BELLARIA IGEA MARINA – L’Italia che a volte ci riesce e sicuramente nel frattempo ci prova, ha il volto e la voce di Massimo Ceccarelli, imprenditore e amministratore di realtà che operano nel turismo a Bellaria Igea Marina. Siamo in piena costiera romagnola, fra Cesenatico e Rimini: alle spalle, a una decina di chilometri, inizia la collina. Da queste parti il prossimo anno passerà il Tour, che arriverà proprio a Rimini e ripartirà da Cesenatico, invadendo come di consueto strade e hotel. E proprio di hotel parliamo con Ceccarelli, che gestisce in prima persona l’Augusta di famiglia e si spende anche per gli interessi comuni. Perché qui la bici e il turismo ad essa collegato sono una vena preziosa su cui si scava da tempo.
«Sono più di trent’anni – spiega – che la città è inserita nel mondo del ciclismo. Forse siamo stati fra i primi a credere in questa opportunità turistica. Poi qualcuno è stato più bravo a implementare la capacità promozionale e la qualità dei servizi all’interno delle strutture, fino ad arrivare a quelli che oggi sono i migliori alberghi della Romagna, in grado di proporre servizi da 4-5 stelle».
E’ un po’ tutta la Regione ad averci creduto, no?
Questo è stato un passaggio importante. Lo stesso Terrabici (club di prodotto regionale specializzato nell’offerta cicloturistica, ndr) ha fatto sì che alcune città e alcuni alberghi si promuovessero insieme. Noi siamo fra i primi a credere che unire le forze sia il modo migliore per farsi conoscere.
Perché?
Da solo puoi essere forte quanto vuoi, ma è difficile fare destinazione ed è molto complicato acquisire credibilità. Anche se le eccezioni ovviamente ci sono.
La città, si diceva, ha una storicità importante.
Siamo stati fra i primi a proporre la bicicletta nel periodo delle vacanze pasquali. Con il passare degli anni, ci siamo accorti che in alcuni alberghi ci sono clienti di terza generazione, che continuano a venire in bicicletta. Nonni che erano i ragazzi di tanti anni fa, che adesso portano i nipoti con sé per fargli vedere San Leo e San Marino. Appassionati che dopo tanti anni conoscono le strade anche meglio di me. Quando esco con loro, non faccio io la guida, sono loro che portano me, perché conoscono strade poco trafficate anche se più impegnative.
Sul serio?
Per andare a Tavullia non fanno la statale, ma passano da dietro San Marino. Un dedalo di stradine lontane dal traffico, che quando arrivi in paese, hai già fatto tanti metri di dislivello. Hanno una filosofia molto bella di cicloturismo. Cioè quella del partire la mattina e tornare la sera. Senza fare le corse, senza fretta. Poi è chiaro che ci sono anche i gruppi di agonisti, che in sei giorni devono fare 20.000 metri di dislivello. Con loro è solo testa bassa, barrette e gel.
In che modo il cicloturismo si integra con il turismo estivo da spiaggia?
Siamo arrivati al punto di considerare come stagione turistica anche la primavera e l’autunno, in certi casi anche l’inverno. Stiamo cercando di convincere gli amministratori pubblici a non parlare più di destagionalizzazione. C’è qualche struttura che con la primavera e l’autunno lavora tanto quanto d’estate. Non è un piano B, come il Natale, il Capodanno o il periodo fieristico. Sono stagioni a tutti gli effetti, con caratteristiche diverse, sia per il tipo di cliente sia per il servizio che devi offrire. Se vuoi essere un bike hotel, devi capire quali sono le esigenze del ciclista. Se vuoi lavorare col cliente fieristico, devi capire di cosa hanno bisogno.
Di cosa ha bisogno il ciclista?
Il nuovo ciclista, non conoscendo il territorio, necessita di servizi diversi oltre che di qualità. L’Augusta oggi lo vediamo ristrutturato, dopo 10 anni di lavori. Era una pensioncina da 27 camere, nella doccia c’era la tenda e al quarto piano andavi senza l’ascensore. Quando lo abbiamo ripensato, gli abbiamo dato un indirizzo.
Quale?
Lo abbiamo immaginato come “family suite hotel”: camere grandi e spaziose per le famiglie, perché l’obiettivo doveva essere quello. Nel momento in cui ristrutturi devi pensarci, perché negli anni le esigenze del cliente cambiano, che sia sportivo, fieristico o una famiglia.
Gli altri?
Faccio parte di Terrabici, sono presidente di un consorzio regionale di promozione turistica che coinvolge il territorio. Condivido con loro tanti momenti, nuovi obiettivi e le nuove esigenze del turista. Un modo per confrontarsi e migliorarsi e per variare l’offerta turistica in modo da incotrare le diverse esigenze dei turisti americani, canadesi e europei..
In quale segmento?
Ci sono hotel che hanno aumentato la qualità dei servizi per andare incontro anche alle richieste dei ciclisti sempre più esigenti.
Hai detto che il ciclismo è una delle attività in cui la città crede.
Esatto e noi ne abbiamo approfittato per avere una pista ciclabile dal porto e lungo il corso del fiume, perché ci portasse nell’entroterra in sicurezza. Questo ha dato inizio allo sviluppo di altre piste ciclabili, cioè di altri percorsi lungo i fiumi. Il Marecchia è cresciuto, anche il Savio e la valle del Rubicone. Quando la Regione crede in certi progetti, i comuni e gli imprenditori si attivano. Se la parte pubblica fa vedere che crede in un progetto, il privato segue volentieri.
Solo ciclismo?
Come destinazione turistica, Bellaria crede molto nella cultura, nella musica e nello sport, che si tratti di beach volley, rugby, pallavolo, ciclismo oppure tennis e calcio. Il prossimo anno ci sarà anche il Tour de France e sarà un’attrazione per i turisti che sono già qui. La nostra città è frequentata da tantissimi francesi, quindi il Tour sarà un valore aggiunto.
Avete rapporti con i comuni delle colline?
Collaboriamo. Come consorzio, abbiamo proposto per anni dei pacchetti che propongono mare e collina. Mi incontrerò con i referenti di alcuni centri termali della zona di Forlì e Cesena per promuovere all’estero una settimana di vacanza, con quattro giorni al mare e tre alle terme. Non tanto per le terme fini a se stesse, quanto per far vedere il mare e poi un’altra parte della regione.
Organizzate ancora gare di mountain bike?
In collaborazione con l’Associazione Sportiva Mare-Terra Bike Team e un nutrito gruppo di amici e volontari, organizziamo da dieci anni, la 24h e ora la Bim 6h Mtb. La volontà è quella di realizzare eventi e attività coinvolgendo le diverse realtà e i Comuni, dal mare all’entroterra collinare. Dopo il covid, gli eventi sono diventati complicati e costosi: è necessario programmarli per tempo e collaborando con i vari soggetti sul territorio. Solo uniti si riesce ad avere la forza necessaria per raggiungere gli obiettivi e per realizzare nuove sfide sempre più entusiasmanti.