TIRANA (Albania) – Avevate un piano ed è andata alla perfezione? Pedersen sorride, fasciato della maglia rosa ed è di ottimo umore. «Sai, quando vinci – dice – è il piano che funziona alla perfezione. Quindi sì, oggi avevamo un piano chiaro, volevamo fare la gara dura e tutto ha funzionato. La squadra ha lavorato bene ed è bello dare loro la vittoria».




Mads vs Wout
Il danese della Lidl-Trek ha vinto la prima tappa del Giro d’Italia, partita dalla spiaggia di Durazzo e arrivata nel cuore di Tirana. La sua squadra ha fatto un forcing notevole sull’ultima salita del circuito, con il contributo eccellente di Ciccone. E nella volata che lo ha visto protagonista, Pedersen ha anticipato di mezza ruota Van Aert. Ha cercato di staccarlo (vanamente) in ogni modo. In cima alla salita si è voltato per due volte, perché Vacek gli aveva dipinto il belga in difficoltà. Ma Wout è stato furbo e si è gestito bene per arrivare fresco alla volata. Solo che la freschezza non è stata sufficiente per battere il danese.
«Non ero sicuro che avrei vinto – dice Pedersen – non è mai scontato. Ci sono tanti corridori forti in questo gruppo e sono tutti qui in ottima forma. Quindi, potrebbe essere controproducente sentirsi sicuri di vincere al via della corsa. Devi affrontarla con rispetto, credere in te stesso e poi credere nella tua squadra. Ed è quello che ho fatto oggi. Volevamo mantenere un ritmo molto elevato perché nessuno scattasse ed è per questo che “Cicco” ha preso il comando. Perché quando lui va così forte, bisognerebbe togliersi il cappello di fronte a chiunque volesse attaccare. In più, i corridori della generale non avrebbero vinto il Giro oggi, per cui hanno lasciato fare. Ma davvero sarei stato sorpreso se qualcuno fosse riuscito ad attaccare».


La grinta di Ciccone
L’Albania ha accolto il Giro con inatteso calore, anche se a Tirana il traffico è impazzito. Ci hanno chiesto la differenza fra il pubblico italiano e quello di qui. Ci siamo guardati intorno e abbiamo risposto che i tifosi italiani, al passaggio chiamano i corridori per nome. Qui invece urlavano, incuriositi dall’evento. Stamattina alla partenza Paolo Mei intratteneva il pubblico spiegando come funzioni il Giro d’Italia, segno che si sta seminando in un terreno ancora incolto. Eppure anche il pubblico albanese ha applaudito quando in testa al gruppo è passato Giulio Ciccone e si è messo a fare il forcing.
L’abruzzese l’abbiamo fermato dopo il controllo sulla sua bicicletta. Un bel sorriso e il tono soddisfatto di quando le cose vanno nel modo giusto. La sensazione che abbia dovuto lavorare più del necessario resta nell’aria, ma era la prima tappa del Giro e le energie erano per tutti fresche e desiderose di esplodere.
«E’ stata tosta – ha detto pieno di orgoglio – però abbiamo visto subito che Mads oggi aveva una gamba super. E quando lui sta bene in salita, più la facciamo forte e più è contento perché i suoi avversari fanno fatica. Con Mads c’è un rapporto speciale, tante volte è lui il primo a mettersi a disposizione, per cui aiutarlo è stato il minimo. Quando ha smesso di tirare Carlos (Verona, ndr), sapevo che bisognava fare una progressione a tutta, fino in cima. Come ho detto non sono qui per nascondermi. La mia condizione è buona e vogliamo ottimizzare ogni tappa. Oggi eravamo qui con un obiettivo e l’obiettivo l’abbiamo raggiunto. Domani c’è la crono e voglio farla bene per testarmi un po’ e poi vedremo giorno per giorno».




Pedersen e la rosa
Mads Pedersen è uno tosto ed è un grande corridore. Ieri pomeriggio, poco prima della conferenza stampa dei migliori, Stefano Diciatteo – coordinatore dell’ufficio stampa del Giro – si è lasciato scappare una battuta: «Manca proprio quello che vincerà la tappa e prenderà la maglia rosa. Ma ci hanno detto di chiamare un corridore per squadra e abbiamo preferito portare Ciccone». Scelta giustificata, però mai previsione fu più azzeccata e oggi Pedersen ha presentato il conto.
«Quando inizi con una vittoria nella prima tappa – sorride – non puoi stare lì a goderti i 20 giorni successivi. Quindi siamo qui per continuare a impegnarci e vincere il più possibile. Abbiamo fame di altro e se mi chiedete chi ci sarà domani qui dopo la crono, vi rispondo che potrei esserci nuovamente io. Farò di tutto per onorare la maglia. Abbiamo lavorato duramente per essere in forma in questa gara, per cui una sola vittoria non ci basta. Non ero esattamente un bambino che guardava le gare in televisione, ma so che questa maglia rosa è speciale. Il Giro è una delle corse più importanti al mondo e per me essere qui è la ciliegina sulla torta».


Giorno per giorno
Anche Ciccone, come detto, vuole fare una bella cronometro e quando gli abbiamo chiesto in che modo si aspetta che continui il suo Giro, ha risposto con la solidità del campione navigato. Quello che di fatto ormai è.
«La mia condizione è buona – ha detto – era il primo giorno ed è difficile trovare subito le buone sensazioni, però devo dire che è andata bene. Non mi nascondo, l’ho già detto ieri che voglio fare quello che mi riesce meglio. Cioè vivere alla giornata, divertirmi, attaccare e vincere. E farò questo giorno per giorno, non voglio tirarmi indietro. Quando c’è da lavorare come oggi, lo faccio. E quando c’è da provare a vincere, ci proverò. Mads è un leader eccezionale, tra noi c’è molta intesa. Basta uno sguardo e sappiamo quello che dobbiamo fare».


Nibali non ha cent’anni
Il cuore, dice Pedersen, batte al Nord. Per cui il fatto di aver vinto la tappa e preso la maglia non è paragonabile alla gioia per aver vinto la terza Gand-Wevelgem. Eppure il rispetto che mostra nel parlare del Giro dipinge la sua umiltà e la sua concretezza.
«Le classiche sono qualcosa di completamente diverso – dice – e sapete che il mio cuore è lassù. Ma anche vincere in un Grande Giro è speciale e, come ho detto, quando indossi una maglia come questa, diventa ancora più bello. Quindi non starò qui a fare paragoni: sono due cose diverse e mi rendono entrambe orgoglioso».
E quando gli viene chiesto se la maglia rosa evochi in lui immagini del ciclismo del passato, che ha più volte ammesso di non conoscere, Pedersen risponde con l’arguzia che spesso mette in mostra nelle sue interviste.
«Non ho grandi ricordi di maglie rosa del passato – sorride – ho qualche memoria con Nibali, ma non è passato così tanto. Vincenzo non ha ancora 100 anni, quindi era ancora ai miei tempi. Ho anche corso con lui e non ricordo che sia accaduto così tanto tempo fa…».
La corsa rosa, la numero 108 della serie, deve salutare Mikel Landa, caduto in una curva a 5 chilometri dall’arrivo, e Bouchard. Il basco della Soudal-Quick Step è stato portato all’ospedale per accertamenti. Domani la crono, il Giro d’Italia è finalmente iniziato.