Faure Prost, accanto a Busatto cresce un altro talento

12.05.2023
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Le vittorie ottenute, anche in Italia, hanno portato la premiata coppia GregoireMartinez a ottenere molta fama e grandi attese al loro esordio fra i pro’, ma sono solo la punta dell’iceberg di un movimento, quello francese, che sta trovando sempre nuove leve e crescendo di livello. Fra i più giovani ce n’è uno, Alexy Faure Prost, del quale si parla molto Oltralpe. A guardare il suo curriculum non sembrano esserci grandi successi, eppure il suo modo di correre ha rubato gli occhi agli osservatori, tanto che la Intermarché lo ha messo subito sotto contratto facendolo passare U23 nel suo team Devo.

Faure Prost, 19 anni appena compiuti, sta seguendo un percorso di crescita senza fretta, spesso in gara insieme a Francesco Busatto, tra i più in vista dopo il trionfo di Liegi. Il transalpino sente soprattutto che intorno a lui tutto sta cambiando. Sono sempre più lontani i tempi dei suoi inizi.

«Avevo 9-10 anni – ricorda il giovanissimo francese – ho cominciato seguendo le orme di mio fratello, ma era più un gioco. Man mano ci ho preso gusto, vedevo che me la cavavo bene e ho continuato con sempre maggior impegno finché non è diventata una parte importantissima della mia vita».

Nel gruppo della Circus-Reuz, Faure Prost ha trovato il clima ideale per crescere (foto DirectVelo)
Nel gruppo della Circus-Reuz, Faure Prost ha trovato il clima ideale per crescere (foto DirectVelo)
Avevi offerte dalla Groupama FDJ e dall’Intermarché. Che cosa ti ha fatto scegliere quest’ultima?

Penso che ci siano molte cose che abbiano influito, ma se devo sceglierne una, è il lato umano che c’è nella squadra. Puoi davvero parlare con tutti i membri del team senza problemi, ti senti parte di qualcosa. Era davvero il lato familiare della squadra, che mi piaceva. Poi il team aveva un grande progetto sulle gare più dure nelle Ardenne.

Il salto di categoria ti ha portato a cambiare il tuo modo di correre?

Sì, prima attaccavo sempre durante la gara. Ora ci sono più chilometri, quindi ovviamente non è possibile attaccare sin dall’inizio, bisogna imparare a gestirsi e questo ha davvero cambiato il modo in cui corro, affidandomi molto al team. Correre con una squadra intorno a te, per uno o due compagni con ciascuno un ruolo è il cambiamento più grande.

A La Get Up Cup in Francia la seconda vittoria stagionale, battendo per 4″ Busatto
A La Get Up Cup in Francia la seconda vittoria stagionale, battendo per 4″ Busatto
Nel tuo team c’è sempre un capitano già stabilito o si decide in base a come si evolve la corsa?

Abbiamo sempre un capitano in squadra, non importa quale sia la gara, prima del via le gerarchie sono stabilite, ma naturalmente, se lui sta meno bene o non è in giornata, c’è qualcun altro. E’ un sistema che mi piace anche perché comunque non preclude le possibilità di emergere, è l’evoluzione della corsa che influisce in maniera decisiva.

A Francoforte hai corso contro molte squadre WorldTour. Come ti sei trovato?

A dir la verità, non ho visto così tante differenze, c’erano molti ragazzi dei team Devo. Era una corsa per velocisti, anche se qualche asperità c’era, ma era più per i velocisti. Ho fatto il lavoro per il lancio dello sprint. Poi a 2 chilometri dal traguardo mi sono sfilato, il mio compito era finito.

Con i suoi 67 chili distribuiti su 1,84 metri di altezza, Faure Prost privilegia le salite
Con i suoi 67 chili distribuiti su 1,84 metri di altezza, Faure Prost privilegia le salite
Lo scorso anno dicevi di voler passare subito in un WorldTeam, alla luce delle prime esperienze sei sempre convinto della scelta fatta di rimanere fra gli U23?

Penso che sia stata quella giusta. C’è davvero un enorme passo tra juniores e U23, figurarsi entrare subito nelle gare professionistiche, non capirei nulla. Questa è la soluzione giusta, bisogna imparare con il tempo e ingranare piano piano, presto sarò pronto per un altro salto.

Che tipo di corridore sei?

Penso di essere un corridore che si completa sempre di più. L’anno scorso ero più uno scalatore, quindi aspetterò di vedere come vado nelle gare in montagna, ma penso che le mie caratteristiche principali non siano svanite. E’ chiaro però che rientra nel discorso di prima, tutto va comparato al livello generale, c’è molto da migliorare.

Per Faure Prost l’obiettivo è crescere con calma, restando per ora fra gli Under 23
Per Faure Prost l’obiettivo è crescere con calma, restando per ora fra gli Under 23
Preferisci le corse a tappe o le classiche d’un giorno?

Mi piacciono entrambe e non saprei davvero che cosa scegliere. Forse la mia dimensione attuale mi porta a preferire le prove brevi a tappe, ma anche nelle corse in linea mi trovo bene. Vorrei continuare a crescere in entrambe le direzioni, perché penso che un corridore nel ciclismo di oggi non debba avere preferenze. Mi piacerebbe partecipare al Giro d’Italia U23 e al Giro della Val d’Aosta. Sono gare difficili, che si addicono alle mie qualità, serviranno per scoprirmi un po’ di più.

Dopo Gregoire e Martinez si parla di te come della nuova grande speranza del ciclismo francese. Che effetto ti fa?

Non cambia troppo, anche se effettivamente un po’ di pressione si sente. Cerco di rimanere concentrato sulle gare per ottenere il miglior risultato possibile. Ma guardo anche quel che avviene intorno a me, ci sono molti giovani che stanno emergendo, è un momento molto positivo. Io spero di far sempre meglio, per trasformare le speranze in realtà.

Da junior Faure Prost si è messo in luce vincendo l’ultima tappa alla Ain Bugey Valromey Tour (foto DirectVelo)
Da junior Faure Prost si è messo in luce vincendo l’ultima tappa alla Ain Bugey Valromey Tour (foto DirectVelo)
In Francia manca un vincitore del Tour da quasi 50 anni. Per voi giovani le aspettative della gente in questo senso sono un peso?

L’attesa c’è, ma non ci pensiamo. Aspettare il fuoriclasse assoluto, il fenomeno non serve e non si può far molto per avere il nuovo Pogacar in Francia. Noi, e credo di parlare anche per gli altri ragazzi, non ci pensiamo troppo. Io almeno devo aspettare ancora tantissimo prima di poter pensare al Tour. Ma credo che questo valga un po’ per tutti i ragazzi della mia generazione, bisogna progredire per gradi e forse un giorno si inizierà a prendere in considerazione anche la possibilità di emergere al Tour.

C’è un corridore a cui ti ispiri e perché?

A me piace molto Thibaut Pinot, ammiro il fatto che sia ancora lì a lottare, a cercare di emergere dopo anni bui, dopo tante delusioni e dopo quanto si è parlato di lui. Non molla, è un esempio di abnegazione e per me questo è un riferimento.