Cheula Pace 2006

Cheula prima di Zana: «Che freddo alla Corsa della Pace…»

09.06.2021
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Una tazzina di caffè e la porta aperta ai ricordi: sono passati ormai 15 anni da quel giorno, quando Gianpaolo Cheula conquistò la Corsa della Pace altrimenti detta Varsavia-Berlino-Praga, la stessa (almeno nel nome) vinta domenica da Filippo Zana. Un evento che passò sotto traccia, invece si trattava di qualcosa di storico per il ciclismo italiano perché prima di allora solamente il compianto Michele Scarponi era riuscito nell’impresa e poi perché la gara stava cambiando.

Cheula, nel 2006, si è aggiudicato quella che può essere considerata l’ultima edizione della corsa nel suo format storico: «Ma già allora un po’ di cose erano cambiate – racconta l’attuale direttore sportivo dell’Androni Giocattoli – era una gara Hors Categorie, articolata su 10 giorni. Si andava da Varsavia a Berlino passando per Praga. So che lì c’è un museo con una grande stele dove sono scolpiti tutti i nomi dei vincitori, l’ultimo è il mio…».

Cheula Barloworld
Cinque stagioni per Cheula alla Barloworld, dal 2005 al 2009 con due vittorie
Cheula Barloworld
Cinque stagioni per Cheula alla Barloworld, dal 2005 al 2009 con due vittorie
Quell’edizione fu particolare anche perché gli italiani dominarono la scena, al punto da monopolizzare il podio…

Vinsi con appena 2 secondi su Tonti e terzo fu Gasperoni (nella foto d’apertura il podio finale). Il bello fu che mi aggiudicai la corsa senza vincere neanche una tappa, ma fui premiato dalla mia costanza di rendimento. Correvo alla Barloworld, una squadra sudafricana di stanza in Gran Bretagna, il capitano era il colombiano Cardenas, ma uscì presto di classifica e puntarono tutto su di me.

Che tipo di corsa era al tempo?

Impegnativa, ma non tanto per il percorso. Non ci sono certo le salite di Giro o Tour, trovavi asperità di 5-6 chilometri, ma i percorsi erano molto vallonati, soprattutto nei Carpazi. A fare la differenza però era il tempo: pioveva sempre e quell’acqua unita al freddo inconsueto per la primavera nostrana ti entrava nelle ossa. La mia fortuna, in quella corsa, fu che non erano previste cronometro, altrimenti dubito che avrei vinto…

Cheula Giro
Grande freddo per Cheula nell’Est europeo… magari però non come sulle vette del Giro: qui provando il Colle delle Finestre per il Giro 2011
Cheula Giro
Grande freddo per Cheula nell’Est europeo… magari però non come provando il Finestre nel 2011
Che cosa ti è rimasto impresso di quella gara?

La gente. Storicamente la Corsa della Pace era la gara regina per i Paesi dell’Est Europeo. Quando era per dilettanti gareggiavano le nazionali e in quelle Nazioni ne era rimasto il ricordo. Al tempo ad esempio c’era la CCC che raccoglieva i migliori corridori polacchi, per loro la gara valeva un Tour. L’organizzazione era di altissimo livello, alberghi ottimi, percorsi adatti a una gara per professionisti. Secondo me dovrebbero riproporla in quei termini, una gara di 10 giorni ha un valore importante. 

Venisti da quel successo e si parlava di Cheula come di un corridore adatto alle corse a tappe, ma la tua carriera prese un’altra direzione…

Non nascondo che un pensiero ce lo feci, ma non ero fatto per quei ruoli. Ero più adatto a lavorare al fianco di un capitano, per aiutare chi aveva davvero talento e doveva crescere. In quegli anni corsi con gente come Froome e Thomas, ai loro esordi.

Cheula Androni
Oggi Gianpaolo Cheula è direttore sportivo all’Androni Sidermec Giocattoli, dove segue i giovani
Cheula Androni
Oggi Gianpaolo Cheula è direttore sportivo all’Androni Sidermec Giocattoli, dove segue i giovani
Raccontaci com’erano…

Partiamo da Geraint, arrivò alla Barloworld che era il campione del mondo dell’inseguimento, nel team ci credevano molto proprio perché britannico. Il primo anno al Tour ricordo che in una tappa di montagna, si arrivava a Tignes, si staccò quasi subito, riuscì a salvarsi dal tempo massimo per il rotto della cuffia, ma capì che quel Tour lo doveva finire. Aveva compreso subito che la fatica e il sacrificio lo avrebbero ricompensato.

E Froome?

Gran motore il suo… Quando arrivò era ancora di passaporto kenyano, aveva testa da campione, concentrato su tutto, pronto e voglioso di imparare. Anche lui concluse il suo primo Tour soffrendo, ma si capiva che non era un corridore come gli altri.

Quanto di quelle esperienze c’è nel Cheula dirigente attuale?

Tantissimo, è saggezza accumulata che riproponi quando hai a che fare con i più giovani. Da noi arrivano corridori da sgrezzare, spesso da altri Paesi, che devono imparare tutto e che proprio per questo ascoltano. Ogni corsa con loro è un’esperienza nuova e quando vincono, è come se vincessi io, proprio come allora…