La frattura del bacino è diventata attuale quando Remco Evenepoel è stato estratto ancora vivo dall’orrendo volo nella discesa dal Muro di Sormano. Era il 15 agosto. La diagnosi per il giovane belga fu proprio questa. Frattura del bacino e forte contusione del polmone destro. Considerato che aveva rischiato di morire, Remco tirò un sospiro di sollievo e tornò in Belgio ad aspettare, poi lavorare. Quando meno di un mese dopo, il 13 settembre, lo vedemmo di nuovo su una bicicletta, si capì che il ragazzo ha numeri da fuoriclasse e che quel tipo di frattura, se ben seguito, non è poi un monte insormontabile.
Per saperne di più, abbiamo tuttavia fatto qualche domanda a Marco Filippini, fisioterapista del Centro Fisioradi di Pesaro ed esperto di Rieducazione Posturale Globale.
Dottor Filippini, di che guaio parliamo?
Le fratture del bacino sono il tipico infortunio da trauma. Sono caratterizzate dalla rottura di uno o più ossa (in apertura l’anatomia della zona nell’illustrazione FisioterapiaItalia, ndr). In base al numero dei punti di rottura vengono classificate in Fratture Stabili o Instabili. Tutte le fratture composte o minimamente scomposte, contraddistinte da un unico punto di rottura, sono stabili. Mentre se sono presenti più punti di frattura, scomposti, la frattura è instabile. Talvolta le fratture instabili possono essere di tipo aperto, ovvero quei casi dove un frammento dell’osso fratturato protrude la pelle.
Hanno sempre origine traumatica?
Negli sportivi o nei soggetti con osteoporosi, si può verificare anche una frattura da avulsione, cioè una lesione in prossimità dei tendini e dei legamenti dove questi si inseriscono. Queste non sono facili da diagnosticare perché avvengono senza trauma diretto nella zona.
Il solo rimedio è l’immobilità?
Nelle prime settimane dopo il trauma è consigliato rimanere sdraiati a letto, in quanto l’immobilità facilita la formazione del callo osseo. Ma dopo questo periodo è fondamentale intraprendere un percorso riabilitativo.
E’ una frattura che può prevedere un intervento chirurgico?
Molto raramente e quando necessario serve per ridurre la frattura stessa.
La saldatura è sempre precisa?
Se la frattura è scomposta, ma non è necessario l’intervento chirurgico, può accadere che la saldatura della frattura non sia perfettamente precisa. Tuttavia questo non preclude la possibilità di tornare a svolgere le attività della propria quotidianità in modo normale.
Quali sono i passaggi della guarigione?
I passaggi della guarigione partono, come già detto, da un periodo di immobilità. Segue un percorso che prevede all’inizio esercizi in scarico da svolgere sia letto che in una piscina riabilitativa, per poi proseguire in palestra. L’obiettivo è di recuperare le attività della vita quotidiana e il ripristino di un corretto schema motorio del passo. Se risulta necessario l’intervento chirurgico, il tutto sarà ovviamente anticipato dall’operazione che riallineerà i vari segmenti di frattura.
Durante la rieducazione si va incontro a rischi di compensazione che possono compromettere la simmetria fra gli arti inferiori?
Più è grave la frattura, più è probabile l’insorgenza di un’asimmetria degli arti inferiori. Se durante la rieducazione il paziente non viene stimolato nel modo corretto, il rischio che la simmetria degli arti inferiori venga compromessa è concreto.
Che tipo di riabilitazione si consiglia?
Nella fase di immobilità potrebbe essere molto utile un ciclo di magnetoterapia per velocizzare la calcificazione. Superato questo periodo, il paziente inizierà un percorso riabilitativo. Esso comprende l’utilizzo di tecniche di terapia manuale da parte del fisioterapista per migliorare le disfunzioni del movimento. Poi sedute di massoterapia per trattare tutta la parte muscolare che sarà sicuramente contratta. Spesso, in queste settimane, si effettuano anche trattamenti di Tecarterapia e laserterapia ad alta frequenza. Questi mirano alla biostimolazione e alla riduzione del dolore e dell’infiammazione dei tessuti molli colpiti dal trauma.
Quale ginnastica si fa durante la riabilitazione?
In un primo momento l’idrokinesiterapia, in acqua, che permette di lavorare anche in assenza di carico per recuperare più velocemente lo schema motorio e il tono muscolare. Questo aspetto velocizza anche la successiva fase riabilitativa, da svolgere in palestra con il fisioterapista, per il completo recupero del tono muscolare dei muscoli del tronco, del bacino e degli arti inferiori. Sono molto importanti gli esercizi propriocettivi che stimolano il recupero della coordinazione e della capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio. Durante la fase in palestra, si consiglia anche un ciclo di rieducazione posturale per combattere tutti i compensi che l’infortunio e l’immobilità hanno creato.
Quali sono i passaggi prima di poter tornare in bicicletta?
Terminare il periodo di immobilità. Ottenere l’okay del medico per tornare a caricare dopo il consolidamento della frattura. Aver recuperato il ROM dell’articolazione dell’anca (Range of Motion, la flessibilità articolare, ndr). A quel punto si può ricominciare a pedalare. Nel caso in cui il paziente abbia timore di una nuova caduta si consiglia di riprendere con cyclette, spin bike o rulli. Per chi pratica ciclismo, sarà fondamentale un riposizionamento in sella da parte del biomeccanico. Il trauma infatti potrebbe aver variato alcuni parametri.
Si torna prima a pedalare o a camminare bene?
Sicuramente a pedalare, basti solo pensare che già in fase riabilitativa la cyclette è un “esercizio” per il paziente.