Pello Bilbao a tutto tondo. Il Tour, la squadra, il Lombardia

22.12.2023
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ALTEA (Spagna) – Pello Bilbao ha una passione sconfinata per il ciclismo. Non è semplicemente il professionista che pedala. E te ne accorgi quando parla, magari anche a microfoni spenti, di corse, corridori, salite… Il basco ha la “colpa” di essere meno appariscente di molti suoi colleghi nel modo di correre e di essere, ma ha una sostanza incredibile.

Primo spagnolo nella classifica UCI, nella top 20 assoluta. E sempre più leader della Bahrain-Victorious, che è pronto a prendere in mano a partire proprio dal prossimo Tour de France. 

Pello Bilbao (classe 1990) si appresta ad affrontare la sua 17ª stagione da pro’. Eccolo al camp di Altea
Bilbao (classe 1990) si appresta ad affrontare la sua 17ª stagione da pro’. Eccolo al camp di Altea
Pello, Giro o Tour quest’anno? E perché uno anziché l’altro?

Penso proprio che quest’anno per me ci sarà il Tour, più che altro per la situazione che abbiamo adesso nella squadra. Ci sono corridori che vogliono puntare più sul Giro e si sentono meno “comodi” al Tour. E quindi ci dobbiamo dividere il lavoro. Io, così come gli altri, devo prendere le mie responsabilità. E poi l’anno scorso è andata benissimo al Tour per me.

E vorresti dare continuità a quel percorso?

Volevo dire proprio questo. E’ questa l’idea della squadra e anche la mia. Mi spiace dire no al Giro d’Italia. E’ una corsa a cui sono legato e che mi piace molto, ma mi sembra difficile arrivare al 100 per cento al Tour passando per il Giro. L’ho fatto in passato, ma avevo un ruolo diverso (in supporto a Landa o Caruso, ndr). E poi vorrei anche provare a fare la Vuelta, cosa che non ho più fatto negli ultimi anni. La cosa migliore sarebbe fare Giro e Vuelta, chiaramente.

Hai fatto un discorso molto chiaro, però al Giro non avresti più opportunità di vittoria? Il prossimo anno poi c’è un buon percorso per te.

Il livello che hanno Vingegaard o Pogacar è impossibile da raggiungere, ma sul podio ci sono tre posti e credo che anche vincere il Giro sia impossibile. Mentre il podio mi sembra un obiettivo più fattibile.

Il basco, a sinistra in prima fila, è sempre più leader del team (foto Bahrain Victorious)
Il basco, a sinistra in prima fila, è sempre più leader del team (foto Bahrain Victorious)
Cosa ti piace del percorso del prossimo Tour?

Se mi metto ad analizzare il percorso di Giro e Tour, magari scelgo il Giro! Non ho fatto questa scelta pensando al percorso ma, come detto, soprattutto per esigenze di squadra. Però, per esempio, al Tour c’è la tappa di sterrato che mi dà grande motivazione e che può lasciare spazio a delle sorprese, immaginando che la corsa sia più difficile da controllare.

Senza il tuo “fratello basco”, Mikel Landa, ti senti più solo? Cambiano molto le cose per te?

Tante volte voi giornalisti avete provato a creare polemica tra di noi. Chi deve lavorare per chi? Chi è più forte? Ma ci sta, fa parte del gioco. Io credo che alla fine il nostro rapporto sia sempre stato buono. Ci siamo aiutati a vicenda. Tante volte uno ha tolto pressione all’altro. Sicuramente Mikel mancherà alla squadra, tanto più che non arriverà un corridore del suo livello e tutti noi avremmo più lavoro da fare. Più responsabilità.

Gino Mader: tu e lui eravate legatissimi. Durante l’anno hai portato avanti la sua opera di beneficienza ambientale. Continuerai a fare qualcosa?

Non ho un’idea precisa, per ora. La sua storia è per me una lezione di vita e Gino resterà sempre dentro di me. Lui è stato un’ispirazione per vedere il mondo da un diverso punto di vista. Noi siamo dei riferimenti per molta gente, per molti ragazzi, e dobbiamo dare l’esempio. Dobbiamo fare qualcosa per gli altri anche oltre lo sport. Ed è vero: adesso sento più responsabilità in questo senso. Gino era una persona speciale, sempre molto preoccupata per gli altri, qualcosa dovrò fare dunque.

Pello è piuttosto veloce e può pensare anche a qualche classica, anche se lo scorso anno a San Sebastian è stato battuto da Evenepoel (più fresco)
Pello è piuttosto veloce e può pensare anche a qualche classica, anche se lo scorso anno a San Sebastian è stato battuto da Evenepoel (più fresco)
Torniamo al ciclismo tecnico, Pello. Sei molto forte in salita. Ma sei anche piuttosto veloce. Non pensi mai anche a qualche classica?

Sì, ci penso. Nelle ultime stagioni mi sono concentrato più su grandi Giri e corse a tappe. Non sono stato capace di arrivare mai al 100 per cento alle Ardenne. E non so perché. Tante volte mi ero preparato al meglio per i Paesi Baschi, che sono a ridosso di Freccia e Liegi, poi salivo in Belgio e le cose non andavano bene. Altre volte, quando preparavo il Giro, anziché fare le Ardenne preferivo fare bene al Tour of the Alps. Quindi sì, ci penso, ma c’è anche tanto lavoro da fare. Così come per il Lombardia.

Altra classica dura…

Alberto Volpi, che che da quest’anno non è più con noi, mi diceva sempre che il Lombardia era la corsa perfetta per un corridore come me. Magari quest’anno è la volta buona che allungo la stagione e provo a puntare ad una corsa tanto bella quanto importante come il Lombardia appunto. Quindi direi che sia la Liegi che il Lombardia sono due obiettivi. Più Lombardia che Liegi. La Doyenne mi sembra più adatta a corridori come Remco, che riesce a scappare via da solo. Io sono più per arrivi con gruppetti ristretti.

Ultima domanda, Pello: come mai parli così bene l’italiano?

Non so se lo parlo davvero bene – ride Pello – alla fine ho avuto tanti compagni italiani e così come tanti dello staff. Ho iniziato a parlare italiano ai tempi dell’Astana. Scarponi è stato il mio primo maestro. E poi mi piace perché tutto sommato è una lingua abbastanza facile da capire per uno spagnolo.