Viaggio nel “motore” di Pedersen, mattatore d’inizio stagione

27.02.2024
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Ora sta tirando un po’ il fiato, lo rivedremo alla Parigi-Nizza, ma senza ombra di dubbio Mads Pedersen è stato il mattatore d’inizio stagione. L’ex iridato, in forza alla Lidl-Trek, infatti ha messo nel sacco 6 vittorie su 8 giorni di gara. Ha vinto in volata, ha vinto a crono, ha vinto le classifiche generali.

Non è la prima volta che il danese mette in mostra questo suo essere eclettico. Già al Tour de France dell’anno scorso lo abbiamo visto fare spalla a spalla con Philipsen in volata e poi tirare in salita per Ciccone. E dopo qualche giorno lo abbiamo visto fare un numero pazzesco ad Amburgo, degno del migliore dei finisseur.

Ma per fare tutto questo serve quello che in gergo è chiamato un “grande motore”. Oltre ad un certa cattiveria agonistica, aspetto che al danese proprio non manca.

Del motore di Pedersen abbiamo chiesto al suo “meccanico di fiducia”, il suo coach, Mattias Reck.

Mattias Rick, svedese, è l’allenatore di Pedersen. Eccoli al termine di un test lo scorso anno, pochi giorni prima che arrivasse il main sponsor Lidl (foto Instagram)
Mattias Rick, svedese, è l’allenatore di Pedersen. Eccoli lo scorso anno, pochi giorni prima che arrivasse il main sponsor Lidl (foto Instagram)
Mattias, Mads è partito fortissimo. Come valuti la sua preparazione invernale? C’è qualche aspetto a cui hai prestato particolare attenzione?

Mads, sta andando molto bene come sempre. La continuità è più importante dei piccoli dettagli specifici. Durante l’inverno è stato molto bravo non ha perso alcun allenamento. Continuiamo ad andare avanti nello stesso modo in cui abbiamo lavorato insieme negli ultimi due anni e mezzo. L’obiettivo è sempre quello di mantenere e di sviluppare la sua naturale capacità di resistenza e allo stesso tempo migliorare ulteriormente i suoi sprint.

Quindi non mollerà l’aspetto dello spunto veloce…

Lo sprint sarà sempre un fattore chiave. Ci sono molti buoni velocisti nelle classiche, quindi deve essere molto veloce anche lui. Nelle gare a tappe fa sprint di gruppo e nelle classiche sprint in drappelli più piccoli, ma lo spunto resta cruciale.

Ci sono dei lavori specifici che a Mads piacciono particolarmente e altri che non sopporta?

Non direi. Mads è un corridore a cui piacciono molto i grandi blocchi di allenamento. Gli piace lavorare davvero duramente. E anche se a volte fa molte gare, non ha problemi a prepararsi con buoni blocchi di allenamento nel mezzo.

Come dicevamo in apertura, Mads vince nello sprint, vince come finisseur, aiuta in salita… come riesce ad essere competitivo in ogni settore?

E’ un leader ed è un corridore molto importante in seno al team. Supporta l’intera squadra con la sua personalità e il suo carattere, sia dentro che fuori dalle gare. Non corre solo per vincere, ma anche per aiutare gli altri a raggiungere i loro obiettivi, come appunto abbiamo visto nelle tappe in salita al Tour per Ciccone o quando Richie è arrivato terzo al Tour. Ha un motore e una resistenza così grandi che normalmente non si stanca delle corse a tappe. Mads, infatti ha un recupero molto rapido, quindi è un perfetto super gregario e allo stesso tempo un leader.

Pedersen (classe 1995) domina il prologo dell’ultimo Tour de Provence, dove ha vinto anche la generale e conquistato 3 tappe su 4
Pedersen (classe 1995) domina il prologo dell’ultimo Tour de Provence, dove ha vinto anche la generale e conquistato 3 tappe su 4
Super corridori e super motori. Sono i cinque del Poggio di Sanremo del 2023? Gli stessi di Glasgow…

È impressionante vedere i grandi corridori di questo periodo, di questa generazione. Sono tutti fortissimi e molto completi. Prendiamo ad esempio la vittoria di Pogacar al Fiandre l’anno scorso. L’anno prima ha imparato a conoscere le classiche fiamminghe e l’anno dopo ha vinto. Ha spinto tutti al limite sia tatticamente che fisicamente. Un corridore che si allontana dall’essere “specialista” e vince sul terreno di casa di altri. O prendiamo alcuni dei Tour di Van Aert (a proposito Van Aert e Pogacar secondo me sono i due corridori più completi). O il tempismo e la “botta” nelle salite di Van der Poel che lo hanno portato a vincere così tante grandi gare di un giorno. Quindi c’è sicuramente abbastanza concorrenza per Pedersen. Ma questo è anche ciò che ci ispira e ci motiva a lottare, ad allenarci e a correre per migliorare ancora, per sfidarli e fare del nostro meglio per avvicinarci a loro.

E cosa ha Mads in più e in meno di loro?

Nelle gare meno collinari Mads normalmente parte già come uno dei favoriti. Nelle gare più dure, più ondulate, invece anche se Mads è già fortissimo in salita, ci sono alcuni corridori che salgono  meglio di lui. Vedremo cosa faremo per sfidarli e per batterli, se servono più W/kg o una tattica diversa. Mads sa come correre!

Hai detto di seguire Pedersen da due anni e mezzo: quanto è migliorato in questo periodo e che margini ha?

Abbiamo iniziato a lavorare a metà del 2021. Ovviamente ho avuto la possibilità di iniziare da un livello già elevato. Avevo molti anni di preparazione da esaminare, come informazioni di base. Questo rende le cose un po’ più facili per me allenatore. Abbiamo subito trovato una buona collaborazione sapendo che ognuno di noi ovviamente sarebbe già arrivato alla Trek nello stesso periodo, nel 2017. Io avevo alcune idee che volevo testare e hanno funzionato bene. Allo stesso tempo Mads voleva concentrarsi ancora di più su stesso ed è diventato un corridore migliore. E lo è diventato non solo perché abbiamo cambiato alcune cose del suo allenamento, ma anche perché c’è stato un processo naturale di crescita come corridore e come persona. Pertanto abbiamo visto progressi in ogni aspetto, direi, e siamo diventati più costanti nel corso dell’anno.

VdP, Van Aert, Pogacar e Pedersen. Quattro “mega motori” del lotto dei pro’, al mondiale di Glasgow
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Perché a Mads non piace il ritiro in quota? 

L’altitudine, insieme ad esempio al lavoro in palestra (squat, pressa…) ti rendono un ciclista migliore, ma sono due dei regimi di allenamento più difficili per avere risposte chiare in anticipo. Devi testare e giudicare. Quando si tratta di altura c’è un equilibrio da considerare, non solo dal punto di vista dell’allenamento e degli adattamenti fisiologici che si ottengono, ma anche di ciò che un ciclista “sente” nello stare tre settimane su una montagna prima di andare allo Svizzera o al Delfinato e poi al Tour. Per un corridore di classifica è più chiaro cosa fare, ma per un corridore da classiche o per un velocista, anche se si hanno benefici sia in termini di capacità aerobica che anaerobica, non è sempre così. Magari in quota perde un po’ di peso più facilmente e questo non è sempre la cosa migliore per tutti i corridori.

Chiaro. Quindi qual è la tua opinione su velocisti in altura?

Ho già svolto training camp in quota con i velocisti e ho lavorato bene. Ma uno stesso ciclista l’anno successivo non è andato in quota e si è comunque comportato altrettanto bene. Il paragone secondo me non è tanto tra ritiro in quota e niente, ma tra un buon ritiro in quota o al livello del mare, in abbinamento ad una gara in più (o in meno, ndr). Per gli altri ciclisti con cui ho lavorato penso di poter dire che l’altura aiuta sicuramente, non c’è dubbio! Per concludere questo argomento direi che non escludiamo che Mads possa fare altura in futuro. Vedremo nei prossimi anni.