Affrontare una corsa di tre settimane non è cosa da poco dal punto di vista fisico. Lo sforzo è talmente grande che il corpo ne esce trasformato. O almeno era così fino a qualche anno fa. Si modificava la muscolatura, per i più giovani si diceva che aumentava la cilindrata, si perdeva peso. Ebbene come variano i parametri di un corridore in un grande Giro?
I test prima del Giro
Ad aprirci le porte di questo delicato settore è Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana-PremierTech che ci spiega prima di tutto come e quando vengono stabiliti i parametri di riferimento.
«Noi abbiamo svolto una prova funzionale sul Teide, già prima del Tour of the Alps. In quell’occasione abbiamo svolto due test sul lattato in salita: uno più sulla distanza e uno più sul breve. Da lì abbiamo estrapolato i parametri di riferimento per il Giro. Fra Tour of the Alps e Giro abbiamo fatto un’analisi delle le Ftp (Functional Threshold Power, potenza alla soglia funzionale), con le variazioni e gli adattamenti che abbiamo verificato sul campo.
«A Torino (partenza del Giro, ndr) abbiamo fatto la plicometria agli atleti per verificarne la percentuale di massa grassa e di massa magra. I nostri ragazzi venivano pesati due volte al giorno: una prima della colazione e una sul bus appena conclusa la tappa, prima della doccia. Questa seconda “pesa” è molto importante in quanto ci fornisce uno dei dati più delicati: la disidratazione. Se il peso è calato dell’1,5% rispetto al mattino si accende un campanello di allarme».
I controlli pre-gara
A questo punto Mazzoleni nella sua spiegazione divide il monitoraggio in due fasi: quella pre-gara e quella post-gara.
«Sempre la mattina prima del via, oltre al peso veniva eseguito il controllo delle urine (Usg) per verificarne la densità e se questa era acida o basica. Un altro parametro del nostro protocollo in Astana è la variabilità cardiaca. Il corridore restava 5′ sdraiato sul letto con la fascia cardio prima di andare a colazione. Tutti questi dati erano poi inseriti in un software sviluppato da noi preparatori, insieme ai medici, che ci permette di capire se il ragazzo ha recuperato o no dal giorno prima.
«A questo punto, una volta raccolti tutti i dati venivano visualizzati da noi preparatori e dallo staff medico. Se nella scheda di ogni singolo atleta appariva una luce verde, tutto okay, gialla si accendeva un preallarme, rosso c’era una situazione di allarme. I dati e i colori ci permettevano di dare, praticamente in tempo reale, delle indicazioni ai diesse sulle eventuali tattiche da attuare, gli uomini da poter far lavorare di più e quelli da tenere un po’ più tranquilli. Poi non è detto che questo software decideva le tattiche, ma era un’informazione ulteriore che si dava ai diesse. E devo dire che a volte è accaduto che qualche modifica sia stata fatta».
Dopo la tappa
Al termine delle tappe ricominciava poi il lavoro di preparatori, medici e anche del nutrizionista.
«La prima cosa che si fa – dice Mazzoleni – è quella di prendere i computerini dei ragazzi e analizzare i file. I dati più immediati che ci servono sono il battito massimo, quelle medio, la percentuale del battito medio rispetto a quello massimo e il consumo calorico. Tutto ciò serve soprattutto al nutrizionista (in questo caso la dietista, Erica Lombardi, ndr) per sapere quanto ha consumato il corridore. Il nutrizionista immediatamente ricalibra le quantità di cibo da ingerire. Dico ri-calibrare perché comunque già il giorno precedente si fa una stima del dispendio energetico a cui si va incontro, ma poi andamento della gara, variazioni atmosferiche come vento e temperatura possono incidere. E tutto ciò è importante per la salvaguardia del peso».
Peso costante
Ecco questo è un passaggio importante: la salvaguardia del peso. Fino a qualche tempo fa si iniziava un Giro con un certo peso e poi si scendeva di diversi chili, anche tre o quattro. E per certi aspetti qualcuno ne era contento. Oggi non è più così.
«Questi controlli – riprende Mazzoleni – servono per non sottostimare quel che bisogna mangiare, non per mettere gli atleti a dieta. Si presuppone che al via di una gara importante come il Giro si abbia un peso ottimale.
«In pratica non si accende la “casella rossa” che vorrebbe dire che per un giorno o due quel corridore, ammesso che non sia un uomo di classifica, dovrebbe starsene più tranquillo. Se sono capitati “allarmi rossi”? Sì, nella tappa con arrivo a San Giacomo, sopra ad Ascoli. Quella frazione è stata molto intensa, inoltre dopo il passaggio a Castelluccio di Norcia la temperatura è scesa moltissimo e questo ha richiesto un consumo energetico più elevato per mantenere costante la temperatura corporea, quindi abbiamo dovuto ricalibrare il reintegro post tappa».
L’esempio di Battistella
Per tradurre tutto questo lavoro in qualcosa di più concreto, Mazzoleni ci riporta di dati di Samuele Battistella, mostrandoci quanto siano variati i suoi valori da Torino a Milano.
«Nel complesso direi che è andata bene per tutti – spiega il preparatore lombardo – abbiamo avuto un solo ritiro, Felline, ma perché è diventato papà!
«Veniamo a Battistella. A Torino il suo peso era di 67,2 chili a Milano di 67: in pratica identico. Nell’arco del Giro ha avuto un’oscillazione tra peso massimo e minimo di 800 grammi. La plicometria ha evidenziato un calo dell1% di massa grassa, ma questo è un dato che va preso con le molle in quanto ci sono molti modi per prenderlo. Il suo battito basale, cioè quello del mattino a riposo, era di 51 pulsazioni al minuto a Torino e di 61 a Milano. Dieci pulsazioni in più, segno che la stanchezza si è fatta sentire. Si riabbassava un battito o due, dopo i giorni di riposo».
E i famosi watt sono calati?
«Diciamo – conclude Mazzoleni – che Battistella è stato molto costante in tutte e tre le settimane, non abbiamo evidenziato cali prestativi in lui. Magari ad inizio Giro erano migliori, ma non ha avuto cali degni di nota. E questo dice che lui è stato bravo e che anche noi abbiamo lavorato bene».