Taglia il traguardo stremata Soraja Paladin. La portacolori della Liv Racing si accascia alle transenne. Cerca aria per i suoi polmoni. Il massaggiatore le passa una bottiglietta d’acqua. Piano piano si riprende e le smorfie della fatica lasciano spazio alla quiete post gara. Il suo Trofeo Alfredo Binda si conclude con un buon quinto posto.
A Soraja chiediamo soprattutto com’era “la vita” nel drappello che inseguiva la scatenata Elisa Longo Borghini con sua maestà Marianne Vos. Qualche scatto, trenate apparentemente non troppo decise e la Longo che guadagnava. Per carità non vogliamo togliere meriti a chi ha avuto gambe e coraggio, sia chiaro!
Sempre a tutta?
«E’ stata una gara tirata fin dall’inizio – racconta la trevigiana – Come squadra penso siamo state perfette. Avevamo sempre qualcuno in fuga. Poi a due giri dalla fine si è fatta la selezione e sono riuscita a rimanere davanti. Abbiamo provato a ricucire su Elisa, però devo dire che lei aveva una gran gamba. Ha vinto la più forte oggi».
Vero, la campionessa italiana continuava a guadagnare però dalla tv e anche da bordo si aveva la sensazione che non sempre la Paladin e le altre inseguitrici fossero proprio a tutta. E in qualche modo lei lo ammette.
«Sapete – dice la Paladin – quando si è in tante dietro a tirare, c’è sempre qualcuna che cerca di salvare un po’ la gamba, ci si guarda. Noi abbiamo fatto il possibile, però oggi non c’era niente da fare, se l’è proprio guadagnata questa vittoria Elisa. E sono contenta per lei».
Troppo tatticismo
La tattica sta tornando centrale in questo ciclismo. Anche ieri Stuyven ha vinto cogliendo l’attimo e sfruttando gli “incastri” degli altri corridori. Chi non tirava perché era meno veloce, chi era sprinter e aspettava che chiudesse quell’altro, chi faceva il furbo… In certi frangenti conta anche quel che viene detto alla radio.
«Mi incitavano – racconta la Paladin – mi davano la carica e mi dicevano di tenere duro e che alla fine sì soffrivo io, ma anche le altre. Forse potevo fare un po’ di più in volata, ma alla fine avevo i crampi. Anche nel nostro gruppetto tutte aspettavamo un po’ Marianne (Vos, ndr). Lei aveva una gran gamba ed essendo quella un po’ più veloce era anche quella più controllata.
«Si poteva fare qualcosa di più? Non credo. Io ero abbastanza “a tutta” cercavo di non andare troppo fuori giri perché avevo paura di staccarmi in salita però. Dietro non si parlava, nel drappello regnava silenzio, eravamo tutte molto impegnate».
Bentornata Paladin
A quanto pare non c’era davvero modo di fare di più. La Longo Borghini è andata più forte. Punto. E di questo avviso è anche il tecnico delle azzurre, Dino Salvoldi.
«Per me non avevano le gambe. Se le avessero avute avrebbero chiuso prima», ha sentenziato il cittì. Il quale ha espresso un parere positivo proprio sulla Paladin. «Finalmente dopo un anno non buonissimo è tornata a farsi vedere».
«Io sono contenta – conclude la Paladin – speriamo bene per le prossime gare a partire dalla Gand e dal Giro delle Fiandre. Mi dispiace per il podio, però sono soddisfatta perché la forma sta crescendo. Adesso bisogna solo continuare su questa strada».