Proprio mentre va online questo pezzo, il Giro d’Italia Donne è partito. E lo ha fatto, anzi lo sta facendo, con la cronosquadre Fossano-Cuneo di ben 26,7 chilometri.
Dici Cuneo e dici Piemonte. Dici Piemonte ed ecco che pensi ad Elisa Longo Borghini, il faro delle “nostre” atlete per quel che riguarda la classifica generale. Elisa, come Filippo Ganna, ha l’opportunità di iniziare questa sua decima avventura al Giro dalla sua regione. Certo per lei non sarà facile aprire la corsa rosa come ha fatto il “Pippo nazionale”, ma chissà. Intanto la portacolori della Trek-Segafredo sta bene ed è fiduciosa, tanto più che in queste dieci tappe potrà sfoggiare la maglia di campionessa italiana (sia a crono che su strada). E lo scorso anno fu proprio lei a vestirsi di rosa al termine della cronosquadre d’apertura.


Amore e odio
«Mi approccio al Giro con grande serenità – ha detto la Longo Borghini – mi sento bene, sono tranquilla e felice di essere nuovamente in gara con la squadra. C’è una grande intesa e amalgama tra noi, sono felice di ritrovare delle compagne con le quali non corro da tempi, come Lizzie (Deignan, ndr) ed Ellen (Van Dijk, ndr).
«Il mio rapporto con questa corsa è di “amore e odio”. Amore perché è il grande Giro del calendario femminile, la corsa più lunga e per di più nel mio Paese. E’ una corsa dura e molto ambita. Le emozioni che mi ha regalato il Giro in carriera sono state incredibili, qualcosa che rimarrà per sempre nella mia storia di atleta. Odio invece perché finora, in tutte le mie esperienze al Giro, ho sempre avuto una giornata storta. E purtroppo, quando arriva il classico giorno no tendo a perdere troppo tempo in classifica generale. Non ho mezze misure».
E quello che dice Elisa è assolutamente vero. Se si va a rivedere l’andamento dei suoi piazzamenti si noterà una vera “altalena”: ottava, undicesima, seconda, decima… Però va anche detto che è maturata molto e in salita è migliorata non poco. Senza contare che con il passare degli anni qualità come tenuta e costanza di rendimento “arrivano” in modo più fisiologico. L’ultima sua vera crisi fu quella verso Montasio al Giro 2019 quando perse quasi 3′ da una scatenata e in formissima Van der Breggen.


Parterre ricco
E a proposito di salita quest’anno proprio non manca. Il direttore del Giro, Giuseppe Rivolta, dice che si tratta di un percorso duro, ma non durissimo. Per le atlete, Elisa inclusa, non sembra essere proprio così.
«Il percorso di quest’anno – spiega la Longo – è esigente fin dall’inizio con la cronosquadre d’apertura e l’arrivo a Prato Nevoso (già al secondo giorno, ndr). Lì la classifica inizierà subito a prendere forma. Le sorti della corsa saranno decise dalla cronoscalata di Formazza e dall’ascesa al Matajur alla penultima tappa».
Il tutto con un parterre, come sempre, ricchissimo a cominciare dalla campionessa uscente, Anne Van der Breggen. Anche se non sarà della partita la Van Vleuten regina delle edizioni 2018 e 2019.
«Ma io non sottovaluto neanche Mikayla Harvey e Cecilie Ludwig – ha aggiunto Elisa – Una corsa come il Giro può riservare qualche colpo di scena e non sarei sorpresa di vedere emergere anche una outsider. Per quel che mi riguarda, la condizione è buona. Ho fatto un intenso lavoro tra maggio e giugno in altura, al Sestriere. Le vittorie a crono e in linea ai campionati italiani sono state una piacevole conferma. Sento però il bisogno di confrontarmi con le altre per capire se posso puntare alla generale o ai successi di tappa. Non voglio caricarmi oltremodo di pressioni o ambizioni».


Prime due tappe indicative
E in tal senso saranno più che indicative già le prime due frazioni. Da questi primi chilometri di gara, sia Elisa che molte sue avversarie sapranno che Giro dovranno (e potranno) correre.
«Sono qui per far bene, ma voglio capire realmente il mio livello con le prime due tappe. Il Giro Donne è l’ultimo step della lunga preparazione verso Tokyo ma non è solo un passaggio verso le Olimpiadi. E’ un appuntamento molto importante della mia stagione a prescindere. Sono qui per lasciare un segno che possa darmi anche una spinta morale importante. E poi, corro in Italia indossando il tricolore: onorare questa maglia è un obiettivo».