Il finale di stagione di Fausto Masnada scorre lento verso le ultime gare del calendario. Il bergamasco si gode le fatiche e le gioie di essere tornato in gruppo a fare quello che ama di più: pedalare. Per Masnada il futuro ha il sapore dolce della tanto sperata rinascita, ma anche quello amaro dell’addio. Chi saluta però non è lui, ma Andrea Bagioli. I due dopo quattro anni insieme alla Quick Step si saluteranno a fine stagione.
“Lontani da casa”
Correre in una squadra straniera non è semplice, ci si trova in un contesto differente e lontano da casa. Modi di pensare, di dire e di fare che differiscono a volte dalle abitudini quotidiane.
«Siamo stati in una squadra belga per quattro anni – dice Masnada – in questa stagione di italiani eravamo in 4: Ballerini, Cattaneo, Bagioli ed io. Tra connazionali si lega sempre di più, soprattutto quando si condividono più stagioni insieme. Molti dicono che manca una WorldTour italiana per il prestigio del nostro ciclismo, io dico che manca anche per il divertimento. Lo vedo qui in Soudal Quick Step, dove i belgi hanno creato una grande famiglia, di contro noi italiani abbiamo cercato di formare la nostra piccola famiglia. Quello che ho con Bagioli non è un rapporto di lavoro, ma di amicizia vera, anche al di fuori del ciclismo».
Cosa vi ha portato a legarvi?
Siamo così diversi che alla fine ci siamo trovati, anche grazie al mio modo di fare estroverso. Bagioli è un ragazzo che ti ascolta sempre e ti dà consigli, anche se i calendari spesso sono differenti ci sentiamo spesso al di fuori della corsa. Quello che mi piace di Andrea è che ti cerca e scrive anche quando il ciclismo non c’entra.
Cosa vuol dire essere amici al di fuori della bici?
Che le nostre ragazze si frequentano e sono diventate amiche, ci scriviamo e ci vediamo durante tutto l’anno. Per esempio ora stiamo organizzando le vacanze di fine stagione insieme. In un mondo di gente con il coltello fra i denti è bello avere qualcuno di cui puoi fidarti.
Come si è evoluta questa amicizia?
Ci siamo trovati spesso in camera insieme durante i ritiri. All’inizio lui era più chiuso a causa del suo carattere timido, ma sono riuscito a “scardinarlo”. Bagioli mi ha dimostrato negli anni che mi vuole davvero bene, come in questi mesi difficili dove non ho corso. Lui è stato uno dei pochi, se non l’unico, compagno di squadra che mi ha scritto ed è venuto a trovarmi. Quando ho deciso di operarmi mi ha dato tanto supporto e mi ha detto che secondo lui stavo facendo la cosa giusta.
Se pensi alla vostra amicizia qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Un episodio che ci ha fatto ridere parecchio è stato al Catalunya del 2022, quando ha vinto la tappa di Barcellona. Io nelle prime tappe ero stato male e mi sono ritirato, prima di andare via gli ho detto: “Vinci e dedicami la tappa, ci conto”. Bene, Andrea ha vinto e non ha esultato perché non si era reso conto di averlo fatto, pensava di aver davanti altri corridori. Devo ammettere che mi ha fatto ridere tantissimo.
Un episodio in cui ti ha fatto arrabbiare c’è?
No. E’ troppo moderato per perdere la pazienza, è lui che si arrabbia con me (ride, ndr). Sono io che lo prendo in giro e gli rompo le scatole, sono uno curioso che vuole sapere tutto e dopo un po’, ogni tanto, perde la pazienza.
Nel 2024 avrete una maglia diversa in gruppo, come ti senti?
Sicuramente in gara si può scordare di ricevere un aiuto da me (ride ancora, ndr). Rimarrà però sempre un amico, con certe persone costruisci dei legami di amicizia e lo capisci con il tempo. Non è dopo una stagione in squadra insieme che ti fa legare, ma tutto si costruisce durante gli anni. Dopo tre anni ti accorgi di chi hai davanti e dello spessore umano. Posso dirvi che saremo amici comunque: puoi vestirti come vuoi ma quello che abbiamo passato insieme rimane.
Quindi vacanze e allenamenti sempre insieme anche in futuro?
Assolutamente. “Bagio” lo vedo come una di quelle persone che incontrerò sempre nella vita, anche una volta smesso di correre. E’ con lui che mi immagino di uscire a fare una cena insieme alle nostre ragazze o altro.
Speri di non dovervi giocare un arrivo a due allora?
No, no – ride – se arriviamo a fare una volata mi batte, devo staccarlo nell’ultimo chilometro. A proposito, mi è venuto in mente un aneddoto.
Dicci…
Al Giro di Lussemburgo, prima della cronometro ha voluto fare una scommessa. Mi ha detto che a cronometro mi avrebbe battuto, ovviamente ha perso (ride, ndr). In linea mi può battere, ma a crono non ancora. Avevamo scommesso una cena in aeroporto: bè, ha pagato lui!
Ora correte ancora insieme?
Facciamo Emilia e Bernocchi, poi vediamo se rientreremo nei panni del Giro di Lombardia, ma non sappiamo ancora le convocazioni.