Qualche giorno fa, Fabio Baldato ha rivelato che, nel finale di stagione, la sua UAE Emirates puntava al record assoluto di vittorie in una singola annata. Ci sono andati vicini, fermandosi a quattro lunghezze dal superbo bottino del Team Columbia – HTC.
Era il 2009, un anno davvero straordinario per la squadra statunitense, che concluse la stagione con uno storico record di 85 vittorie su strada, un’impresa che ha segnato un’epoca nel ciclismo moderno. La squadra, guidata dal carismatico direttore sportivo Bob Stapleton, dimostrò una versatilità senza precedenti, con successi ottenuti da 16 corridori diversi e in gare di ogni tipo: dalle classiche alle corse a tappe, passando per gli sprint più spettacolari.
Cav più Greipel, uguale 43
Il mattatore indiscusso di quel team, e di quell’anno, fu senza dubbio Mark Cavendish, autore di ben 23 vittorie. Lo sprinter dell’Isola di Man dominò le volate con una superiorità schiacciante, imponendosi come il velocista più forte al mondo. Tra i suoi trionfi spiccano le sei tappe al Tour de France, culminate con l’iconica vittoria sugli Champs-Elysees, la Milano-Sanremo e numerosi altri successi nel calendario WorldTour.
Cavendish vinse almeno una tappa in ogni corsa a tappe a cui partecipò, inclusi tre successi al Giro d’Italia. Fu, di fatto, il suo miglior anno in termini di vittorie, anche se il titolo mondiale arrivò due anni dopo.
E André Greipel? Oltre a Cavendish, il Team Columbia-HTC brillò grazie ad André Greipel, che non fu da meno con 20 successi. Il “tedescone” impressionò vincendo in Australia a gennaio e chiudendo la stagione con un trionfo a metà ottobre in Francia. Solo loro due totalizzarono 43 vittorie, un risultato straordinario. Merito anche del formidabile ultimo uomo Mark Renshaw, che non vinse alcuna gara in quell’anno, ma fu determinante nella costruzione dei successi della squadra. In questo “treno” di velocisti non va dimenticato il giovane talento Edvald Boasson Hagen, che raccolse 13 vittorie, tra cui la Gand-Wevelgem e una tappa al Giro.
Quanto talento
E poi c’erano tutti gli altri. Nel 2009 si mise in luce un giovane Tony Martin, che sfoggiò prestazioni eccezionali a cronometro e cominciò a costruire la sua carriera da specialista, battendo avversari come Fabian Cancellara al Giro di Svizzera.
Il team Columbia-HTC eccelse anche nelle cronometro, ottenendo numerosi titoli nei campionati nazionali.
Tra questi, spicca il successo di Marco Pinotti, che racconta: «Il seme di quel team nacque nell’inverno 2007-2008, dopo il ritiro della T-Mobile. La squadra era già formata, ma rimase scoperta per un po’. Bob Stapleton, il team manager, cambiò la mentalità. Eravamo un gruppo emergente di giovani, anche se io non ero più giovanissimo, avevo 32 anni, ma uno spirito ancora fresco. Quel team era costruito per uomini veloci: Cavendish esplose l’anno prima e Greipel nel 2009. Tra i due c’era una sana competizione. Inoltre, vedendo come andarono le cose negli anni successivi, quel team era pieno di talento. Boasson Hagen, il giovanissimo Martin, Lofkvist (che vinse la Strade Bianche, ndr)… Ricordo che al Giro d’Italia 2009 vincemmo 5 tappe con 5 corridori diversi».
Pinotti tra i pilastri
Pinotti spiega anche come Michael Rogers e George Hincapie fossero i “capitani” naturali della squadra.
«Rogers per le corse a tappe e Hincapie soprattutto per le classiche. Non feci il Tour con lui, ma spesso eravamo insieme. Si era creato un bel clima e quel record di vittorie fu più una conseguenza che un obiettivo. Anche se ad un certo punto della stagione il nostro addetto stampa iniziò a evidenziarlo sempre di più nei report mensili. Lui contava oltre 100 vittorie includendo anche il team femminile».
La competitività interna era altissima: «Eravamo così tanti a voler vincere che in riunione quasi si litigava… in senso buono, ovviamente. Eravamo come la UAE oggi, con strategie diverse a seconda della presenza o meno di un velocista».
Quel giorno a Bergamo
Pinotti ricorda anche un’occasione mancata. La squadra vinse tanto, puntava soprattutto alle tappe e alle corse di un giorno, non aveva il leader assoluto per le corse a tappe, ma in questo continuo puntare ci fu spazio persino per qualche rimorso. Uno dei quali riguarda proprio Marco al Giro 2009.
«Una corsa che ho sul groppone? La tappa di Bergamo al Giro 2009. Vinse il mio compagno Siutsou, ma avrei voluto vincerla io. Conoscevo bene quelle strade, ero pronto a partire dopo un sottopassaggio a Nembro. Sapevo che quel punto era favorevole, ma nella discesa precedente Siutsou prese vantaggio. Anche lui conosceva quelle strade. Ero contento per lui, ma dispiaciuto per me».
Un modello di squadra
In quel 2009 il Team Columbia-HTC ha ridefinito gli standard di successo nel ciclismo moderno, dimostrando l’importanza di strategia, coesione e talento distribuito. Ancora oggi quell’annata è ricordata come una delle più dominanti nella storia del ciclismo su strada.
«Le vittorie della UAE Emirates hanno un peso diverso, perché ottenute in un ciclismo completamente cambiato. Ma la nostra fu una bella avventura», conclude Pinotti.
Anche sul fronte tecnico, quel team rappresentò un’innovazione. Le bici Scott utilizzate erano il frutto di ricerche avanzate, con un’attenzione particolare agli aspetti aerodinamici, mutuata dall’esperienza dell’azienda nello sci. Un approccio scientifico che, di lì a poco, avrebbe ispirato squadre come il Team Sky (oggi Ineos Grenadiers).