DENDERMONDE (Belgio) – Tanta Olanda e tanto fango. Ieri a Niel in alcuni punti se ne era accumulato di più, ma quello di oggi è stato diverso. Una costante. E soprattutto più difficile da scaricare. Non a caso oggi gli “altri” eroi sono stati i meccanici. Che gran via vai al lavaggio nella pit-lane, come l’hanno chiamata qui. Gli atleti cambiavano bici ad ogni tornata. E se avessero potuto, anche dopo mezzo giro.
Il percorso di Dendermonde, Coppa del Mondo, è di nuovo un percorso vero: sembra scorrevole, ma è duro. Non manca nulla, c’è persino un tratto di pavé. «Ma qui è un tracciato del tutto normale», ci dice il capo dell’ufficio stampa, Nico Dick.
Celyn Alvarado (classe 1998) vince a Dendermonde davanti alla connazionale Lucinda Brand e all’inglese Zoe Backstedt
Semaforo verde, siamo dentro la gara. Inizia lo spettacolo con le donne elite
Il fango è pesante, si capisce subito che ci sarà molto da camminare
Alvarado: sempre in testa, guida pulita… Senza Van Empel e Pieterse è lei la regina dell’Olanda
Dietro intanto si lotta… tra due ali di folla
Celyn Alvarado (classe 1998) vince a Dendermonde davanti alla connazionale Lucinda Brand e all’inglese Zoe Backstedt
Semaforo verde, siamo dentro la gara. Inizia lo spettacolo con le donne elite
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Celyn Alvarado (classe 1998) vince a Dendermonde davanti alla connazionale Lucinda Brand e all’inglese Zoe Backstedt
Semaforo verde, siamo dentro la gara. Inizia lo spettacolo con le donne elite
Il fango è pesante, si capisce subito che ci sarà molto da camminare
Senza Van Empel e Pieterse è Alvarado la regina dell’Olanda
Dietro intanto si lotta… tra due ali di folla
Celyn Alvarado (classe 1998) vince a Dendermonde davanti alla connazionale Lucinda Brand e all’inglese Zoe Backstedt
Semaforo verde, siamo dentro la gara. Inizia lo spettacolo con le donne elite
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Ancora Alvarado
La prova femminile sinceramente non è stata entusiasmante. Celyn Alvarado ha bissato, se possibile con maggior facilità, il successo di ieri. Semmai la gara delle donne è stata interessante per il ritorno di Lucinda Brand (alla prima gara della stagione) e perché ci ha aperto gli occhi sulla gestione del fango.
La componente tecnica, i setup, potevano essere decisivi. E forse per qualche collega uomo lo sono stati, come vedremo.
Comunque Alvarado è passata subito in testa e senza apparente sforzo ha fatto il vuoto. Era quasi più impegnata a controllare i dati sull’orologio al polso (cambiando la bici era giusto che il “computerino” stesse lì) che a tutto il resto. Dietro è stato un inseguimento a distanza, con ogni ragazza che faceva la sua gara e pensava a portare la bici al traguardo.
Alle spalle di Alvarado e Brand, l’ottima Zoe Backsted che, seppur U23, è ormai da annoverare tra le grandi interpreti (anche) del ciclocross.
La monocorona da 38 denti di Backstedt
La Canyon Inflite di Alvarado: attacco manubrio da 90 mm, guarnitura 46-39, ruote Shimano Dura Ace
Una chicca: i meccanici della Alpecin-Deceuninck hanno volutamente scelto valvole lunghe, più facili da gonfiare in caso fango
La monocorona da 38 denti di Backstedt
La Canyon Inflite di Alvarado: attacco manubrio da 90 mm, guarnitura 46-39, ruote Shimano Dura Ace
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La monocorona da 38 denti di Backstedt
La Canyon Inflite di Alvarado: attacco manubrio da 90 mm, guarnitura 46-39, ruote Shimano Dura Ace
I meccanici della Alpecin-Deceuninck hanno scelto valvole lunghe, più facili da gonfiare in caso fango
La monocorona da 38 denti di Backstedt
La Canyon Inflite di Alvarado: attacco manubrio da 90 mm, guarnitura 46-39, ruote Shimano Dura Ace
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Ronhaar, doppietta Olanda
Più combattuta, almeno fino a metà gara, la prova maschile. Poi Pim Ronhaar ha preso il largo. Dietro si davano i cambi per quanto possibile, ma non c’è stato nulla da fare.
Se ieri sugli ondulati di Niel il baricentro basso di Eli Iserbyt aveva fatto la differenza in positivo, oggi servivano i chili e i watt e in questo l’olandese della Baloise-Trek-Lions non è secondo a nessuno. Iserbyt infatti ha pagato dazio. Ma su di lui torneremo, parlando anche delle sue scelte tecniche.
Con questa vittoria, Pim succede nell’albo d’oro alla doppietta del 2021 di Van Aert sul connazionale Van der Poel. Una rivincita dunque per l’Olanda. E l’inno orange risuona così due volte in questo paesino nel cuore delle Fiandre.
L’arrivo di Pim Ronhaard (classe 2001). Alle sue spalle il connazionale Lars Van der Haar, che completa la “doppia doppietta” per l’Olanda.
Laurens Sweeck nel fango. Correva molto vicino a casa ed è stato il più acclamato di giornata
Il grande lavoro dei meccanici al lavaggio bici. Oggi sono anche loro i protagonisti di giornata
Qualche difficoltà di tenuta per Iserbyt forse dovuta alla scelta di una gomma non del tutto da fango
Si pensava che gli uomini, più potenti delle donne, camminassero molto meno e invece è stato così solo in parte
L’arrivo di Pim Ronhaard (classe 2001). Alle sue spalle il connazionale Lars Van der Haar, che completa la “doppia doppietta” per l’Olanda.
Laurens Sweeck nel fango. Correva molto vicino a casa ed è stato il più acclamato di giornata
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L’arrivo di Pim Ronhaard (classe 2001). Alle sue spalle il connazionale Lars Van der Haar, che completa la “doppia doppietta” olandese. Terzo, il belga Laurens Sweeck
Laurens Sweeck nel fango. Correva molto vicino a casa ed è stato il più acclamato di giornata
Il grande lavoro dei meccanici al lavaggio bici. Oggi sono anche loro i protagonisti di giornata
Qualche difficoltà di tenuta per Iserbyt forse dovuta alla scelta di una gomma non del tutto da fango
Si pensava che gli uomini, più potenti delle donne, camminassero molto meno e invece è stato così solo in parte
L’arrivo di Pim Ronhaard (classe 2001). Alle sue spalle il connazionale Lars Van der Haar, che completa la “doppia doppietta” olandese. Terzo, il belga Laurens Sweeck
Laurens Sweeck nel fango. Correva molto vicino a casa ed è stato il più acclamato di giornata
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Setup diversi
Come accennato, i meccanici hanno avuto il loro bel da fare. Le lance delle idropulitrici hanno lavorato a più non posso. C’è chi aveva anche quattro bici: una tra le gambe e tre nella pit-lane.
Iserbyt rispetto agli altri ha scelto una copertura non da fango estremo. Mentre quasi tutti gli altri avevano una tassellatura un filo meno fitta, quindi più estrema, che scaricava meglio e assicurava un filo in più di grip, come le gomme del vincitore: le Dugast Monsoon. Magari anche questo ha inciso.
Altro aspetto. Sbirciando tra i camper prima del via, oggi c’era una grande varietà nelle dentatura delle corone. Per gli uomini si andava dai 42 ai 44 denti per chi usava la monocorona, ma c’era anche chi aveva montato una 46. Mentre chi usava la doppia aveva il 46-39, abbiamo visto anche un 38.
Per le donne: monocorona da 40 denti, ma abbiamo notato anche una 36 denti, o una più consueta doppia 46-36.
Per lui (e la maggior parte) gomme da fango estremo. Qui le Dugast Monsoon
La Trek Boone di Ronhaard. Tutto montaggio Bontrager e Sram Axs
La guarnitura da 46 denti del potente olandese
Per lui (e la maggior parte) gomme da fango estremo. Qui le Dugast Monsoon
La Trek Boone di Ronhaard. Tutto montaggio Bontrager e Sram Axs
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Per lui (e la maggior parte) gomme da fango estremo. Qui le Dugast Monsoon
La Trek Boone di Ronhaard. Tutto montaggio Bontrager e Sram Axs
La guarnitura da 46 denti del potente olandese
Per lui (e la maggior parte) gomme da fango estremo. Qui le Dugast Monsoon
La Trek Boone di Ronhaard. Tutto montaggio Bontrager e Sram Axs
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Potenza o agilità?
Altro aspetto da valutare: oggi si è corso parecchio a piedi: oltre un minuto di bici in spalla per tornata, ancora di più per le donne. In teoria in questi casi si dovrebbe privilegiare l’agilità, quindi rapporti un po’ più corti. Eppure tra gli uomini ha vinto proprio chi aveva quella monocorona da 46 denti. Altro segno che su questo anello la potenza era fondamentale.
Quindi chi aveva ragione? Non è facile da dire. Il discorso è davvero vasto: le scelte tecniche si accompagnano sia al percorso chiaramente, che alle caratteristiche degli atleti. Questa varietà non fa altro che stuzzicare la curiosità degli appassionati e, forse, farà ripensare qualche atleta questa sera.
Guerciotti Lembeek, un classico senza tempo, che nella versione più moderna adotta il suffisso Disc. Forme tradizionali con uno slooping leggero e un'impostazione crossistica non esasperata