La notizia l’aveva data Tommaso Lupi: sta per nascere la nazionale femminile di Bmx e in squadra ci sarà Gaia Tormena, la “vincitutto” dell’Mtb Eliminator, la specialista della velocità su pista, la ragazza che si divide fra Mtb e strada. Una ciclista dalle mille vite a dispetto della giovanissima età, ma che sta ancora cercando la sua via e chissà che questa non passi per la bici che solitamente si usa agli inizi, ma che lei non conosceva ancora, prima che Lupi gliene parlasse.
«L’idea è nata parlando con lei al Giro d’Onore – ricorda Lupi – e la ragazza l’ha subito accettata con entusiasmo. La sua presenza ha due motivi fondanti: il suo livello tecnico di prim’ordine e la carenza assoluta di praticanti. Avevamo bisogno di un cardine per fondare un nuovo gruppo e lei potrebbe fare al caso nostro».
Una bici mai vista prima
C’è solo un piccolo problema: Gaia prima del raduno di febbraio non era mai salita su una Bmx.
«E’ una bici difficile da gestire – è consapevole Lupi – servono ore di pratica per “addomesticarla”, ha una rigidità che non perdona nulla, ma lei lo sa e anzi questo la incuriosisce e motiva ancor di più. E’ chiaro che è un esperimento, non possiamo fare pronostici su come e quando potrà gareggiare, su dove potrà arrivare. Sarà un continuo work in progress, ma noi dobbiamo guardare a un progetto più ampio. Costruire un gruppo solido con il quale puntare alle Olimpiadi, presumibilmente quelle di Los Angeles 2028. Gaia potrebbe essere il riferimento, ma vorrei coinvolgere anche Camilla Zampese, grande talento da giovanissima, che non avendo avversarie era costretta a gareggiare con i maschi fino a perdere motivazione e ritirarsi anzitempo. E’ rimasta ad allenare, sarà utile al progetto».
Già, le Olimpiadi. Per certi versi sono il tormento di Gaia. Considerando la sua giovane età, stiamo parlando di una delle atlete più vincenti dello sport italiano, il problema è che l’eliminator non è disciplina olimpica e non lo sarà (almeno a breve) quindi per coronare il suo sogno bisogna intraprendere un’altra strada e da questo nasce l’idea di provare ogni disciplina.
«Dalle mie parti c’è una pista da Bmx – racconta la campionessa mondiale – ma io l’ho sempre affrontata con la Mtb da cross country. Era divertente, ma so che la Bmx è un’altra cosa».
Solitamente è una bici con la quale si acquisisce confidenza da bambini…
Infatti inizio molto tardi, ma a me piacciono le sfide impossibili, mi butto abbastanza. Dicono che bisogna vincere la paura nell’affrontare quelle piste, ma a me non spaventano. Dovrò prendere la mano con le fasi di volo. Servirà pratica, tanta pratica…
Hai mai visto le gare di Bmx?
In Tv, non dal vivo. Sono spettacolari, ma rispondono abbastanza alle mie caratteristiche, devi essere esplosivo, capace di rilanciare e guidare di continuo. Con l’eliminator i punti in comune non sono poi tantissimi, le gare di Bmx durano molto meno.
Quanto tempo ti sei riproposta di impiegare per prendere confidenza?
Difficile a dirsi, credo che un paio d’anni di pratica, crescendo passo passo, siano necessari, ma questo potrò saperlo solo provando.
E’ una strada nuova verso il tuo sogno olimpico…
Di Olimpiadi mi parlano almeno una volta a settimana… Sicuramente è un sogno, ma non è per questo che non ho ancora trovato la mia strada. Il fatto è che ottengo risultati in tante discipline e questo mi impedisce di scegliere. E’ come se fossi alla stazione, dove ci sono tanti treni in partenza e non so quale prendere…. Devo capire qual è quello giusto per il mio futuro. Quel che è certo è che io voglio correre in bici perché so di farlo bene.
C’è anche la pista…
Sì e non l’abbandono, sia perché mi piace moltissimo, sia perché in questo momento è una strada primaria per coronare il mio sogno olimpico. Ma se devo guardare più lontano, se voglio che il ciclismo sia un mestiere è chiaro che devo pensare alla strada.
Riesci a inserirla nella tua agenda così fitta d’impegni?
Sì, anzi penso che nel 2022 la praticherò di più. A lungo termine solo la strada può garantire un lavoro. Per continuare il mio percorso ho inserito qualche prova italiana, per capire come me la cavo. Su strada ho già corso fino alla categoria allieve 1° anno, dovrò rispolverare le mie reminiscenze su come si sta in gruppo. Penso che inizialmente affronterò qualche gara amatoriale per riprendere confidenza, a fine stagione mi butterò nelle competizioni vere e proprie.
Senza dimenticare la “tua” specialità, l’eliminator…
Non potrei mai, è quella che mi ha dato le maggiori soddisfazioni, mi ha fatto conoscere e permesso di girare il mondo. Devo difendere i miei titoli. La riconquista del titolo mondiale è stata una soddisfazione immensa, volevo riprendermi la maglia perché ha un sapore particolare indossarla, sai quanto è bella e quello che rappresenta. Quando ce l’ho indosso sento di contare qualcosa, di dare lustro al mio Paese.
Gaia cerca la sua strada, quella giusta che possa portarla verso i cinque cerchi olimpici. Servirà tempo e pazienza, anche se tutti già sognano di vederla protagonista a Parigi 2024. Il tempo però è tiranno e Lupi getta acqua sul fuoco.
«Alle Olimpiadi si corre nel Supercross, a un livello ancora più alto, con salti di 12 metri… Serve molto tempo per fare pratica e le qualificazioni olimpiche non aspettano. Le capacità tecniche di Gaia non si discutono, ma non dimentichiamo mai che si tratta di un esperimento. Diamole tempo…».