Torniamo indietro di una settimana abbondante, a quella penultima tappa dell’Uae Tour Women, quella dello Jebel Hafeet che ha incoronato Elisa Longo Borghini. Perché una scena come quella vissuta sulla dura salita mediorientale, con 4 ragazze italiane davanti a tutti non svanirà dalla memoria tanto presto. Insieme a Elisa e alla sua splendida luogotenente Silvia Persico (davanti alle due nella foto di apertura Human Powered Health/Getty Images) c’erano altre due italiane che ben pochi si sarebbero aspettati di trovare lì, a sgranare il gruppo, a mettere in fila cicliste ben più blasonate: Monica Trinca Colonel e Barbara Malcotti.
Da quel sabato il ciclismo femminile italiano è più ricco, perché quella prestazione è un crocevia importante. Ed entrambe cominciano a sentire sulla pelle il valore dii quel che hanno fatto: «Meglio di così non potevo iniziare la mia stagione – sentenzia Monica, che ha chiuso quarta sia nella tappa che nella generale – è stata una sorpresa soprattutto perché ero all’esordio con il nuovo team e non mi sarei mai aspettata un esordio così fortunato».




L’occasione giusta
«Io sapevo di stare bene – rilancia Barbara, alle sue spalle nella frazione e sesta in classifica – già in Australia sentivo le gambe in crescita ma non ero riuscita a trovare l’occasione giusta. All’Uae Tour ero partita per fare bene nella generale e le compagne hanno lavorato per me in maniera eccezionale».
Entrambe avevano segnato la tappa in rosso: «All’inizio eravamo partite pensando di correre per Mavi Garcia – racconta la Trinca Colonel – ma in quella corsa il vento gioca brutti scherzi e infatti la capitana è rimasta staccata, così il team ha deciso di puntare su di me per la classifica. Mi sono sentita un po’ presa in contropiede, ma sia i dirigenti che le compagne non mi hanno messo pressione, dicendomi di fare quel che potevo e questo mi ha aiutato.


Il lavoro delle compagne
«Le compagne mi hanno messo all’inizio della salita nella posizione migliore – prosegue Trinca Colonel – io avevo chiesto di essere portata lì perché poi la salita sarebbe stata una selezione continua e hanno svolto il compito in maniera perfetta. Poi, quando Elisa è partita non ne avevo per seguirla, potevo solo cercare di fare il massimo con le energie che mi erano rimaste».
Dello stesso tenore il pensiero della Malcotti, che pur essendo più giovane di un anno è più avvezza a questi contesti: «Io avevo chiesto espressamente di essere messa sulla ruota di una della Uae perché sapevo che avrebbero fatto il diavolo a quattro per far vincere la Longo Borghini. Ero nella posizione che volevo, poi quando è iniziata la bagarre ho provato un paio di volte a partire per staccare le avversarie dopo che Elisa era già davanti, ma eravamo tutte allo stesso livello di energie, ho pensato a non buttare via tutto esagerando con gli sforzi».


Avversarie in gara, senza parlarsi
Quattro italiane davanti. C’è stato tempo e occasione per parlarvi? «Era una salita veloce ed eravamo a tutta – ammette la nuova portacolori della Liv Jayco AlUla – nessuna aveva la forza di parlare…».
«D’altronde eravamo di squadre diverse – le fa eco Malcotti – poi ognuna aveva l’obiettivo di fare il meglio possibile sapendo che la Longo Borghini non era recuperabile, visto come andava».
Al di là dell’esito finale, la corsa le ha proiettate verso una nuova dimensione: «Io vengo da stagioni alla Human Powered Health con pochi alti e molti bassi e voglio invertire la tendenza – prosegue la ragazza di Tione di Trento – mi sono resa conto di quel che ho fatto nei giorni successivi, vedendo quante persone mi hanno scritto sui social per farmi i complimenti, avrei voluto rispondere a tutti ma era veramente impossibile. Io voglio continuare su questi livelli per ripagare la fiducia del team, che mi ha garantito ulteriore spazio da qui in avanti e non mi nascondo, voglio qualche Top 5 nel WorldTour».


Si guarda ai Grandi Giri
«Io sono ancora una novizia a questi livelli – mette le mani avanti la Trinca Colonel – di base si corre per Mavi che non è solo una capitana per i risultati, ma anche per il suo modo di coinvolgerci, d’insegnarci il mestiere. Il team sa comunque che come alternativa posso essere presa in considerazione, la stagione è lunga e ci saranno altre occasioni per far bene».
Lei è già tornata alle gare alla Volta Valenciana e in una corsa ben più “tranquilla” altimetricamente di quella precedente ha comunque centrato un’altra Top 10 parziale. La Malcotti invece dopo le fatiche australiane e mediorientali è tornata a casa e si prepara per le prime corse italiane: «Sarò al Trofeo Oro in Euro, Strade Bianche e Trofeo Binda, ma in quelle corse la prima scelta sarà la De Jong che è in gran forma. Per me Cittiglio sarà un’esperienza tutta da scoprire. Io poi ormai mi vedo più avvezza per le corse a tappe e infatti il mio calendario sarà ricco soprattutto di queste, soprattutto Vuelta e Giro dove vado per fare esperienza, ma so che il mio futuro sarà lì, soprattutto quando sarò migliorata a cronometro, il mio tallone d’achille sul quale sto lavorando in maniera specifica».


Monica e il sogno della Freccia
«Anche per me la percentuale di gare è maggiore per quelle a tappe – ribatte la Trinca Colonel – dopo le prove italiane andrò in altura per la Freccia Vallone e la Vuelta. La Freccia l’ho corsa lo scorso anno, ma… in ammiraglia perché mi sono dovuta ritirare dopo soli 6 chilometri. Ho visto però che è qualcosa di magico, percorrevo quella salita e non facevo che pensare a quando sarei potuta essere protagonista anch’io. E’ nelle mie corde, bisogna solo riuscire a essere davanti all’imbocco del muro di Huy, cosa non semplice».