C’è da capire, usando il linguaggio crudo della strada, se la grande attenzione dei 4 candidati alla Presidenza Fci verso cicloturisti e amatori nasca da un nobile fine o non sia piuttosto il modo di arrivare alle loro quote associative. In ciascuna delle interviste pubblicate nei giorni scorsi a Dagnoni, Isetti, Martinello e Perego (in ordine alfabetico) la battuta comune di ognuno era: «Vanno proposte attività vere e non considerarli dei bancomat».
Dato che continua a sembrarci insolito, se non per ambiti ristretti, che una Federazione affiliata al Comitato Olimpico debba destinare risorse agli amatori, ci siamo rivolti a chi con loro lavora da anni e lo fa anche bene, per capire se ci siano margini di manovra. E così abbiamo suonato nuovamente alla porta di Emiliano Borgna, responsabile nazionale di Acsi Ciclismo (in apertura sulla sinistra, alla presentazione della Marcialonga). Nel 2019, l’Acsi aveva 53.000 tesserati, 1.900 società affiliate, 1.200 eventi organizzati, 80 Gran Fondo. Abbiamo parlato con lui per capire se ci siano margini di collaborazione con la Fci, lasciando a ciascuno il proprio ruolo e ottimizzando le risorse.
Buongiorno Emiliano, ci dicesti di aver parlato con Martinello durante l’estate, ci sono stati altri contatti?
Con nessuno, nulla. Probabilmente si sentono di un’altra dimensione, che poi da un punto di vista normativo è vero. Vediamo quando entrerà in vigore la riforma dell’ordinamento sportivo, se ci saranno compiti più definiti. Sul fronte degli amatori, la situazione degli ultimi anni è a favore nostro e di altri Enti, perché loro hanno poca attività.
Perché siete così forti e perché per la Fci sembra tutto così difficile?
Abbiamo snellito molto la macchina organizzativa, cerchiamo di aiutare le società ad organizzare i loro eventi. Di là questo non c’è e per contro hai delle tasse gara parecchio elevate, anche perché per tanti anni non c’è stata attenzione verso il mondo amatoriale e sono rimasti indietro, avendo però probabilmente degli altri obiettivi. Ci sono stati anni ibridi, in cui si poteva credere all’agonismo amatoriale, quando si erano raggiunti degli estremi di esasperazione. Ma ora, anche grazie al Covid, le cose si sono normalizzate. Gli eventi sono fermi oppure parteciparvi è difficilissimo. La gente però ha continuato a fare sport, lo dicono anche i dati sui sinistri. E qui è nata la nostra idea di Kom You.
Che cos’è?
Lo spunto per dare un obiettivo alle persone, perché la situazione sarà ancora questa per alcuni mesi, speriamo pochi, e poi la ripresa avrà comunque incertezze e criticità. Così abbiamo ideato una challenge che dia ai praticanti lo stimolo per allenarsi, anche perché gli ultimi eventi virtuali, potendo comunque uscire in strada, hanno avuto un bel calo di partecipanti. Si affrontano le più belle salite italiane, seguendo due filoni. Puoi farne il maggior numero oppure ricercare la prestazione, con la classifica che viene stilata tramite condivisione della propria attività su Strava. Possono partecipare tutti, non solo i nostri tesserati. C’è tanta gente che ha cominciato, vestiti come capita, con bici inizialmente improvvisate. Sono nuovi tesserati per allargare il bacino e non restringerlo ai Veterani over 40, che hanno la stabilità economica per comprare le bici e pagare le iscrizioni.
La caccia ai neofiti è anche nei programmi dei quattro candidati…
Quando nacque il discorso delle convenzioni, per cui lo sport si faceva tramite gli Enti di promozione in collaborazione con le Federazioni, noi fummo i primi a firmare, non per soggezione, ma perché credevamo in una possibile collaborazione e ci crediamo ancora. Poi hanno raffrontato i numeri dei tesserati e i discorsi sono finiti. Non vedo nella Fci un competitor, lo sono semmai gli Enti che non organizzano eventi e non hanno costi che fanno campagna di tesseramento fra le mie società a prezzi stracciati. Con Fci siamo mondi diversi, si potrebbe trovare benissimo un punto di incontro.
Si parla di gare di giovanissimi legate alle Gran Fondo.
Si potrebbe sfruttare la logistica dell’evento amatoriale e abbattere i costi per gli organizzatori che da quando le gare regionali sono diventate nazionali, sono aumentati. Ma potremmo collaborare anche al di fuori delle gare.
In cosa?
La realizzazione di ciclodromi in cui fare tutti attività. Gestire l’attività di base, ad esempio nelle scuole o con i disabili. Queste cose le fanno gli Enti, non le Federazioni. Loro hanno tutto codificato con i riferimenti normativi del Coni, specialità per specialità, ma un modo per portare le persone in bici si trova. Se fai attività di giovanissimi ed esordienti alle Gran Fondo, eviti anche di far andare i ragazzini sui furgoni malmessi di certe società. Vanno alle gare con la famiglia, il papà fa la sua Gran Fondo e i bambini la loro corsa. E’ anche il modo di condividere lo sport in famiglia.
Lo fate già?
In alcuni eventi come la Marcialonga, il sabato si fa l’evento dei bambini ed ha una partecipazione eccezionale. La Gran Fondo dovrebbe essere l’atto finale di una festa di famiglia.
E se la Fci viene a prendersi i bambini, proponendo loro la tessera?
Benvenga. Noi non possiamo fare agonismo con i bambini fino ai 13 anni, prima si fanno attività ludico-promozionali. E’ giusto che i piccoli facciano attività federali. Se diventano Nibali, siamo tutti contenti. Se non lo diventano, magari vengono da noi come amatori.