Tra i corridori che nella passata (pazza) stagione sono cresciuti di più c’è anche Andrea Vendrame. Purtroppo spesso ci si ricorda solo di chi vince. In realtà si può lasciare il segno in molti modi. A partire dall’essere sempre presenti, dal lavoro per il team e anche dal saper interpretare gli ordini d’arrivo.
Lo scorso anno il veneto, trapiantato ad Andorra, ha colto diversi piazzamenti. Ha disputato un buon Giro andando spesso all’attacco e per questo la sua squadra, l’Ag2R Citroen dov’era approdato proprio la scorsa stagione, ha previsto un bel programma di gare e di lavoro per quest’anno. Un cammino tracciato, delineato…
Andrea, è vero che la mentalità delle squadre francesi è quella di correre all’attacco? Hai avvertito questa differenza rispetto al nostro modo di correre?
Oggi il ciclismo è molto cambiato. Si basa sui dati scientifici dei potenziometri e degli apparecchi che hanno in ammiraglia i diesse con i quali conosci le pendenze che incontrerai, i distacchi, quanto puoi spingere tu e quanto il gruppo… e le differenze si assottigliano, però devo dire che questa mentalità garibaldina si avverte, ma più nelle gare, tipo quelle della Coppa di Francia, che nelle squadre. Nel WorldTour invece si corre in tutt’altro modo. L’anno scorso alla Paris-Camembert iniziarono ad attaccare a 60 chilometri dall’arrivo e menavano come se ne mancassero cinque!
E’ vero che in Ag2R Citroen vogliono puntare su di te per le classiche? Ti stai specializzando verso questa tipologia di gare?
Sì, è la verità. Ci stiamo lavorando sia con il mio preparatore, Gianni Faresin, sia con quello della squadra. Stiamo “trasformando” il fisico nel migliore dei modi per queste gare. Vado bene nelle volate ristrette (e non solo, visto che al Giro ha fatto anche quarto a Villafranca, ndr) e tengo in salita. Perdere queste qualità non varrebbe la pena.
Un’evoluzione lenta quindi. Ma cosa intendi quando parli di trasformazione fisica?
Che stiamo lavorando su diversi aspetti, a cominciare dalla forza. Per le classiche ne serve tanta. Rispetto ad uno scalatore che fa dei fuorigiri in agilità e li mantiene a lungo, io cerco una forza diversa. Spingo rapporti più duri, per minor tempo. Le salite che interessano a me durano dieci minuti.
Quindi pensiamo a classiche tipo Freccia, Liegi… o anche stile Sanremo?
L’anno scorso ho fatto la Classicissima per la prima volta e l’ho finita undicesimo, non me lo aspettavo. Non sapevo come avrei reagito dopo 300 chilometri. Ho visto che è un qualcosa di fattibile e adesso è un mio obiettivo.
Quindi è stata la Sanremo che in qualche modo ha indirizzato te e la squadra? Che ti ha dato una strada da seguire?
Diciamo di sì. E’ stata la prova del nove. Okay, Van Aert e Alaphilippe erano arrivati, ma dietro di loro c’era un gruppetto di 15-20 corridori e io ne facevo parte. E’ stata una bella cosa. Rivedendo l’ordine d’arrivo nei primi 15 c’erano 16 titoli mondiali!
E le altre classiche?
Ho il pallino dell’Amstel Gold Race, una corsa che mi è sempre piaciuta. E mi affascina anche la Freccia Vallone.
Però prima di puntare subito a queste gare così grandi, non sarebbe meglio “sporcarsi le mani” con un Laigueglia, un Larciano, una Coppa Sabatini?
Con la mia squadra le occasioni per prendere parte a gare di secondo livello sono davvero poche. Hanno previsto per me subito un calendario importante. Dopo Almeria e UAE Tour farò Strade Bianche, Tirreno e Sanremo! Un bel blocco WorldTour e spazio per fare esperienza ce n’è poco.
Però per imparare a correre prima bisogna saper camminare e lo stesso vale per “imparare a vincere” certe gare…
Penso che ad un certo punto il corridore debba correre con i grandi. La gavetta l’ho fatta. In più quest’anno sarà diverso dall’anno scorso.
Perché?
Perché l’anno scorso ero da solo e senza leader e non apprendevo benissimo, correvo un po’ così. Quest’anno invece sono in squadra con Van Avermaet e stare con lui è tutt’altra cosa. La Cipressa e il Poggio li avevo presi in coda e poi rimontavo in salita, perché non avevo il rispetto degli altri. Con un capitano come Greg sarà diverso e la sua esperienza sarà fondamentale per me.
Grande! Insomma vedremo Van Avermaet sulle pietre e tu nelle Ardenne?
Sì, più o meno sarà così. Van Avermaet ha la Roubaix in testa.