpretare. Era molto dura nei primi 8-9 chilometri, c’erano poi un tratto intermedio ondulato, un falsopiano e due strappate che portavano al traguardo dopo 15,3 chilometri di scalata. Segno che il ragazzo sa il fatto suo.
Zana secondo. Nel finale ha staccato il drappello con cui viaggiava all’inseguimento del norvegese Verre stremato. Il corridore della Colpack ha fatto quasi fatica scendere di bici La scalata finale era molto lunga. Durissima nei primi 9 chilometri, più irregolare negli ultimi 6
Zana secondo. Nel finale ha staccato il drappello con cui viaggiava all’inseguimento del norvegese Verre stremato. Il corridore della Colpack ha fatto quasi fatica scendere di bici La scalata finale era molto lunga. Durissima nei primi 9 chilometri, più irregolare negli ultimi 6
Ma Zana c’è…
Adesso è lecito pensare che Tobias potrà difendere questa maglia fino alla fine. Ha una squadra molto forte. E dire che hanno perso anche un elemento, Soren Waerenskjold, vincitore del prologo. Eh già, dopo questa dimostrazione di potenza chi potrà togliergliela? Beh, tra i più accreditati ci sono i nostri azzurri. A cominciare da Filippo Zana, oggi secondo, anche se a più di un minuto.
«Mamma mia – commenta ancora con i battiti a mille dopo l’arrivo il corridore della Bardiani Csf Faizanè – come è andato forte. Chapeau. Ne aveva di più. Io ci ho provato, ma era nettamente superiore, a quel punto mi sono messo di passo e sono andato su».
Zana sembra un po’ giù di morale. O forse è solo stremato. Ma l’Avenir non è finito. Anzi, è “iniziato” oggi. Ci sono due tappe molto dure, specie l’ultima, e certi sforzi si potrebbero pagare cari. E così gli facciamo notare che chi ha l’attivo due Giri d’Italia nelle gambe è lui. «Ma sì, sì – ribatte Filippo – non molliamo. Continueremo a lottare».
Gli azzurri oggi ci hanno provato. Sono stati tra i pochi a mettere in difficoltà i norvegesi. Baroncini è scattato nelle prime fasi iniziali in pianura e ha consentito agli altri di risparmiarsi un po’. Lungo la scalata ha poi dato una mano a Verre.
A proposito il corridore lucano appena ci ha visto ha commentato: «Il Tour non è il Giro. Vanno fortissimo».
Carlos Rodriguez attacca, ma Tobias lo rintuzza. Nel drappello anche Gloag, terzo all’arrivo Rodriguez pensieroso a fine tappa…
Carlos Rodriguez attacca, ma Tobias lo rintuzza. Nel drappello anche Gloag, terzo all’arrivo Rodriguez pensieroso a fine tappa…
Rodriguez deluso
E che il livello sia alto ce lo conferma anche la faccia dello spagnolo Rodriguez. Lui, che corre nella Ineos-Grenadiers su queste strade qualche mese fa stava tirando per il capitano Richie Porte al Delfinato. Oggi ha attaccato ma è stato respinto. Il suo volto è a dir poco scuro.
«Forse pensava di venire a prendere le caramelle – dice Amadori – ma qui le caramelle sono alto. Sia che corri tra gli U23 che nel WorldTour. Oggi comunque non era facile: tappa breve (98 chilometri, ndr) con la sola scalata finale. Tutto molto esplosivo».
Quest’ultima frase ci deve lasciare tanta speranza. Un percorso del genere strizza l’occhio ai più giovani, con più forza e meno fondo. E se Zana che è più “esperto” arriva secondo in una frazione così…