Diventare mamma alla fine della propria carriera agonistica è stato un pensiero ricorrente di tante atlete, specie in epoche passate ed in qualsiasi sport. Col passare del tempo però si è sdoganato questo dogma e così sono più frequenti gli esempi di atlete che hanno affrontato la gravidanza nel pieno della loro attività. Considerando la complessità dei suoi sforzi, non ne è rimasto esente nemmeno il ciclismo.
Come si vive quindi a livello psico-fisico il periodo pre e post maternità? Abbiamo voluto chiederlo a Marta Bastianelli che nel 2014 è diventata madre di Clarissa e poi tornò alle corse molto più forte di prima. Prima però vale la pena ricordare altri casi, nei quali curiosamente troviamo altre campionesse del mondo che sono diventate mamma o lo saranno.
Mamme in gruppo
L’ultimo in ordine temporale è quello di Chantal Blaak che partorirà a maggio e che finora ha partecipato – e pedalato! – ai training camp della sua SD Worx. Fra qualche settimana dovrebbe scadere il termine per Tatiana Guderzo, che tuttavia aveva già annunciato da tempo che il 2022 sarebbe stato la sua ultima stagione. Chi sta invece per tornare ad attaccarsi il numero sulla schiena è Lizzie Deignan. Dopo la bambina avuta a settembre 2018, quattro mesi fa l’inglese della Trek-Segafredo ha partorito il secondo figlio (in apertura, un’immagine tratta da Instagram della campionessa con il piccolo Shea), per il quale la sua formazione le aveva rinnovato il contratto fino al 2024.
Un’altra iridata (della pista) e compagna di Deignan è Elinor Barker cui lo scorso marzo è nato Nico. La gallese della Uno-X aveva rivelato di aver vinto l’argento olimpico a Tokyo nell’inseguimento a squadre che era già incinta senza saperlo. C’è anche la lituana Rasa Leleivyte dell’Aromitalia Vaiano che a gennaio del 2014, mentre preparava il rientro in gruppo, vinse una mezza maratona pochi mesi dopo aver dato alla luce Alberto che adesso la segue spesso alle gare.
Marta, torniamo indietro di qualche anno e alla tua gravidanza. Era stata programmata?
A dire il vero no. Con Roberto (Roberto De Patre, suo marito, ndr) avevamo però manifestato il desiderio di diventare genitori. Non c’è stato un vero motivo, ma qualcosa che mi sentivo dentro da un po’ di tempo. Un insieme di contesti in cui mi sentivo bene. Ed è avvenuto spontaneamente, senza pressioni, poi lo abbiamo vissuto con tranquillità.
Nel periodo in cui hai pensato di diventare mamma, andavi alle gare con qualche remora o paura di compromettere quel progetto familiare?
No, mai. Ho sempre corso serenamente e senza mai tirare i freni. Mi sono sempre buttata nelle volate. Nel 2013 ero alla Faren. A maggio ho vinto la prima tappa del Tour Languedoc, disputando regolarmente il mio calendario. La mia annata l’ho interrotta chiaramente di colpo a settembre quando ho scoperto di essere incinta.
Durante i nove mesi di gravidanza guardavi già avanti a quando e come saresti rientrata?
Zero (ride, ndr). Devo dirvi che il ciclismo era l’ultimo dei miei problemi. Lo seguivo in maniera leggera, il minimo indispensabile. Restavo aggiornata grazie alle Fiamme Azzurre, visto che ero comunque una loro tesserata. In quel periodo ho preso i chili che si prendono normalmente quando si aspetta un bambino. Non pedalavo, a differenza di quello che fanno adesso. Personalmente all’epoca non avevo tanta voglia di usare la bici, neppure per tragitti cortissimi. Anche perché purtroppo adesso sta diventando pericoloso pedalare per tutti. Insomma, la bici poteva aspettare.
Com’è stato il rientro?
L’ho fatto gradualmente. A settembre, quattro mesi dopo che era nata Clarissa, ho corso i campionati italiani in pista vincendo due bronzi, nel keirin e nei 500 metri. Per il resto è stata parecchio dura. Avevo perso tanto sul piano atletico. Dovevo ricominciare daccapo. Però quando dicono che i muscoli hanno memoria non è affatto una sciocchezza. E’ decisamente vero, tant’è che non appena ho preso il ritmo, tutto è stato più semplice. Anzi, sono tornata più forte, ho vinto di più e meglio.
Tante tappe e classiche, Gand, europeo, Fiandre, campionato italiano. Risultati alla mano, dopo la gravidanza hai ottenuto 38 delle tue 40 vittorie. Qual è il motivo?
Non saprei dirvi cosa possa scattare sul piano fisico. Per tornare a quei livelli ci ho messo un po’, ma non è solo merito mio. Dietro ci sono sempre state due squadre che mi hanno aiutato e che mi aiutano tutt’ora. Una è quella in cui corri in quel momento, con lo staff atletico e dirigenziale che ti segue in tutto, proprio come adesso. L’altra è la famiglia. Un team di persone a casa che ti supporta e ti asseconda. Perché devi avere qualcuno che ti accudisca la figlia mentre lei è ancora piccola e tu sei in giro per il mondo a correre. Ancora oggi è così e non ringrazierò mai abbastanza chi mi ha aiutato finora.
Ti ripetiamo la domanda di prima. Ora che sei mamma, corri con qualche condizionamento?
Sì, certo. Adesso un pensiero a mia figlia e a chi ho a casa ce lo faccio. Sia chiaro, corro sempre al massimo, ma non c’è più quella cattiveria ed incoscienza che avevo prima. Credo tuttavia che sia dovuto all’età, non necessariamente all’essere mamma.
C’è differenza tra una mamma che corre in bici per lavoro ed un papà che fa lo stesso mestiere?
Che differenza c’è tra moglie e marito? Si sa che la moglie fa tutto (ci dice ridendo, ndr). I padri ciclisti hanno meno pressioni, come è normale che sia, perché a casa ci pensa la moglie. Facendo anche la mamma, per me il lavoro è triplo. Ormai il mio stress-control fa parte di me, non lo calcolo più su Training Peaks (sorride ancora, ndr). A parte le battute, sono fortunata perché Roberto è stato corridore (pro’ per cinque stagioni, ndr) e capisce velocemente tutte le situazioni. Un giorno ne parlavo proprio con la Deignan, anche lei nelle mie stesse condizioni.
Questa dovrebbe essere la tua ultima stagione. Marta Bastianelli mette in preventivo una seconda gravidanza?
Ora penso a correre al meglio questo 2023, poi perché no? Anzi, direi proprio di sì, è una delle cose belle della vita.