La decisione dell’UCI di introdurre i ProTeam femminili dal 2025, in Italia sta già allineando il pensiero di tutte le continental. Nessun loro dirigente è favorevole, quantomeno per la poca chiarezza di un argomento particolarmente delicato ad un solo anno dall’entrata in vigore della riforma.
Al malumore e scetticismo suscitati ieri al nostro primo giro di opinioni, oggi fanno eco le parole di Massimo Ruffilli della GB Junior Team, Renato Pirrone della Mendelspeck e Matteo Ferrari dell’Aromitalia Basso Bikes Vaiano, gli altri tecnici che abbiamo interpellato. Requisiti economici minimi garantiti, fidejussioni bancarie, sponsor, calendario, atlete e organizzazioni sono alcune degli aspetti che toccheranno da vicino sia le nuove formazioni professional che le già esistenti continental (in apertura foto Spalletta). Andiamo a vedere il loro punto di vista.


Il pensiero della GB Junior Team
Esattamente un anno fa la GB Junior Team prendeva la licenza UCI per ampliare la propria visibilità attraverso la partecipazione al Giro Donne e tutto il resto del calendario nazionale. Uno sforzo oneroso non indifferente per la realtà di Massimo Ruffilli, che tuttavia ora rischia di non bastare più.
«Ve lo dico sinceramente – attacca il team manager lombardo – ma vedo brutta la situazione. Adesso tutto ruota attorno alle cifre obbligatorie pretese dall’UCI, che tendono a salire a fronte di un numero sempre uguale di sponsor. Stiamo facendo piccoli “grandi” passi per fare crescere le nostre ragazze. Quest’anno per la prima volta faremo un lungo ritiro in Spagna ad inizio 2024 perché ci hanno invitati nelle tre gare di Mallorca (nuove per il calendario femminile, ndr) e vogliamo farci trovare pronte. E’ una spesa che sosteniamo volentieri perché ci crediamo e perché per le nostre squadre la missione è quella di correre il Giro. Come il Tour per le francesi. Se però con la nuova riforma togli loro quella possibilità, allora per le continental ci sarà poco da fare».


«Al momento quella dell’UCI – conclude Ruffilli – sembra più una mossa politica che sportiva a favore dei piccoli team, ma credo che prima dovrebbero sistemare la nostra categoria. Anziché tassarci di ogni cosa, mi piacerebbe che l’UCI creasse un calendario ed un mercato per le continental ben regolamentati, anche in termini economici. O che magari potesse suggerire connubi tra professional maschili e continental femminili dello stesso Paese, benché sappia che è pura utopia. In ogni caso dovremo fare certe valutazioni, se si andrà verso una determinata direzione. Potrei anche pensare ad una fusione con un’altra continental, però il rovescio della medaglia sarebbe che delle atlete resterebbero a piedi. E quest’anno hanno smesso circa 40 ragazze, non si può continuare un trend simile».
Parola al Team Mendelspeck
Rispetto al GB Junior Team, la Mendelspeck ha acquisito la licenza UCI con un anno di anticipo, ad inizio 2021. Il team manager Renato Pirrone è nel ciclismo da tanti anni e si dimostra molto diplomatico nel valutare la possibile riforma che andrebbe a condizionare il suo lavoro.
«Anch’io sono in linea con i colleghi – analizza il dirigente di Laives – e penso che gli aspetti fondamentali saranno due: calendario e requisiti economici. Le continental continueranno a vivere solo se potranno fare un certo tipo di gare. Ad oggi le WorldTour possono correre sempre e ovunque, come al Liberazione che è una 1.2 (lo status più basso, ndr), anche se inizialmente la norma non doveva essere così. Un organizzatore per far alzare sempre di più il livello della propria corsa vuole sempre i top team, però non può e non potrà essere sempre così. In questi due anni non abbiamo fatto troppe polemiche per evitare di “giocarci” un invito per l’anno dopo, ma abbiamo dovuto accettare dei compromessi per partecipare ad alcune gare, anche di prestigio. Non è giusto nei confronti delle continental, specie se piccole o non ricche come le nostre».


«L’UCI è sempre molto veloce e solerte nel mandarti le sanzioni via email – chiude Pirrone – ma per questo caso non si sono preoccupati di avvisarci. Associazioni come l’ACCPI potrebbero intermediare con l’UCI per cose come queste. Tuttavia le ultime voci dicono che questa riforma la vogliano posticipare ad inizio 2027. Sarebbe la decisione più saggia, a patto che pongano certi parametri anche per le continental, per evitare che valga tutto a livello contrattuale come è stato finora. Nel frattempo noi avremmo la possibilità di fare certi piani con i nostri sponsor per progettare meglio il futuro».


Il Vaiano in controtendenza
Una delle formazioni storiche del movimento italiano è l’Aromitalia Basso Bikes Vaiano che vuole essere preparata alla eventuale novità. Il diesse Matteo Ferrari, braccio destro del team manager Paolo Baldi, ha ben chiara la situazione che potrebbe delinearsi, tanto da essere l’unico un po’ più fiducioso di tutti malgrado tutto.
«Quando abbiamo saputo della notizia – spiega – abbiamo fatto un sondaggio generale tra i nostri sponsor, pur non avendo alcuna linea guida dall’UCI. Stiamo lavorando con l’idea di poter diventare ProTeam iniziando a fidelizzarci ancora di più con i nostri partner e fornitori, compreso quello delle bici che sarà nuovo e che potrebbe darci più stabilità economica. Comunque ci sarà da vedere la sostenibilità di questa riforma. Nel WorldTour abbiamo appena assistito alla fusione tra Jayco Alula e Liv Racing. Insomma, non proprio un bel segnale per volere un altro cambiamento, alla luce anche della chiusura o forte ridimensionamento in Spagna di Massì-Tactic, Sopela e Bizkaia (quest’ultima ha disputato gli ultimi 6 Giri Donne, ndr). Per me ritarderanno l’arrivo dei ProTeam sulla base di quante continental resteranno a fine 2024».


Fra le tante questioni ci sarebbe da riformulare un calendario puro per le continental, magari per la stagione che sta per iniziare ed in previsione della riforma. Nel 2023 tra le gare di classe 1 e 2, in Belgio ci sono state 22 gare, in Francia 16 mentre in Italia solo 5.
«Infatti – finisce Ferrari – io lascerei le corse con lo status minore alle continental e agli eventuali ProTeam, che a loro volta parteciperebbero alle gare WT e di classe Pro assieme alle WorldTour. Se poi resteranno posti liberi nelle corse WT, allora sarebbe discrezione degli organizzatori chiamare le continental che preferisce, auspicando che in Italia chiamino le italiane. Intanto però proprio in Italia quest’anno abbiamo affrontato un altro problema. Ci siamo già dovuti adeguare alla riforma dello sport per le società. Questo inciderà molto sui budget visto che ci saranno esborsi che prima non c’erano. Ora dobbiamo solo aspettare che l’UCI si faccia viva con noi, anche se è già in ritardo».