L’effetto sorpresa ha funzionato alla grande. Così, quando ha sollevato lo sguardo sul megaschermo del Palazzo dei Congressi di Parigi, Marta Cavalli si è riconosciuta sull’Alpe d’Huez assieme a Evita Muzic. E a quel punto è stato chiaro che nel grande pentolone del Tour de France Femmes bollisse qualcosa di importante. La strada che da Bourg d’Oisans porta diritto nella storia sarà il teatro dell’ultima tappa. Si concluderà tutto lassù e chissà se a partire dal prossimo anno sui vari tornanti della celebre salita cominceranno a spuntare i nomi delle donne che avranno saputo conquistarla.
Marta in questi giorni è a casa, come già lo scorso anno ha scelto vacanze mordi e fuggi facendo base fra le mura domestiche.
«Ho deciso di non andare via – sorride – perché alla fine, tra una cosa e l’altra, preparo una valigia e ne sto ancora smontando un’altra. Così mi sono detta: rimaniamo qui, mi godo le vacanze a casa. Un paio di weekend in giro e a me alla fine piace anche così».
Come è venuta fuori la scalata dell’Alpe d’Huez? Da quanto sapevi che saresti andata a farla?
Non lo abbiamo saputo con troppo preavviso. Sono andata a fare la ricognizione il 13 ottobre e l’ho scoperto il 10. Mi hanno detto: «Guarda, invece di partire il 14 ottobre per la Crono delle Nazioni, parti il 12. Ti fermi, fai la ricognizione e poi raggiungi il team per l’ultima gara». Ce l’hanno svelato all’ultimo e anche da organizzare non è stato proprio semplicissimo. Il Frejus è ancora chiuso per i treni, così ho dovuto fare un viaggio della speranza. Però è stato bello, perché abbiamo avuto l’occasione di fare una ricognizione in più. E poi perché comunque i ragazzi di Aso ci sanno fare veramente, anche se ci hanno vietato di fare foto (le immagini dell’articolo sono state ricavate dal video social di ASO, ndr).
Sapevi che sarebbe stata l’ultima tappa del Tour?
No, non sapevamo che sarebbe stata l’ultima tappa. Sapevamo solo che al Tour de France ci sarebbe stata l’Alpe d’Huez, ma non ci avevano detto se sarebbe stata un arrivo o un passaggio e tantomeno a che punto della corsa l’avremmo trovata.
Era la prima volta che provavi l’Alpe?
Una prima assoluta. Non ho mai fatto grandi montagne, me ne mancano tante all’appello. Mi manca il Mortirolo, mi manca lo Zoncolan. Alla fine corriamo, facciamo ritiri e non è mai facile avere il tempo per andarle a vedere. Anche lo Stelvio non l’ho mai fatto, pur essendo anni e anni che vado a Livigno. Un obiettivo del futuro potrebbe essere quello di aggiungere alla lista più salite che posso.
Altrimenti quando dici che sei uno scalatore non ci crede nessuno…
Me ne mancano veramente tante (sorride, ndr). L’Alpe d’Huez l’avevo fatta qualche volta su Zwift durante il lockdown, quando l’hanno aggiunta sulla piattaforma. Solo che non è minimamente paragonabile. Quello che mi ha impressionato è l’inizio.
Subito cattiva?
Vedi il cartello e ti trovi 2 chilometri proprio duri, impegnativi, che non danno respiro. Mi immagino proprio che in gara, quando solitamente l’inizio delle salite si fa sempre molto forte, quel pezzo lì possa essere se non decisivo, di certo determinante nel mettere tanta fatica nelle gambe.
L’hai scalata avendo ancora una buona condizione?
L’abbiamo fatta tranquillamente, perché partendo con le riprese non abbiamo spinto più di tanto, però comunque la condizione era buona. Un’idea me la sono fatta, diverso sarà capire come andrà in corsa e se ai piedi dell’Alpe arriveremo numerose oppure no. Se la corsa verrà molto dura, in quel punto probabilmente ci sarà già un piccolo gruppo, altrimenti nei primi 2 chilometri avere la squadra accanto sarà decisivo. E’ una salita che si fa rispettare, ma non credo che serviranno scelte tecniche particolari. Al massimo si può mettere un 36×34 giusto per sicurezza, però non è una salita estrema. Si arriva a punte del 15 per cento, ma con un 36×34 si va su pendenze fino al 18 per cento, quindi basterà.
Pensi che il Tour resterà aperto fin lì e ci si giocherà tutto quel giorno?
Non sono sicurissima. Anche la penultima tappa, con l’arrivo a Le Grand Bornand, è abbastanza impegnativa. Però c’è da dire che quest’anno il Tour si è impegnato veramente molto per fare un percorso molto duro. L’ultima tappa sono 3.900 metri di dislivello, non sono pochi. Considerati i 150 chilometri, saranno più di 5 ore.
Hai qualche ricordo di corridori sull’Alpe d’Huez?
In realtà ho ricordi recenti, ad esempio quando l’anno scorso ha vinto Pidcock. Altri non ne ho, perché quando ero piccola facevo fatica a localizzare le salite. In generale, ho sempre guardato il ciclismo, ma per guardarlo e non con la prospettiva di riconoscere le varie salite.
Sette tappe, quasi 1.000 km
Il Tour de France Femmes by Zwift 2024 partirà dall’Olanda. Il secondo giorno proporrà due frazioni: una in linea e una crono. Poi la corsa sfiderà le cotes della Liegi, quindi arriverà in Francia, con le ultime due tappe sulle Alpi. Un percorso impegnativo, con il finale di immensa suggestione sull’Alpe d’Huez.
Tappa | Data | Località | Chilometri |
1ª tappa | 12/8 | Rotterdam-La Haye | 124 |
2ª tappa | 13/8 | Dordrecht-Rotterdam | 67 |
3ª tappa | 13/8 | Rotterdam-Rotterdam, cronometro individuale | 6,3 |
4ª tappa | 14/8 | Valkenburg-Liegi | 122 |
5ª tappa | 15/8 | Bastogne-Amneville | 150 |
6ª tappa | 16/8 | Remiremont-Morteau | 160 |
7ª tappa | 17/8 | Champagnole-Le Grand Bornand | 167 |
8ª tappa | 18/8 | Le Grand Bornand-L’Alpe d’Huez | 150 |
tot. 946,3 |
Come prosegue il tuo inverno? Quando si riparte?
Ho ancora una settimana piuttosto tranquilla, in cui farò soprattutto un po’ di uscite con gli amici. Poi si inizia pian piano fino al 9 dicembre, quando andremo in ritiro con la squadra per i classici 10 giorni in Spagna. Faremo come al solito la presentazione della squadra e poi sarà tempo di cominciare.
Come stai?
Sto bene. Non ho voluto mollare completamente, ho cercato di rimanere sempre piuttosto attiva. Non mi sentivo mentalmente e fisicamente così stanca e provata dalla stagione, come poteva essere negli anni corsi. Quindi ho cercato di godermi la bici con un’altra ottica. Fisicamente sto bene e non ho accusato particolarmente la stagione, forse perché essendo stata un po’ sottotono, non mi sono mai sentita realmente ai miei livelli. Questo mi ha aiutato, ho già la condizione alta per l’anno prossimo.