Ginocchio a rischio per cadute e posizioni errate

28.10.2023
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Il ginocchio rappresenta una delle parti del corpo più delicate per lo sportivo. Per quanto riguarda il ciclista si apre un vero e proprio capitolo che comprende un’ampia serie di insidie e casistiche che poi possono sfociare in infortuni più o meno gravi. Due di queste sono sicuramente le cadute e le scorrette posizioni in sella. La sottovalutazione o la fretta di risalire in bici a seguito di infortuni al ginocchio sono due dinamiche che possono causare problemi seri per il futuro. 

In una nostra intervista, Davide Ballerini ha detto: «Dopo la caduta, ho fatto prima 20 giorni senza bici. Pensavo fosse poca roba, invece non è risultato così. Dopo lo stop ho ricominciato e ho sempre avuto un fastidio al ginocchio». 

Per approfondire le casistiche e le insidie a cui il ciclista può andare incontro ci siamo affidati al parere esperto del Medico Chirurgo Marco Corzani, specialista in chirurgia del ginocchio, caviglia e piede presso il Fisioradi Medical Center.

Marco Corzani, Medico Chirurgo Specialista in ortopedia e traumatologia
Marco Corzani, Medico Chirurgo Specialista in ortopedia e traumatologia
Gli infortuni al ginocchio nel ciclista sono per la maggior parte sono causati da cadute?

Nella traumatologia sportiva in realtà sono più che altro causati da distorsione, perché per esempio nel calcio, nella pallavolo, nel basket sono dovuti a cambi di direzione, quando il ginocchio si trova in torsione e in flessione. I casi peggiori per l’articolazione cioè i traumi dell’impatto diretto sono meno frequenti, sono in genere correlati più a incidenti stradali, traumi da caduta per esempio, in bicicletta, motocicletta e situazioni di questo tipo.

Prendendo come esempio il caso di Ballerini. A che tipo di infortunio si va incontro?

Il caso di caduta con impatto sul ginocchio, quindi sulla rotula, è un po’ diverso dai traumi distorsivi, Bisogna andare a cercare più che altro dei danni sulla cartilagine, che vengono scovati bene con la risonanza. I traumi da impatto sono dovuti a un contatto con un’alta energia tra la rotula e il femore. Questi traumi sono come delle micro fratture a livello della cartilagine e dell’osso che si trova al di sotto di essa. Causano gonfiore, dolore e impotenza funzionale. Quindi il ginocchio non è più quello di prima. 

L’anatomia complessa del ginocchio in ogni sua parte (foto Mypersonaltrainer.it)
L’anatomia complessa del ginocchio in ogni sua parte (foto Mypersonaltrainer.it)
Come si trattano?

Con il riposo. In 20 giorni si può riportare l’articolazione ad uno stato più o meno sano a seconda dei casi. Le tempistiche di guarigione purtroppo vanno rispettate. Bisogna dare tempo all’osso di guarire. Quello che si può fare per aiutare lo sportivo di alto livello è modulare un po’ quello che può o non può fare. Bisogna cercare di ridurre le flesso estensioni del ginocchio, perché sono quelle che vanno a stuzzicare l’area interessata dal trauma. Si deve lavorare più sul quadricipite, per esempio, con la leg extension per agevolare la ripresa della bici.

Il riposo è importante, ripartire prima anche se con buone sensazioni è pericoloso?

Tendenzialmente sì, nel senso che se noi anticipiamo i tempi è un azzardo, perché c’è il rischio che se poi non guarisce bene quella lesione, ci si portano avanti gli strascichi per diverso tempo.

Si può ripresentare un dolore al ginocchio dopo un infortunio di questo tipo?

No, non si ripresenta perché è correlato a un trauma acuto. Quello che si può ripresentare è la sintomatologia. Perché in quell’evento può aver causato delle alterazioni della cartilagine tali successivamente da creare un problema di “usura”. Se si è creata una lesione importante alla cartilagine, che non è stata trattata con la dovuta attenzione, e si sono voluti anticipare i tempi, questa lesione alla lunga causa un’artrosi precoce della femoro-rotulea. 

La riabilitazione in palestra è un momento fondamentale per la ripresa
La riabilitazione in palestra è un momento fondamentale per la ripresa
Si procede mai con operazioni chirurgiche in questi casi?

Sì, ci sono trattamenti di vari livelli. Il primo, è l’acido ialuronico, un blando antinfiammatorio, ma soprattutto è un gel che nutre le cartilagini e le rende più trofiche, cioè più voluminose e le prepara meglio al lavoro. Agisce come un olio lubrificante fondamentalmente. Successivamente, se vediamo che alla risonanza il trauma è vistoso con dei distacchi di cartilagine, in quei casi allora il trattamento diventa chirurgico.

Con l’intervento si allungano i tempi di ripresa?

Sì. Quello che si può fare anche da un punto di vista fisioterapico, diciamo del contenimento del tono muscolare, è molto più limitato e va anche rimodulato, cercando ovviamente di non fermare l’atleta per un lungo periodo.

Nella sua esperienza ha avuto a che fare con ciclisti che hanno accusato problemi al ginocchio, anche non di questo tipo?

Sì, è interessante perché la patologia che riguarda il ciclista è un po’ un capitolo a parte del ginocchio. L’apparato estensore è composto da quadricipite, tendine del quadricipite, rotula e legamento rotuleo. Questi sono il motore del ciclista e il ginocchio è quello che lavora di più agendo nella pedalata. Le patologie che più causano dolore nella zona anteriore del ginocchio sono tante, essendo tante le strutture coinvolte. Nella pedalata la rotula è un osso che scorre sopra un binario in modo ripetitivo e crea un’usura ripetuta nel tempo, che si può evolvere in un’artrosi in futuro. E’ infatti importante per il ciclista calibrare bene l’altezza del sellino e studiare un corretto arco della pedalata. Queste sono variabili che sicuramente vanno a influire sulla salute del ginocchio per il futuro. 

La rotula è la parte più esposta e stressata del ginocchio (foto scienzemotorie.com)
La rotula è la parte più esposta e stressata del ginocchio (foto scienzemotorie.com)
Un esempio di possibili casistiche dovute a questa usura?

Il gesto tecnico ha un’importanza in quella che poi può diventare una problematica in futuro. Per esempio, chi ha una pedalata con le ginocchia molto addotte, quindi molto vicine l’una all’altra, è un po’ più soggetto a dolori anteriori come tendiniti del rotuleo, tendiniti del quadricipite o situazioni simili. Chi invece pedala con i talloni flessi, quindi con la caviglia troppo in dorsiflessione, ha più probabilità di sviluppare problematiche in futuro. Quindi è importante anche avere un biomeccanico e un allenatore che riescano a correggere il gesto tecnico perché più il gesto è pulito, meno sono le probabilità di andare incontro a infortuni o a dolore da iperallenamento. 

Quindi non è la bici che porta a queste casistiche ma una posizione o un gesto tecnico sbagliato?

Esatto, non è la bici che fa male in sé, ma è una scorretta posizione che può portare a questo. Ovviamente tutto va correlato all’entità del proprio impegno in bici. Chiaramente un ciclista che fa 100 chilometri a settimana è meno esposto rispetto a uno che ne fa 200. Però se il ciclista che ne fa 100, ha una pedalata con gesto tecnico errato, sarà sicuramente più incline in futuro a sviluppare delle problematiche.