La tattica dell’Italia era abbastanza semplice. Aspettare che partisse Zoe Backstedt e poi stare con le francesi. Qui non si tratta di sviscerare l’attività delle ragazze, chiedendosi se sia poco come ad esempio si va ragionando con gli uomini. Qui c’era davanti la più forte degli ultimi due anni, era certo che sarebbe partita e l’unica speranza erano appunto le francesi, possibile veicolo fino a una medaglia.
«Non solo perché avevano Rayer – spiega il cittì Sangalli – ma perché era la squadra più attrezzata. Ci abbiamo provato. Abbiamo pagato un po’ la giornata no di Ciabocco. Comunque abbiamo fatto un quarto posto onorevole per un mondiale».
Salute e fortuna
Ciabocco l’abbiamo incontrata che tornava verso i box assieme a Gaia Segato e con lo sguardo contrariato ha raccontato che stamattina le è arrivato il ciclo e certo restare competitiva a certi livelli è diventato un’ipotesi remota. Le azzurre hanno iniziato a passare, mentre iniziava a piovere e il cittì azzurro si preparava per raggiungere le elite alla partenza.
«Sapevamo – continua il suo racconto – che su un percorso così l’ago della bilancia era lo strappo, quindi anche se si rimaneva indietro, bastava stare con le francesi che si rientrava. Le ragazze hanno fatto il massimo, prendiamoci questo quarto posto e speriamo in futuro di avere più fortuna. Se Venturelli non fosse caduta in allenamento, avrebbe fatto un altro tipo di gara. Sarebbe stata davanti sicuramente a giocarsela o a provarci. Se ci mettete che anche la Segato aveva un problemino al ginocchio, si può dire che non siamo arrivati in condizioni ottimali a livello di salute, però la Pellegrini ha fatto una bella azione d’orgoglio e ha preso un quarto posto che comunque è onorevole».
Vietato muoversi
Pellegrini si chiama Francesca, corre nella Valcar-Travel&Service e quest’anno ha aperto la stagione vincendo il Piccolo Trofeo Binda. E’ bionda ed esce dalla mixed zone con la bici spinta a mano. La rincorsa a Sangalli ci ha fatto tardare, ma lei si accosta ugualmente alla transenna. La provochiamo, chiediamo se il quarto posto bruci perché puntava al podio. Lei cambia sguardo e sorride.
«Al podio si poteva puntare – ammette – però alla fine le tre che sono arrivate davanti erano le tre più forti e anche le tre che dovevamo tenere d’occhio. Dalle indicazioni di Paolo e di Rossella Callovi, dovevamo guardare in particolare la Francia, ma anche l’Olanda, cercando di sprecare il meno possibile stando a ruota loro. Quindi non dovevamo fare nulla in prima persona, essendo comunque in due rispetto alla Francia che invece erano in quattro e all’Olanda. E’ un quarto posto molto soddisfacente, considerando che siamo ad un mondiale. Se me lo avessero detto prima, non ci avrei creduto. Sono molto soddisfatta, devo ancora realizzarlo. Una medaglia sarebbe stata ancora più soddisfacente, però non ci si lamenta».
Happy birthday
E poi c’è Zoe Backstedt, che si è regalata il secondo oro di questo mondiale nel giorno del suo 18esimo compleanno. La sua facilità di azione è disarmante. Sicuramente sfrontata: se non fosse certa di avere un livello enormemente superiore, non azzarderebbe certi attacchi. Probabilmente precoce, ma con enormi margini atletici per cui pensare che, una volta passata fra le più grandi, potrebbe crescere ulteriormente.
«Non credevo di partire così presto – dice – ma dopo la prima discesa ho visto che il gruppo era rotto, ho visto la velocità e data la mia capacità nelle curve, ho mollato e sono andata dritta. Il piano era di andare da sola, ma non così presto. Di sicuro avrei anticipato per non subire il ritmo delle scalatrici più forti. Non ho mai avuto momenti di cedimento, se non a un certo punto quando il vantaggio ha iniziato a scendere. Solo che mancava un giro, avevo ancora 2 minuti e ho capito che ce l’avrei fatta al 100 per cento».
Bici e divertimento
Crono, strada, ciclocross e pista, come Federica Venturelli, che ha un anno meno e di sicuro oggi l’avrà vista andar via, dovendo a sua volta sopportare ancora gli acciacchi della caduta.
«Mi piace andare sulla mia bicicletta – sorride la festeggiata – e non è per me una gran pressione dare del mio meglio. Perciò, che sia cross o strada, crono oppure pista, per me è come giocare. Certo la pista è più schematica, ma anche quello a suo modo mi piace».
Intanto se ne torna a casa con la doppietta che l’anno scorso le sfuggì a causa di Alena Ivanchenko che la batté nella crono. Ma quest’anno i russi non ci sono. La guerra fa schifo, su questo siamo tutti d’accordo. Forse però quest’anno Zoe le avrebbe battute tutte lo stesso.