Parla Renat Khamidulin, l’ultimo zar di Russia

02.02.2021
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Per 11 stagioni c’è stata la Katusha, con la sua maglia dedicata al Cremlino, oggi c’è la Gazprom-Rusvelo di Renat Khamidulin. Il ciclismo professionistico russo è tutto qui, sulla sponda bresciana e veronese del Garda, in un team che anno dopo anno sta sviluppando un’ossatura più solida, con l’obiettivo di riprendere le antiche strade gloriose.

Ilnur Zakarin
Zakarin in Spagna tira il gruppo in ritiro e poi si volta per guardarli (@gettyimages)
Ilnur Zakarin
La Rusvelo in Spagna, trainata da Kreuziger (@gettyimages)

La grande Russia

C’era una volta infatti, anche nel ciclismo, la Grande Madre Russia, che mieteva successi sulle strade di tutto il mondo, forte di un’organizzazione capillare e militarizzata su cui negli anni si sono scoperte molte verità. Pertanto, senza andare a quegli anni, c’è stata una Grande Madre Russia anche quando le squadre di lì venivano a correre con Tonkov, Shefer, Davidenko e poi Brutt, Ignatiev, Petrov, Kolobnev, Ivanov, Karpets, Menchov, Rovny, Silin, Vlasov e Zakarin. Ragazzi che magari svolgevano la carriera dilettantistica in Europa, fra loro lo stesso Renat, per poi intraprendere la strada del professionismo.

Oggi questo aspetto non è così marcato. Renat racconta e spiega, con l’orgoglio di rappresentare il suo Paese. Il contratto con Gazprom, siglato nel 2016, è stato prolungato fino al 2024 e nella squadra che finora aveva puntato soltanto sui giovani, sono arrivati elementi di esperienza come Roman Kreuziger e Ilnur Zakarin, che con questa maglia in realtà aveva già corso nel 2013 e nel 2014.

Un Marco Canola sfinito dopo il 16° posto a Peccioli nel 2020
Un Marco Canola sfinito dopo il 16° posto a Peccioli nel 2020
Un cambio di direzione?

Direi di no, abbiamo preso corridori forti per comporre un organico forte. Il nostro obiettivo dei sogni sarebbe ovviamente partecipare al Giro d’Italia, che è importantissimo. Ma la corsa appartiene agli organizzatori: qualsiasi cosa decidano, ci adegueremo. L’Uci farà sapere se concederà una wild card in più e noi, davanti alla possibilità di non essere invitati, dobbiamo progettare anche una stagione che non lo comprenda.

Konychev nelle scorse settimane ci aveva anticipato un quadro non confortante del ciclismo in Russia…

Ci sono tre continental, la Lokosphinx, la Cogeas e Sestroretsk e soprattutto ci siamo noi. Sotto questo livello, le cose si complicano. Non è solo un problema di poche squadre, ma anche di poche corse. Andiamo bene con gli allievi, ci sono parecchie gare organizzate bene. Due anni fa invitammo una squadra veneta a una gara che organizzavamo noi e rimasero entusiasti. Invece ci sono pochi juniores e under 23.

Nikolaj Cherkasov atteso da Renat Khamidulin alla conferma dopo un ottimo finale di 2019
Nikolaj Cherkasov atteso alla conferma dopo un ottimo finale di 2019
Si riesce a farli correre in Europa?

Con il Covid è tutto più difficile. Abbiamo la nostra squadra di U23, ma non è semplice. Fino allo scorso anno se ne occupava Paolo Rosola, ma adesso viaggiare è complicato.

Pensi ci sia la volontà di ridare alla Russia un team WorldTour come fu la Katusha?

Serve un budget importante, ma credo che un grande Paese come la Russia abbia bisogno di una grande squadra. Diciamo che al momento stiamo vivendo una pausa, se sapremo dimostrare di valere l’investimento, se ne potrà riparlare.

Nel frattempo i corridori russi giovani più forti li avete voi?

Ce ne sono alcuni che possono dimostrare cose interessanti e che nel 2020 non sono riusciti ad esprimersi. Penso a Nikolay Cherkasov, che nel 2019 aveva fatto un bel finale di stagione in Italia (3° alla Coppa Agostoni e al Giro di Toscana, ndr) e sicuramente si farà vedere. Ma penso anche a Denis Nekrasov, che ha 23 anni e nel 2020 è arrivato 21° alla Tirreno-Adriatico. Credo che anche lui possa fare di più. E poi, uscendo dai confini russi, un ragazzo da cui mi aspetto molto è Mathias Vacek, un ceko, che è stato campione europeo crono da junior.

Denis Nekrasov nel 2020 ha colto, praticamente da solo, il 21° posto alla Tirreno
Denis Nekrasov 21° alla Tirreno del 2020
Ci sono anche parecchi italiani.

Tanti ragazzi interessanti. Marco Canola è un uomo di esperienza, che va forte tutta la stagione. Velasco è passato giovanissimo, nel 2020 ha stentato, ma lo aspettiamo. Damiano Cima è un uomo esperto per le fughe. Suo fratello Imerio è davvero velocissimo, ma deve fare esperienza. E poi c’è Scaroni, che in salita va davvero forte. Nel 2018 era alla pari con Vlasov, ha dei numeri. L’anno scorso non hanno avuto tanti spazi a causa delle cancellazioni delle corse, ma credo che in un 2021 più normale, riusciranno a farsi vedere.

Zakarin è contento di aver ritrovato Konychev in ammiraglia.

Lo sono anche io di averlo. Dima è il diesse più esperto che abbiamo in Russia, uno dei più rispettati in tutto il gruppo. Sa fare tutto, ha vinto grandi corse, parla tutte le lingue. E’ un tecnico completo.

Damiano Cima è secondo Renat un uomo da fughe e avrà carta bianca
Damiano Cima avrà carta bianca per le fughe
Scusa la domanda: qual è il ruolo esatto di Rosola?

Paolo è Paolo (sorride, ndr) lavora con me ed è un uomo capace di rispondere a tutte le domande, di affrontare ogni situazione. L’anno scorso gestiva da solo la squadra U23, ma in genere puoi affidargli qualsiasi incarico, perché conosce tutti. Ha lasciato un segno importante nel ciclismo italiano e ama questo sport senza condizioni. Lui c’è 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. E’ in tutti i ruoli, anche in ufficio. Guai a chi me lo tocca.

Che cosa chiedi alla tua squadra per il 2021?

Più che il numero delle vittorie, chiedo la continuità nei risultati e la visibilità migliore. Se riuscissimo ad arrivare davanti nella classifica dello Europe Tour, avremmo la partecipazione garantita a tutte le corse. Se arrivassimo secondi, sarebbe comunque ottimo. La vittoria è necessaria e so che arriverà. La mia massima, che cerco di trasmettere anche ai miei ragazzi è: mai partire tanto per partire.