Poco dopo la fine del Giro, quando di solito si torna dai propri cari per raccontare le proprie avventure, Marco Frapporti ha scritto su Facebook un messaggio carico di amarezza, che parlava di fatica, di delusione e di un anno storto, lasciando anche intuire l’incertezza sul futuro. In effetti la corsa del bresciano è stata una faticosa rincorsa, nella quale si possono rintracciare i temi di tutto in questa stagione così strana.
Tutto sul Giro
«Avevo dato tanta attenzione al Giro – spiega “Frappo” – invece niente è andato come volevo. Forse il Covid. Forse il freddo. Forse la stagione. Avevo fatto un bel lavoro di forza alla ripresa dopo il lockdown. Poi due ritiri in altura a Livigno prima e dopo la Tirreno-Adriatico, ma quando sono arrivato al via non ho mai avuto una sensazione accettabile. Non so se abbia pagato le ore sui rulli durante la chiusura, ma non sono di quelli che ci passava sopra le giornate. Il fatto è che sono arrivato a Palermo imballato e non mi sono mai ripreso. Anche se finire il Giro con la paura che si aveva di non riuscirci è stato bello. Nonostante la fatica, ci siamo tutti divertiti».
Attesa e gratitudine
Dopo un anno non esaltante alla Androni Giocattoli, Frapporti aveva riparato alla Vini Zabù-Ktm e per palese gratitudine avrebbe voluto ripagare il team.
«Citracca dice che sono un suo corridore – sorride – ma ancora non si è parlato di contratto. Il Covid ha gelato ogni cosa, mi sento di dire che rimarrò con rispetto e gratitudine, ma sarebbe bello avere qualche risposta. L’idea di puntare tutto sul Giro in qualche modo l’abbiamo condivisa, perché sarebbe stata la vetrina migliore. Purtroppo la caduta di Wackermann è stata un duro colpo. Avremmo lottato per lui nelle tappe più adatte e questo avrebbe dato morale a tutta la squadra. E quando alla fine è arrivato il ritiro di Visconti, sembrava che fosse finito il Giro. E non è stato bellissimo per chi è rimasto».
Rapporti corti
Ma nel Giro sfortunato di Frapporti, si è vista anche la differenza abissale fra squadre WorldTour e resto del mondo.
«Me ne sono accorto – dice – e l’ho provato sulla mia pelle. Quando aprivano il gas, la differenza era abissale. Vedi che sono in un altro mondo, possono permettersi di spendere e dedicare attenzione alle bici e ai dettagli. E così quando guardi i wattaggi in corsa, vedi che non sono troppo lontani da te, ma la differenza cronometrica è enorme. Vuol dire che a (quasi) parità di sforzo, loro vanno più veloci».
I corridori delle Vini Zabù-Ktm poi correvano con guarnitura Sram 37-50 e dietro il pacco pignoni con la scala che partiva dal 10. Non certo l’ideale per le giornate più veloci.
«Ed è stato un problema – dice – che nemmeno era risolvibile. So che Citracca ci ha provato ed è venuto fuori che Sram ha fatto una fornitura personalizzata con la guarnitura più grande per la Trek-Segafredo e la Movistar, mentre a noi è rimasta quella di serie. Che non è compatibile con altri gruppi in circolazione. E devo dire che quando si andava a 60 all’ora, girare il 50×11 ci imballava tantissimo. Il 10 non puoi usarlo troppo, se non in discesa, perché è molto piccolo e aumentano gli attriti. Pensare che negli altri anni, io andavo abitualmente con il 54…».
Arriva l’inverno
In attesa dell’inverno, una settimana di riposo dopo il Giro e poi si ricomincerà da lunedì con la mountain bike e qualche camminata in montagna.
«E visto che in Trentino si può cenare negli hotel – sorride – e finora ho trascurato la mia ragazza, ho prenotato un weekend a Pinzolo, mentre domani raggiungo un mio grande amico in Val Passiria, che è lassù con moglie e bimbi. Non vi dico chi è, perché sennò si guasta la sorpresa. Vi basti sapere che è più piccolo di me e ha cominciato nella squadra dei miei genitori».
D’accordo, acqua in bocca. Speriamo che non se ne accorga, speriamo che un contratto arrivi presto e speriamo che la sorpresa alla fine riesca. Anche se la vera sorpresa arriva alla fine della chiacchierata, davanti a una semplice domanda.
Come si chiama la tua ragazza?
Loris Corli… e se vuoi dirlo, diventerò papà a maggio dell’anno prossimo. Inizio a dirlo ora. Abbiamo aspettato il terzo mese per essere certi. Siamo insieme da poco, è un amore sbocciato velocemente e inaspettatamente. Uscivano entrambi da storie lunghe e ci siamo trovati».
Bè, cosa dire d’altro a questo punto: auguri, ragazzi!