La sicurezza prima di tutto. Una frase che riecheggia spesso quando ci sono situazioni di difficile interpretazione. Momenti in cui l’esperienza che sia di un direttore di corsa, di un organizzatore o della figura insignita può segnare le sorti degli atleti pronti a fare ciò per cui si sono allenati. Questo capita in tutti gli sport e la lista di sventure e di eventi che si sarebbero potuti evitare è purtroppo lunga. Al Memorial Pantani che si sarebbe dovuto correre il 17 settembre, la macchina organizzativa coordinata da Adriano Amici ha funzionato perfettamente.
Proprio così, perché seppur sia stata annullata una corsa così cara agli appassionati, l’organizzazione ha saputo dire no e lo ha fatto creando un precedente di collaborazione collettiva. Si sarebbe dovuto partire da Forlì e arrivare sul tradizionale lungomare di Cesenatico in memoria del Pirata. Ciò non è avvenuto e squadre, diesse, autorità, giornalisti e addetti ai lavori anziché alzare polemiche, hanno fatto trasparire messaggi di stima e di condivisione riguardo alla decisione. Il GS Emilia, ha dimostrato di sapere come gestire e soprattutto come comunicare in momenti così delicati. Adriano Amici ci aiuta a ricostruire quelle ore tra bollettini, decisioni e cinquant’anni d’esperienza.
Cosa vuol dire organizzare una corsa come il Memorial Pantani?
Una corsa come il Pantani, che sfortunatamente si fa perché non c’è più Marco, non si organizza in una settimana. Si comincia a preparare con le squadre gettando le basi per un programma annuale, edizione dopo edizione. Si comincia già da dicembre a stilare il calendario delle manifestazioni del GS Emilia, poi si comincia a diramare l’invito a tutte le squadre. Il Memorial Pantani quest’anno aveva dieci WorldTour presenti, vien da sé che la preparazione parte da lontano. Quando invece si avvicinano aprile e maggio si tirano le file per sponsor, percorsi e per le autorizzazioni.
Era in programma un’altra bella edizione…
L’albo d’oro è la dimostrazione di come sia sempre stato prestigioso da quando è nato. All’inizio il nome di Marco è stato sicuramente trainante, dopo via via la qualità si è sempre mantenuta alta. Colbrelli con la maglia di campione europeo ne è l’esempio più recente. Il Memorial ha un albo d’oro prestigioso considerata l’età della manifestazione.
Veniamo alla mattina della corsa, cosa è successo?
C’era grande entusiasmo ed euforia nel vedere il foglio dei partenti. Una soddisfazione immensa alla verifica licenze vedendo i nomi e la risposta positiva degli atleti e dei team. Il tutto coadiuvato dal meteo che sembrava essere favorevole. Nonostante quello che era appena successo nelle Marche poche ore prima. Tant’è vero che abbiamo fatto anche un punto di riflessione su quello che è successo, decidendo comunque di proseguire.
Dalle previsioni meteo avevate previsto qualcosa?
Le previsioni dicevano che non era bellissimo però nulla a che vedere con quello che sarebbe arrivato. Alla riunione con la Prefettura, c’è stata la segnalazione per un’allerta gialla in un orario totalmente differente, che non ci toccava. La mattina sono partito da Bologna con un cielo sereno splendido, che nel corso dei 60 chilometri fino ad arrivare alla partenza di Forlì si è poi incupito. Da lì in poi, la nostra attenzione si è rivolta a guardare il cielo e cosa sarebbe avvenuto di lì a poco.
Una bomba d’acqua?
Non è stata una bomba d’acqua, bensì un temporale molto intenso con venti a 130 km/h. Tant’è che il mare si è preso metri su tutto il litorale.
Da Forlì come si è evoluta la situazione?
Alla partenza erano tutti presenti e le ammiraglie stavano iniziando ad arrivare, in quel momento abbiamo iniziato a prendere le prime decisioni. A differenza di altri momenti che quando arrivavano due gocce d’acqua iniziava il valzer delle richieste da parte di tutti: “Cosa facciamo?”, “Si parte oggi, oppure no?”, “Io aspetterei”. In questo caso invece abbiamo trovato subito un’unione di intenti e una collaborazione esemplare da parte di tutti gli addetti ai lavori, dai diesse alle autorità, giuria e organizzatori. Questo mi ha fatto molto piacere. Nessuno ha azzardato di dire: «No oggi non si può correre» prima del dovuto. Si è iniziato a verificare cosa si poteva fare, remando tutti nella stessa direzione.
La prima decisione è stata quella di spostare la partenza…
Abbiamo cercato una zona distante dalla perturbazione, più vicina all’arrivo dove ci potesse essere un parcheggio in grado di ospitare tutte le squadre e quindi partire. E io ringrazio veramente tutti i componenti dei gruppi sportivi che hanno appoggiato la soluzione. Il nostro coordinatore ha individuato il posto a 52 chilometri dalla partenza, a Borello, con i presupposti che per l’una e mezza il tempo avrebbe dovuto calmarsi. La Polizia è stata esemplare, ci ha accompagnato e scortato fino a lì e qui devo ringraziare il Vice Questore che è stato encomiabile.
E poi?
A un certo punto ci è arrivata la fotografia della salita di Montevecchio con gli alberi caduti sulla strada, tra salita e discesa la strada era diventata inagibile. Dopo poco sono arrivati video e foto del lungomare di Cesenatico con il mare Adriatico che aveva inondato tutta la zona d’arrivo con trenta centimetri d’acqua.
Da lì la decisione di annullare la corsa?
E’ stata una cosa che mi ha colpito molto. Nella mia vita ciclistica, da quando ho 15 anni ho incominciato a correre, passando per tutta una vita da organizzatore di corse e non ho mai sofferto come quel giorno lì e mai ho avuto un’esperienza di questo genere. Pioggia sì, freddo sì perché alla Coppi e Bartali ci è capitato spesso, ma questa è stata una cosa incredibile.
La decisione è stata condivisa da tutti, Roberto Damiani lo ha sottolineato con un post su Facebook..
E’ stata una soddisfazione leggere commenti di questo tipo. Dagli appassionati, agli addetti ai lavori, ai giornalisti abbiamo ricevuto i complimenti per come è stata gestita la situazione. Mi ha inorgoglito e fatto molto piacere.
Capita spesso che arrivino queste “richieste”?
Sì, un esempio è stata un’edizione recente con un corridore, di cui non voglio fare il nome, che ha fatto da portavoce per alcuni dirigenti che non volevano che si partisse. Invece si partì regolarmente e dopo dieci chilometri c’era il sole e la corsa si è svolta in sicurezza senza problemi. Per me i corridori sono come figlioli,c’è una confidenza che si porta avanti da tanto tempo, mai li metterei in rischio, se c’è da mettere le cose in chiaro lo faccio direttamente e loro capiscono.
Si è parlato di “protocollo meteo UCI”, in cosa consiste?
Ci sono i responsabili dell’UCI che unitamente a quelli italiani valutano se la decisione del direttore di organizzazione, in questo caso io, decide correttamente e nel caso ci si confronta. Qui non ce n’è stato bisogno perché la situazione era chiara e delineata.
Come mai non è stata rimandata?
Una corsa di quel genere richiede uno sforzo economico intorno ai 150 mila euro, senza dare gratificazione al personale di lavoro cioè noi. Se si rimanda gli alberghi sono nuovamente da pagare… La tassa tecnica chi la paga? E poi c’è l’aspetto logistico, gli alberghi sarebbero tutti da riprenotare, così come le autorizzazioni per la viabilità da richiedere nuovamente ai Comuni. In più le squadre hanno calendari internazionali decisi da mesi che non possono modificare. Sarebbe totalmente una corsa ex novo.