Mastro Della Vedova, profeta del ciclismo piemontese

08.07.2021
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E’ il momento d’oro del ciclismo piemontese. Negli ultimi mesi sono fioccati i sigilli dei talenti di questa regione, in cui brilla la stella di Filippo Ganna, trascinatore del movimento insieme a Elisa Longo Borghini tra le donne. Alle spalle dei due assi che macinano successi già da qualche stagione, sono arrivate le zampate di Matteo Sobrero, al primo titolo tricolore assoluto nella cronometro di Faenza e quelle di Francesca Barale, figlia di Florido, capace di indossare la seconda maglia di campionessa italiana nel giro di sette mesi tra le junior. Dopo la prova su strada della scorsa annata, ecco quella nella gara contro le lancette a fine giugno.

Per farci raccontare qualche retroscena, abbiamo chiesto a chi di talenti piemontesi se ne intende come Marco Della Vedova, ex pro’ salito in ammiraglia. E’ stato lui a plasmare alcuni dei campioni sopracitati. L’abbiamo raggiunto mentre è al lavoro con Rcs Sport per studiare il percorso di due classiche d’autunno come la Milano-Torino e il Giro del Piemonte.

Marco, che ne pensi di questi campioni tuoi conterranei che hai visto crescere sin da ragazzini?

Sono felicissimo perché davvero li ho seguiti da vicino nella loro crescita, a parte Elisa Longo Borghini, con cui avevo fatto soltanto qualche test quando era esordiente. Anche lei comunque, l’ho vista sfrecciare tante volte sin da piccolina davanti a casa mia, perché siamo originari di due paesi vicini: io sono di Mergozzo e lei di Ornavasso, per cui ci divide soltanto il fiume Toce.

C’è un risultato che ti sta a cuore nello specifico?

Quello di Sobrero, perché è uno dei pochi corridori per cui penso di averci messo un po’ del mio. I vari Felline, Alafaci, Ganna e Piccolo sono tutti corridori che avevano già un certo pedigree, per cui era più facile farli andar piano che forte. Sobrero, invece, arrivava senza grandi exploit tra gli allievi, per cui l’abbiamo preso quasi per scommessa attraverso un mio amico sponsor, Donini, un po’ anche perché il papà faceva il vino. 

Un Ganna in erba, nel 2014, prima del passaggio fra gli under 23 (foto Scanferla)
Un Ganna in erba, nel 2014, prima del passaggio fra gli under 23 (foto Scanferla)
E poi?

E’ cresciuto e gli ho messo subito in testa la crono perché ho visto che andava forte in salita. Durante il primo anno da junior, nella Crono Sbirro, a Biella, aveva fatto una prova strepitosa, arrivando a 20” da Ganna, che non era in super forma in quel momento. Però è stata una gara che ci ha dato fiducia per proseguire su questa strada. Anche perché prima di partire non andava bene la bici da crono e così gliene ho data una che avevo di riserva e che in passato aveva utilizzato Felline. 

Come avete costruito questa maglia tricolore?

Matteo è cresciuto avendo davanti Ganna e Affini, per cui essendo un corridore di 60 chili da junior faceva un po’ fatica, però ci ha sempre creduto. Tant’è vero che il secondo anno ha vinto il Giro del Veneto proprio con una cronometro.

Ci sono margini per vederlo crescere ancora?

La cronometro non è la sua specialità al 100 per cento, però se il percorso è mosso come quella degli italiani, gli si addice. Poi lui è molto bravo a guidare la bici, davvero un funambolo: si butta dentro e sa quello che fa. E’ ovvio che Ganna, essendo un metro e 90, fa più fatica, anche se pure lui è migliorato parecchio nel controllo del mezzo.

Da junior Sobrero, piemontese di Alba, aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Da junior Sobrero, piemontese di Alba, aveva già un’ottima predisposizione per le crono: qui nel 2014 (foto Scanferla)
Filippo lo segui ancora da vicino?

Adesso ci vediamo un po’ meno, anche perché lui è di base in Svizzera e al giorno d’oggi i corridori passano davvero pochissimo tempo a casa. Però quando è qui, ci incrociamo e due parole le scambiamo sempre. Siamo in contatto, non quotidianamente come quando era uno junior, ma il rapporto tra di noi è sempre ottimo.

Come lo vedi in ottica olimpica?

Sono convinto che abbia delle ottime possibilità, sia nella crono sia nell’inseguimento. In pista ha dei compagni non proprio alla sua altezza, ma penso che sarebbe difficile trovarli su scala mondiale visto il livello che ha raggiunto. Però basta che gli diano quei quattro cambi giusti e possono portare a casa tutti insieme qualcosa di eccezionale. So che il ct Marco Villa li sta motivando al massimo e che i ragazzi ci credono, per cui si può ambire a molto.

E su strada?

Non bisogna lasciarsi influenzare dal risultato di Faenza: quando prende una sberla, Filippo ne dà una più forte. L’ha sempre fatto anche da junior e lo si è visto anche quest’anno al Giro d’Italia che, dopo aver preso due scoppole nelle gare di preparazione, ne ha rifiliate due agli altri quando più contava nella Corsa Rosa. La sconfitta al campionato italiano sarà uno stimolo per l’Olimpiade. Ovviamente non è il percorso cucito su di lui, però se la giocherà. Se fosse stato un tracciato tutto piatto, sarebbe stato iper favorito, ma Pippo al 100 per cento è una “carogna” e in salita va come un treno: già da junior volava.

Prima del campionato italiano di Faenza, la piemontese Francesca Barale ha vinto la Euganissima Flandres (foto Scanferla)
Prima del campionato italiano di Faenza, la piemontese Francesca Barale ha vinto la Euganissima Flandres (foto Scanferla)
Dove può migliorare ancora?

Il prossimo step, dopo le Olimpiadi, per me è di puntare alla Milano-Sanremo e alle classiche del Belgio per crescere ancora. E’ nella squadra giusta e ha davanti 5 o 6 anni in cui può fare classiche o anche brevi corse a tappe non troppo dure, magari lasciando un po’ da parte il lavoro a crono per qualche tempo.

Anche tra le donne si parla tanto piemontese…

Non conosco tanto bene Elisa Balsamo, che speriamo ci faccia sognare a Tokyo. Mentre, grazie anche al papà che sento ogni giorno, seguo da vicino Francesca Barale. E’ una diciottenne molto seria, che è cresciuta un passo alla volta, ma soprattutto che ha una passione incredibile. Quando hai questa voglia di far fatica e di arrivare in alto, puoi davvero fare grandi cose e io ci scommetterei al buio su di lei. Ai miei ragazzi dico sempre: se date 100 alla bici, ricevete 100. La “Baralina” è così e ha un futuro radioso davanti perché va forte su tutti i terreni, diciamo che il Dna aiuta visti il papà e il nonno che correvano. Potrebbe raccogliere il testimone di Elisa Longo Borghini, intanto però godiamoci questo momento d’oro per il ciclismo piemontese e per il Verbano Cusio Ossola.