Quel che è accaduto alla nazionale italiana di ciclocross è come una caduta all’ultima curva, quando stai per giocarti tutto. Si può quindi ben capire lo stato d’animo decisamente contrariato di Daniele Pontoni, che aveva preparato la trasferta americana per i Mondiali sin dallo scorso settembre, prodigandosi per portare la squadra alla Coppa del mondo a Fayetteville per provare il percorso e aveva stilato con i ragazzi un accurato programma prevedendo anche tracciati simili nelle gare italiane. Il tutto parzialmente vanificato da un caso di Covid.
I fatti. Domenica a Hoogerheide si è svolta l’ennesima tappa della Coppa del mondo. Pontoni aveva deciso di portare i ragazzi convocati per un’ultima prova generale prima di partire lunedì mattina da Amsterdam alla volta dell’Arkansas. Un atleta del gruppo è però risultato positivo al Covid, il che ha sconvolto il gruppo: «Abbiamo messo in pratica quel che è consentito dalle normative vigenti, in Italia come in Olanda o negli Usa – ha spiegato il team manager delle nazionali azzurre Roberto Amadio – a quel punto potevano imbarcarsi solamente coloro che non avevano avuto contatti con il presunto positivo (del quale non è stato fatto il nome, ndr) e coloro che avevano fatto la terza dose di vaccino risultando negativi al test».


Si punta forte sulla Venturelli
Dovevano partire in 12, ne è rimasta esattamente la metà. L’Italia doveva prendere parte a tutte le categorie previste nella due giorni iridata di Fayetteville, invece saremo assenti sia fra gli Juniores (assenti il bronzo europeo Luca Paletti, il campione italiano Samuele Scappini e Tommaso Cafueri) come anche fra gli Elite, dove risultava iscritto il solo Jakob Dorigoni. Trasferta vietata anche per Valentina Corvi e Gaia Realini. E’ chiaro così che le possibilità azzurre di portare a casa qualcosa sono ridotte al lumicino, probabilmente affidate quasi in toto a Federica Venturelli. La junior nella stagione è già salita sul podio in Coppa del Mondo ed è quarta in classifica. Top 10 nel mirino di Silvia Persico ed Eva Lechner fra le Elite, lo stesso dicasi per Lucia Bramati fra le U23 e Davide Toneatti e Samuele Leone fra i pari età.
A loro il compito di mostrare le maglie azzurre in un mondiale attesissimo. Fino a qualche settimana fa si pensava che l’assenza dei due mammasantissima Mathieu Van Der Poel e Wout Van Aert avrebbe sotterrato l’attenzione sull’evento, ma così non è stato, anche se i costi della trasferta, uniti alle difficoltà legate alla pandemia, hanno di molto ridotto la partecipazione, tanto è vero che il Belgio ha deciso di mandare la selezione completa solo per la gara maschile e l’Olanda ha fatto la stessa cosa ma fra le donne.


Molto si gioca sin dall’inizio
Tutti parlano della sfida che avrà per principali protagonisti il britannico Tom Pidcock (che sogna la collezione di trionfi mondiali in stagione tra ciclocross, mtb, E-bike, strada e chi più ne ha…) e Eli Iserbyt, neo conquistatore della Coppa del mondo. Probabilmente decisivo risulterà il tracciato, costruito appositamente per il ciclocross e rivisto proprio per la rassegna iridata. Si gareggerà al Centennial Park di Fayetteville, su un percorso di 3,1 chilometri situato in cima alla Millsap Mountain. Quasi tutti, in attesa di testarlo ulteriormente in queste giornate di vigilia (la rassegna inizierà sabato) si affidano ai dati raccolti in occasione della tappa di Coppa.
Dati che dicono innanzitutto che sarà fondamentale affrontare la prima curva dopo il lancio in asfalto sufficientemente davanti per non rischiare ingorghi o, peggio, cadute. Poi è previsto un lungo tratto erboso con un paio di discese e in caso di terreno asciutto si supereranno anche i 40 chilometri orari di velocità. In Coppa si gareggiò su terreno estremamente fangoso, le previsioni per il fine settimana sono invece molto favorevoli.


Una scalinata infinita
Successivamente arrivano le parti più tecniche, con saliscendi e anche una breve sezione di pavé e soprattutto la lunghissima scalinata di 38 gradini (nella foto di apertura la Vos). Lo stesso Pontoni ha affermato che nel ciclocross non è infrequente affrontare simili ostacoli artificiali, ma certamente una scalinata così lunga non è consueta nel panorama odierno, infatti in Europa non si è trovata alcuna scalinata così lunga. Dalla cima delle scale picchiata con pendenza al 21%, passaggio ai box e serie di curve a 180 gradi anche con qualche sopraelevata.
Come si vede è un tracciato molto vario, che ha la caratteristica di essere spettacolare anche senza il fattore pioggia che rende sempre epico il ciclocross. Un percorso per molti versi tipicamente americano, lavorato appositamente con tutta la parte sopraelevata costruita di sana pianta, anche i tratti sterrati grazie al trasbordo di una quantità incredibile di terra. Un percorso veloce, per atleti esplosivi e che in fin dei conti potrebbe favorire coloro che hanno maggiore dimestichezza con la strada. Cosa che, a ben guardare le starting list, ormai hanno tutti…