Luca Paolini, Freccia del Brabante 2004

Freccia del Brabante, nata nel segno di Pino Cerami

13.04.2021
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La Freccia del Brabante ha avuto nel corso della sua storia 6 vincitori italiani (Pambianco nel 1964, Bartoli nel ’94 e ’99, Pianegonda nel ’97, Paolini nel 2004, in apertura, Colbrelli nel 2017) eppure il primo nome a comparire nel suo albo d’oro è italiano che di più non si può, ma non per passaporto: Pino Cerami, nel 1961. E la sua storia è di quelle che vanno raccontate.

Pino Cerami è morto nel 2014 a Gerpinnes, in Belgio. Era nato in Sicilia il 16 marzo del 1956
Pino Cerami è morto nel 2014 a Gerpinnes, in Belgio

Pino era nato nel 1922 a Misterbianco, piccolo centro catanese, ma pochissimo tempo dopo quei colori così verdi e quei profumi tipici erano per il bimbo già un ricordo, cancellato dalle brume e dal freddo di Montignies-sur-Sabre, nei sobborghi di Charleroi. Suo padre, che voleva andare a fare fortuna negli Usa, aveva dovuto ripiegare sul Belgio, trovando posto in un altoforno.

Una bici, una maglia, una vittoria

Tanto lavoro, poco tempo per la famiglia, pochissimi svaghi: uno di questi erano le corse di bici. Andando a vedere i campioni dell’epoca, quell’ometto si era invaghito delle due ruote e il padre mise da parte quanto poteva finché a 7 anni gli regalò la sua prima bici, una Finet artigianale, della quale Pino andava fiero, con i suoi colori blu e giallo. Girava e girava, pedalava e correva, finché il padre provò a iscriverlo a una gara.

Bartoli primo nel ’94, battendo il compagno di fuga Den Bakker. terzo fu Bugno a 10″
Bartoli primo nel ’94, battendo il compagno di fuga Den Bakker

Era un circuito a cronometro, che poi era semplicemente il giro di una piazzetta. Pino vinse, naturalmente, con la maglia di lana che la madre gli aveva fatto a mano per l’occasione.

Voleva dar seguito a quel successo, alla sua passione, ma il padre fu inflessibile: «Non se ne parla, la scuola viene prima di tutto». Va bene, pensò Pino. E si mise con lena a studiare, prendendo il diploma di meccanico d’auto.

Un corridore senza patria

Poi fu libero, libero di correre e di seguire le sue aspirazioni. Ma all’inizio fu dura, tanta polvere da mangiare. Ripensandoci negli anni, Pino diceva che quando correva aveva tutti contro, gli italiani perché era in Belgio, i belgi perché era italiano.

Gianluca Pianegonda vince la Freccia del Brabante nel 1997
Gianluca Pianegonda vince la Freccia del Brabante nel 1997
Gianluca Pianegonda vince la Freccia del Brabante nel 1997

Spesso raccontava un episodio risalente al 1949: «Alla Freccia Vallone andammo in fuga io e Fausto Coppi, un gran signore oltre che campione, Ma i belgi erano furiosi, non vincevano una classica da anni e così Van Steenbergen e Peters si misero dietro un’auto per venirci a prendere. Alla fine primo Van Steenbergen, secondo Peters, terzo Coppi e io fuori dal podio».

L’ultimo acuto italiano è datato 2017, la volata vincente di Sonny Colbrelli
L’ultimo acuto italiano nel 2017, la volata vincente di Colbrelli

L’ultimo Cerami, il più grande

A un certo punto Cerami disse basta e nel ‘56 prese la cittadinanza belga. D’incanto i belgi non gli corsero più contro, trovò maggiori spazi e la sua carriera prese il volo, a 35 anni suonati: nel ‘60 vinse la Parigi-Roubaix e pochi giorni dopo si prese quello che aveva visto sfuggire 11 anni prima, la Freccia; non pago, al mondiale in Germania conquistò anche il bronzo.

L’anno dopo, inaugurarono la Freccia del Brabante e lui iscrisse il suo nome mettendo in fila una lunga serie di belgi, lasciandoli a 55”, per poi in autunno andare a conquistare la classica regina per i velocisti, la Parigi-Bruxelles, lui che in volata era praticamente fermo.

In questa storica foto d’epoca, Cerami all’attacco nella sua vittoriosa Parigi-Roubaix
In questa foto d’epoca, Cerami nella vittoriosa Parigi-Roubaix

Ritiratosi nel ’63, dall’anno successivo istituirono il GP Cerami, divenuto presto una delle classiche del calendario belga e non solo. Il siculo-belga non mancava mai, fino al 2014 anno della sua scomparsa: «Di solito queste corse le organizzano in memoria di qualcuno, ma io sono vivo e vegeto e ci vengo sempre per ricordarlo a tutti…».