Salvoldi lancia la volata su Parigi 2024: tre anni a tutta

12.08.2021
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Una medaglia su strada e tanto rammarico in pista, con un occhio su Parigi 2024. Così si può sintetizzare in poche parole l’Olimpiade di Tokyo per le ragazze azzurre che ancora una volta hanno fatto affidamento sulla donna dei grandi appuntamenti, Elisa Longo Borghini, che proprio come a Rio 2016 si è messa al collo il bronzo nella prova in linea conclusasi all’autodromo del Monte Fuji, arricchendo la già vasta collezione di perle raccolte nelle tre grandi rassegne internazionali (Olimpiadi, mondiali ed europei). 

Al velodromo di Izu, invece, la fortuna non ha girato dalla parte delle nostre portacolori e, dopo un convincente sesto posto nell’inseguimento a squadre, due cadute di cui è stata vittima Elisa Balsamo hanno compromesso i sogni di gloria sia nella madison (con Letizia Paternoster) sia nell’omnium.

Secondo Salvoldi, in vista di Parigi 2024 ci sarà da ragionare sul lancio del quartetto: qui tocca a Rachele Barbieri
Secondo Salvoldi, in vista di Parigi 2024 ci sarà da ragionare sul lancio del quartetto: qui tocca a Rachele Barbieri

Punti deboli e soluzioni

Il ct Dino Salvoldi guarda già avanti, ripartendo dal quartetto che aveva aperto le danze: «Nell’inseguimento a squadre, da un punto di visto cronometrico e dal gap con le avversarie di alto livello, l’analisi finale è positiva. Sappiamo benissimo quali sono i nostri punti deboli e ci lavoreremo. Sicuramente, dobbiamo migliorare il ruolo e l’attitudine dell’atleta che fa la partenza, ma soprattutto la seconda tirata di chi fa la partenza, perché quel momento lì è cruciale». Ai Giochi, il compito di lanciare il quartetto è toccato in due occasioni a Rachele Barbieri e in una a Martina Alzini.

Non solo pista

«Questo gruppo è giovanissimo, nato dopo l’Olimpiade di Rio 2016, dove ci eravamo presentati con un quartetto completamente diverso. Le conosco tutte da quando hanno 15-16 anni e qualcuna di loro avrebbe attitudini più mirate verso la pista, come Barbieri e Fidanza. Però è un discorso più ampio e non è nella nostra cultura quello di copiare altre situazioni. Le risorse per potersi concentrare solo sulla pista ci sarebbero, ma non fa parte della nostra tradizione», precisa il ct del settore femminile azzurro.

Due cadute hanno condizionato e falsato le Olimpiadi di Elisa Balsamo
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Verso Parigi 2024

Chissà che qualcosa non cambi dopo l’Olimpiade di Tokyo, con tante ragazze che comincino a guardare la pista non come piano B, ma come alternativa di prima classe alla strada.

«In ambito femminile, si è visto che strada e pista possono convivere senza problemi in modo indifferenziato – prosegue Salvoldi – poi però, ad altissimo livello, in alcuni momenti e in occasione di un certo tipo di eventi, ci vuole una specializzazione e un lavoro più mirato per la pista, trovando un compromesso con l’attività su strada».

L’avvicinamento per Parigi 2024 è già partito: «Il nostro settore funziona e ha dato risultati in continuità. Ci sono grandi prospettive, anche se abbiamo nell’immediato il problema di Montichiari che ci obbligherà a riadattare i programmi nell’inverno e a fare dei mini raduni in Svizzera, preferibilmente a Grenchen, in alternativa a Aigle».

Piste e velocisti

La speranza per il futuro è che in Italia, visti i risultati della pista, non ci sia più soltanto un velodromo su cui fare affidamento. C’è ancora tanto da fare, a riguardo, come conferma il presidente della Federciclismo italiana, Cordiano Dagnoni.

Salvoldi con Amadio e Villa: i settori pista endurance lavorano bene, i tecnici saranno confermati?
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«Dobbiamo lavorare sulle strutture – dice – potenziare le piste, soprattutto quelle coperte perché abbiamo solo Montichiari che è part-time. Di velodromi ne abbiamo tanti, come San Francesco al Campo o San Giovanni al Natisone dove abbiamo fatto di recenti i campionati italiani. Poi, in Lombardia, ci sono Dalmine che funziona benissimo o Busto Garolfo, in aggiunta, sono iniziati i lavori di ristrutturazione di quello di Crema. In giro per l’Italia ce ne sono diversi, anche al Sud e si parla, ad esempio, di mettere a posto quello di Monteroni di Lecce. Però, servono anche le piste coperte per l’attività invernale. Poi bisognerà creare da capo il movimento per le discipline veloci della pista, in cui a Tokyo non c’era nessuno».

In tre anni

Mancano soltanto tre anni alla prossima avventura olimpica di Parigi 2024 e l’Italia della pista vuol farsi trovar pronta, per raccogliere un bottino ancor più ricco in termini di medaglie, con le donne pronte a dare il loro contribuito ai colleghi maschi, mattatori a Tokyo con l’oro storico dell’inseguimento a squadre (61 anni dopo Roma 1960) e la zampata di bronzo del portabandiera Elia Viviani nell’omnium.