Fermi tutti, adesso tocca a Remco. Il ritorno di Evenepoel…

18.04.2025
5 min
Salva

Ed eccolo l’ultimo grande di questo 2025 che mancava all’appello: Remco Evenepoel. Oggi tornerà finalmente in gara alla Freccia del Brabante, la corsa che più di tutte lo rappresenta. Un po’ fiamminga, un po’ vallone. Una gara che parla a tutto il Belgio e che tocca i luoghi del cuore del campione della Soudal-Quick Step.

«Domani passo ad un chilometro da casa mia e ad un chilometro dalla casa dei miei nonni», ha detto ieri, facendo subito capire quanto questo rientro non sia solo una questione sportiva, ma anche emotiva. Dopo sei mesi lontano dalle corse, il Remco che si presenta al via non è quello esplosivo che conosciamo, ma un atleta che ha vissuto un lungo travaglio fisico ed emotivo. E che sembra uscirne più maturo.

A dicembre, lo ricordiamo, una caduta in allenamento ha messo tutto in bilico: la preparazione per il Tour, i sogni, la stagione delle classiche e forse anche il futuro del Remco corridore. Ed è lì che il ragazzo di Schepdaal ha dovuto scavare dentro di sé per ritrovare motivazione, forza e obiettivi. Adesso riparte dalla gara di casa. E il modo in cui ne parla dice molto su dove voglia di nuovo arrivare.

Remco è tornato ad allenarsi per bene solo a metà febbraio (foto Instagram)
Remco è tornato ad allenarsi per bene solo a metà febbraio (foto Instagram)
Com’è stato affrontare questi mesi lontano dalle corse?

E’ stato il periodo più difficile della mia carriera. Non tanto fisicamente, ma mentalmente. Dopo l’incidente ho passato sei settimane completamente fermo, senza nemmeno poter pedalare sui rulli. Vedevo gli altri correre e allenarsi e io invece dovevo imparare di nuovo a muovere una spalla. Ho avuto paura. Paura di non tornare, paura di dover rivedere i miei obiettivi. Quando sei costretto a stare fermo, ti senti impotente. All’inizio è come se il mondo andasse avanti senza di te.

E’ vero che hai pensato anche di smettere?

Sì, per qualche giorno è stato così. Non perché non volessi più correre, ma perché non sapevo se avrei potuto farlo ancora ad alto livello. Il danno alla spalla era serio: legamenti compromessi, lesione nervosa. Ho iniziato a chiedermi: vale davvero la pena continuare? Poi è scattato qualcosa. Il supporto di mia moglie, della mia famiglia, della squadra. Ho capito che non era finita. Che avevo ancora molto da dare.

Come va con la spalla?

Meglio, anche se non è ancora al 100 per cento. La lesione al nervo ha lasciato qualche strascico. C’è un muscolo che non risponde come prima, ma per fortuna non è uno di quelli fondamentali per pedalare. Uso un tape speciale che aiuta a stabilizzarla, soprattutto quando sono in fuorisella o nelle fasi più concitate. Abbiamo fatto tanti test e finora ha funzionato. Domani sarà un banco di prova vero.

E’ vero, come si dice, che la fede ti ha aiutato in questo percorso?

Moltissimo. E’ una parte della mia vita che ho riscoperto da poco, insieme a Oumi (la moglie, ndr). Non l’avevo mai raccontato pubblicamente, ma la spiritualità oggi ha un ruolo importante per me. Mi aiuta a restare centrato, a non farmi travolgere dalla pressione. Pregare mi ha dato forza nei momenti in cui tutto sembrava buio. E mi aiuta anche ora, a vivere ogni giorno con più autenticità.

La sua ultima gara risale al 12 ottobre scorso, il Giro di Lombardia. Da domani sarà alla Freccia del Brabante
La sua ultima gara risale al 12 ottobre scorso, il Giro di Lombardia. Da domani sarà alla Freccia del Brabante
A che punto sei della preparazione?

Direi che sono a circa il 75-80 per cento. Dopo il via libera dei medici ho ripreso gradualmente: prima i rulli, poi qualche uscita tranquilla, infine il ritiro in Spagna a Sierra Nevada con la squadra. Lì qualcosa è cambiato. Ho potuto lavorare meglio su fondo e intensità. Non ho fatto test ufficiali, ma le sensazioni sono buone. Sento che la gamba c’è, anche se manca ancora qualcosa per essere al livello dei migliori. Questa settimana servirà per capire dove sono davvero.

Cosa ti aspetti dalla Freccia del Brabante?

Innanzitutto emozione. Questa gara passa vicino a casa mia, è quella che vedevo da ragazzino a bordo strada. Quando correrò domani, ogni curva mi ricorderà qualcosa. Spero che le gambe girino, ma non parto con l’ossessione del risultato. Voglio sentire il ritmo gara, vedere come reagisce il corpo. Se starò bene, potrei anche provare qualcosa, ma l’obiettivo vero è la Liegi.

Quali sono i prossimi passi?

Dopo la Freccia farò l’Amstel Gold Race e poi la Liegi-Bastogne-Liegi. E’ una corsa che sento mia, che ho già vinto e dove mi piacerebbe tornare protagonista. Tutto dipenderà da come reagirà il fisico nei prossimi giorni. Poi valuteremo con il team se fare Romandia, ma questo è già in ottica Tour.

Hai seguito le classiche in TV? Cosa pensi delle prestazioni di Pogacar e Van der Poel?

Certo che le ho seguite! Pogacar alla Roubaix è stato impressionante. Mi ha colpito soprattutto il modo in cui ha gestito la corsa. Non sembrava uno alla prima partecipazione, sembrava uno che l’ha fatta per dieci anni. E Van der Poel… che dire? Non ha sbagliato nulla. La sua primavera è da manuale. Quando vedi certi numeri, certi attacchi, capisci che il ciclismo oggi è a un livello incredibile. Per me è anche uno stimolo. Sapere che là davanti ci sono questi mostri mi motiva a lavorare più duro.

Evenepoel ha ringraziato la squadra, gli amici e sua moglie Oumaima Rayane (in foto) per il supporto psicologico che gli hanno dato in questo periodo
Evenepoel ha ringraziato la squadra, gli amici e sua moglie Oumaima Rayane (in foto) per il supporto psicologico che gli hanno dato in questo periodo
C’è un po’ di invidia nel vederli così dominanti?

No, non invidia. Ammirazione. Sono contento quando vedo altri corridori fare cose straordinarie. E mi chiedo: cosa posso imparare da loro? Pogacar è un esempio di completezza, Van der Poel di aggressività. Io cerco di costruirmi il mio stile, ma studiare i grandi fa sempre bene. Se poi un giorno riuscirò a batterli, sarà ancora più bello.

Hai avuto paura che questo stop rovinasse la stagione?

Sì, soprattutto nei primi giorni. Quando salta la preparazione invernale, ti senti perso. Ma ora penso che le cose succedano per un motivo. Magari avevo bisogno di fermarmi, di ricalibrare le energie. Ora mi sento più lucido, più motivato. Se riuscirò a salvare bene la primavera e arrivare al Tour in forma, potrei anche considerarlo un anno di crescita.

E i tifosi? Ti sono mancati?

Tantissimo. In questi mesi ho ricevuto migliaia di messaggi. Persone che mi dicevano di non mollare, di tornare presto. Alcuni bambini mi mandavano disegni con scritto “Forza Remco”. Quando sei a casa, infortunato, questi gesti ti commuovono. Ti ricordano perché fai questo sport. Spero domani di sentire tutto il calore del Belgio. Sarebbe il miglior segnale per dire: sono tornato.