Il Passo Eira è sfiorato dalle nubi basse del mattino, ma non è freddo. Peggio ieri, quando l’acquazzone ha fatto precipitare la temperatura fino ai 5 gradi, sconsigliando i corridori dall’uscire. Damiano Caruso è sceso prima per fare due parole, di cui gli siamo davvero grati. L’intenzione è infatti quella di non distrarsi dalla concentrazione verso Tokyo, quindi anche la nostra presenza sarà ridotta al minimo, rispettando i sui spazi. Il programma di oggi prevede quattro ore fra le montagne della leggenda, ma quando prima di lasciarlo lo vedremo fare ripetute sullo Stelvio con il 53, avremo ben chiaro che cosa possa essere una distanza di quel tipo in termini di lavoro e fatica.
Quota 2.208
I meccanici hanno già messo in fila le bici degli altri ragazzi del Team Bahrain Victorious, ma finora è venuto giù soltanto Gino Mader con i suoi ricci sparsi. Con Damiano, nell’hotel La Tea a Trepalle, appunto al culmine del Passo Eira, ci sono anche la moglie Ornella e i figli Oscar e Greta, che certo rimpiangeranno il mare del Commissario Montalbano, ma non i 40 gradi che in questi giorni attanagliano i sud della Sicilia. Qui adesso ce ne sono 13, le montagne si stagliano nette contro il cielo e la vita sembra più bella. Damiano si siede, il racconto comincia da dove lo lasciammo, a Milano, disfatto sull’asfalto di Piazza Duomo e poi in estasi sul podio del Giro d’Italia. Secondo, chi l’avrebbe mai detto alla partenza?
Neanche nei sogni
«Il dopo Giro – racconta – è stato particolare. Diciamo che le emozioni provate al Giro sono continuate anche dopo. Soprattutto la parte bella è stata quella di sentire da vicino il calore della gente, di tutte le persone che hanno tifato per me e comunque hanno seguito in Giro».
L’abbraccio di Ragusa. Lo stadio. Gli amici. I messaggi. Un’onda inattesa che lo ha travolto e portato lontano, più lontano di ogni orizzonte che avesse immaginato da ragazzino quando partì per andare in Toscana, sognando questo senza il coraggio di dirlo in giro. Damiano è magro, abbronzato e ha lo sguardo determinato. Ha chiuso la porta sulle tante richieste e si è concentrato sul lavoro.
E’ stato faticoso?
Magari per qualcuno non lo è, ma per me era tutto nuovo. Mi sono trovato al centro delle attenzioni dei media. Ho passato tante giornate, tanti pomeriggi a chiacchierare con i giornalisti e con le persone che volevano sapere di più di questo Giro. Credo che faccia parte del nostro lavoro, quindi è stata un’esperienza anche questa.
Quando hai saputo di essere uno dei cinque per Tokyo?
Bene o male con Cassani ci eravamo già parlati durante il Giro d’Italia. E dopo Milano mi ha detto che comunque ero uno di quelli quasi sicuri della maglia. Perciò sotto questo punto di vista ero abbastanza tranquillo. Poi c’è stato il campionato italiano. Non mi aspettavo una grande prestazione, per una serie di motivi che tutti possono immaginare, viste le mille cose fatte nei giorni precedenti. Però adesso siamo sulla strada buona. Sono a Livigno per cominciare l’avvicinamento. In realtà è iniziato da un po’, però adesso è il momento di fare le cose giuste per arrivare davvero pronti.
Cosa si fa a Livigno?
Di solito quando vengo su d’estate, si fa mantenimento e anche recupero. Questa volta invece sto lavorando in maniera diversa. Farò dei lavori di qualità. Dovremo essere pronti per la prova in linea di Tokyo e non avremo molte gare per rifinire la condizione. In queste giornate ci sarà da spingere di più.
Bel posto per farlo…
Penso che Livigno in estate sia per noi ciclisti o gli sportivi in generale, il miglior posto dove prepararsi per gli obiettivi nella seconda parte di stagione. Un posto adatto per andare in bici, ma è anche bello venirci con la famiglia. Diciamo che su queste montagne ognuno può trovarci quello che cerca. Nel mio caso, faccio vita da eremita. Questo ritiro è molto importante. Quindi magari ti ritagli 10 minuti, un’oretta con la famiglia, giusto per stare con i bambini. Ma tutto il resto è incentrato sulla bici e sulle sensazioni personali.
C’è differenza fra l’emozione di Rio e quella di Tokyo?
A Rio ero super contento, perché realizzavo un sogno che era appunto quello di partecipare alle Olimpiadi. Chiaramente sono contento anche adesso, però ora c’è una responsabilità in più, perché ci affacceremo alla gara senza un leader unico, quantomeno ancora dovrà essere deciso. E quindi abbiamo tutti un ruolo più importante.
Cinque capitani alla pari?
Non avendo un uomo di punta ben preciso, dobbiamo ragionare tra di noi su come affrontare la gara e cercare di ottenere il massimo risultato. Questo in ognuno di noi deve essere una motivazione extra, per lavorare al meglio e arrivare a Tokyo al massimo della condizione. Quantomeno fare tutto il possibile per esserlo.
Il risultato del Giro è diventato un’arma in più in termini di convinzione?
Al Giro ho capito semplicemente che quando sono in condizione, con la mentalità giusta e motivato nella maniera corretta, posso competere anch’io con i più forti. E’ chiaro che alle Olimpiadi troveremo i migliori atleti al mondo, quindi il livello sarà veramente alto. Però chiaramente si va in gara per vincere. Non bisogna mai sottovalutarsi e partire già battuti, questo mi sembra ovvio. Perciò io lavoro, sono sereno vado per la mia strada. E poi quello che verrà si vedrà…
Un nuovo Caruso
Lo chiamano. Si scende a sinistra e poi si risale verso il Foscagno. Il vento e il sole hanno diradato le nubi, si annuncia una grande giornata di lavoro. Le strade qua in alto sono solcate da decine di ciclisti. Bettiol e Ciccone oggi seguono altre traiettorie. Dumoulin si allena speso per i fatti suoi. I ragazzi del Bahrain Victorious si avviano. Damiano dà in inglese le direttive ai compagni ed è lui ad attivare la posizione in tempo reale su whatsapp affinché l’ammiraglia sia aggiornata sui corridori quando una coda imprevista la costringa a fermarsi. Si va verso lo Stelvio. E se il gigante sarà in buona, l’obiettivo sarà arrivare in cima. Le montagne sono amiche, ma vanno rispettate. E Damiano ha imparato a parlare con loro. Da quando quel giorno verso l’Alpe Motta ne ha riconosciuto il richiamo ed è stato ammesso nel regno dei più grandi. Buona strada, ragazzo.