Kamna decisivo. La mossa chirurgica di Gasparotto

29.05.2022
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Ieri a vincere non è stato solo Jai Hindley, che tra l’altro non ha vinto, bensì ha preso la maglia rosa, ma è stata la Bora-Hansgrohe. E più precisamente Enrico Gasparotto, il direttore sportivo di questo Giro d’Italia.

Ancora una tattica azzeccata da parte del tecnico friulano. Chiaro, ci vogliono sempre le gambe. Ma far coincidere buone gambe e buona tattica, è meno semplice di quel che possa sembrare.

Enrico Gasparotto (al centro) stava organizzando il ritorno a valle con l’elicottero. Era davvero tardi ormai sul Fedaia
Enrico Gasparotto (al centro) stava organizzando il ritorno a valle con l’elicottero. Era davvero tardi ormai sul Fedaia

Spazio alla Bahrain 

Sul Fedaia, sta per calare la sera. Mentre si dirige all’elicottero per tornare a valle con alcuni suoi ragazzi, rimasti a lungo al controllo antidoping, Gasparotto ci racconta della tattica della sua squadra.

Solo una settimana fa era “preoccupato” perché il gruppo aveva scoperto troppo presto quanto fossero forti. «Speravo di nasconderlo più a lungo», ci aveva detto. 

Oggi aveva mandato davanti Lennard Kamna (in testa sul Fedaia nella foto di apertura). Un punto di appoggio a prescindere, una pedina usata in modo chirurgico nel finale. Mentre tutti gli altri facevano quadrato intorno all’australiano, proteggendolo persino con un uomo alla sua ruota. E procedevano senza spendere un briciolo di energia in più del necessario dopo il super lavoro verso Castelmonte.

Kamna in fuga: Gasparotto lo aveva pensato proprio per ritrovarselo davanti (e fresco) nel finale del Fedaia
Kamna in fuga: Gasparotto lo aveva pensato proprio per ritrovarselo davanti (e fresco) nel finale del Fedaia
Enrico, complimenti prima di tutto. Andiamo al sodo. Kamna in quella posizione, in quel punto del Fedaia, era studiato?

Diciamo che “Lenna” aveva sofferto un po’ negli ultimi giorni, quindi il fatto di averlo davanti nella fuga ci avrebbe protetto nel finale. E in modo specifico in quella parte lì, quella finale del Fedaia, dove normalmente tutti sono da soli. Se fosse rimasto in gruppo non avrebbe tenuto sin lì.

Quindi era voluta?

Sì, l’avevamo studiata. Ed è venuta fuori bene, no?

Parecchio! Vi aspettavate questo crollo di Carapaz?

Tutti (corridori e tecnici, ndr) ci avevano detto che Jai era quello più forte in questi giorni. Lo vedevano in gruppo e lo vedevamo anche noi. Però, sapete, un conto è dirlo e un conto è farlo.

Però verso la Marmolada ti sei preso le tue responsabilità, hai concretizzato questa superiorità decantata…

Ovviamente una salita come la Marmolada non lascia spazio a dubbi, visto quanto è dura. Credo che Hindley se la meriti proprio questa maglia. Perché è sempre stato molto calmo per tutto il Giro, non solo in corsa. Ed è stato sempre regolare nelle prestazioni. Non è mai andato sopra le righe. Molto “balance” in tutto. E credo che questo lo premi. Che poi è il segreto per vincere le grandi corse a tappe.

Hanno detto che Jai era il più forte. E allora perché non ha affondato il colpo già due giorni fa verso Castelmonte? Volevate conservare tutte le energie per il Fedaia?

La tattica della tappa friulana è andata diversamente rispetto al piano che avevamo. Speravamo che la Bahrain Victorious ci desse una mano, perché è una settimana che ci dicono che ci vogliono provare. E quindi abbiamo detto: okay, siccome si arriva tra l’altro in zone dove loro hanno delle sedi e magari sono anche motivati, facciamo qualcosa. «Dateci una mano». Glielo avevamo chiesto. Ma poi si sono tirati indietro. Evidentemente per loro è più importante la classifica a squadre o lottare per un piazzamento. A quel punto abbiamo puntato ad oggi (ieri, ndr), e Jai ha dimostrato di essere il più forte.

Kamna era entrato nella fuga di giornata. Dopo aver collaborato nelle prime fasi per prendere il largo aveva corso al risparmio
Kamna era entrato nella fuga di giornata. Dopo aver collaborato nelle prime fasi per prendere il largo aveva corso al risparmio
Saresti stato contento di arrivare alla crono con 3” di ritardo, come recitava la classifica prima del via da Belluno?

Sì, assolutamente. E non avremmo mai pensato di arrivare a Verona con quasi un minuto e mezzo di vantaggio. Però, scherzando, qualche giorno fa ho detto: tranquilli ragazzi, tanto sulla Marmolada guadagniamo due minuti e siamo a posto! Non sono due, è 1’25”, ma va bene!

Enrico, già questo inverno ci avevi detto: “Ma quale meteora, Hindley è forte davvero”. Come hai fatto ad inquadrare questo ragazzo in così pochi mesi dal tuo arrivo in Bora-Hansgrohe? Cosa ti ha colpito?

Perché per fare dei risultati del genere non sei un corridore banale. Jai aveva già fatto secondo al Giro e non lo fai per caso. Ha avuto una regolarità incredibile non solo in questo Giro, ma in tutto l’inverno, tra gare e preparazione. Ha fatto anche quinto alla Tirreno e questo premia.

I ragazzi sono tutti “innamorati” di te e di come li fai correre all’attacco…

Ah, ah – ride Gasparotto – non lo so! Loro sono contenti e sono contento anche io.