Coati, un po’ cronoman e un po’ velocista

31.03.2021
4 min
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Avere la crono nel Dna non è un qualcosa che appartiene ai giovani italiani. Sono davvero pochi coloro che ci lavorano. Tra questi c’è Luca Coati, talento della Qhubeka Continental. Un profilo alquanto particolare quello del veronese che vive a pochi passi da Zardini e Formolo. Lui oltre a cavarsela contro il tempo è anche un buon velocista.

E’ seguito a stretto giro da Daniele Nieri, uno dei diesse più apprezzati da ragazzi.

Coati (sulla destra nascosto da Mareczko) è stato quarto nella 1ª tappa della Coppi e Bartali
Coati (sulla destra nascosto da Mareczko) è stato quarto nella 1ª tappa della Coppi e Bartali
Luca, che inizio di stagione è stato?

Un buon inizio di stagione. Ho fatto una buona preparazione. Ho cambiato squadra e modo di gestirmi. E i risultati si sono subito visti, sono partito abbastanza forte.

Perché cosa è cambiato?

Vengo dalla Casillo-Petroli Firenze di Matteo Provini e lui aveva un metodo di allenare diverso, parecchio diverso rispetto a quello attuale. Adesso faccio più forza, prima più velocità. I chilometri invece sono gli stessi più o meno. Sono lavori che mi rendono tranquillo, mi fanno stare bene. Magari non si spinge forte come succedeva prima. Avevo proprio bisogno di cambiare aria. Mi si è presentata questa occasione e non ci ho pensato due volte. La Qhubeka ha molti sbocchi ed è una delle migliori squadre continental in Italia. E adesso posso dirlo: è stata la scelta giusta.

Che corridore senti di essere? A noi risulti essere una ruota veloce…

Sì, sono abbastanza veloce. Ma mi difendo bene anche a crono e infatti ho colto la mia vittoria da U23 l’anno scorso nella crono di Ponsacco. 

Hai preso il via alla Coppi e Bartali, ma anche te sei rimasto coinvolto nella “strage di Riccione”, in quella tappa vi siete ritirati in tanti, come mai? Cosa ti è successo?

Ho avuto mal di stomaco. Un dolore fortissimo e non riuscivo a spingere, anche ad andature normali. Ogni volta che c’era una variazione di ritmo, ogni strappo… mi riveniva su tutto. E’ stata una giornata no. Così in accordo con il team sono tornato a casa. Ho fatto tre giorni di riposo. E poi ho iniziato a lavorare in vista delle gare di aprile, tra cui il Gp Liberazione e una gara a cronometro. Poi penseremo al Giro U23.

Coati (21 anni) ha corso con la Casillo fino allo scorso anno, ora è con la Qhubeka continental
Coati (21 anni) ha corso con la Casillo fino allo scorso anno, ora è con la Qhubeka continental
Crono: già due volte è emerso questo termine. Come nasce il tuo interesse per questa specialità?

Nasce da juniores, quando ero all’Ausonia. Dai test e dagli allenamenti mi dicevano che ero portato per questo esercizio. E lavorandoci su… Il problema è che non ho mai avuto il materiale per lavorare bene. Non tutte le squadre hanno la possibilità di fornire le bici per tutto l’anno. Mentre nelle ultime due stagioni ho avuto la bici “fissa” appositamente per me ed ho potuto fare di più. Quest’anno ce l’avevo già a dicembre e mi sto preparando al meglio. Uno dei miei obiettivi di stagione è andare bene a crono. Anche all’italiano che, se non sbaglio, c’è il 26 giugno.

Cosa ti passa per la testa quando sei sulla bici da crono?

Beh, sono uscite corte, nelle quali solitamente faccio dei lavori. E’ difficile pensare. Però… mi immagino la corsa e mi mentalizzo sulla gara. Le crono sono prove corte e bisogna essere subito concentrati. Servono degli automatismi essenziali che devono essere messi in moto sin da subito.

La prima vittoria da G4 di Coati. Lo sprinter vincente lo ha sempre avuto
La prima vittoria da G4 di Coati. Lo sprinter vincente lo ha sempre avuto
Torniamo alla strada. Prima tappa della Coppi e Bartali: primo Mareczko, secondo Cavendish, quarto Coati. Nomi importanti…

Eh, “Kuba” lo conoscevo già, Cavendish è sempre stato il mio idolo. E’ stato un riferimento e non avrei pensato a tanto. C’è da dire però che è stata una gara anomala, molto corta e nella quale tutti avevano ancora il pieno di energie. C’è stato anche molto nervosismo e infatti c’è stata una caduta nel finale e fortunatamente ero dalla parte opposta. La volata c’è stata quasi più per prendere la posizione. Sono uscito bene dall’ultima curva ed è andata bene.

Hai paura in volata?

Paura no, ma in futuro mi servirà un po’ più di cattiveria.

A casa quando hanno visto l’ordine d’arrivo cosa ti hanno detto?

Probabilmente avevano messo il transponder sbagliato e all’inizio anziché il mio, risultava il nome di Sunderland e anch’io non capivo bene. Poi quando tutto si è sistemato e l’ho detto a casa erano felici, soprattutto mio zio Nicola Chesini, ex pro’. E’ lui che mi ha messo in bici da G4. Zio mi ha scritto subito.