Le emozioni della vittoria di Matteo Sobrero nell’ultima tappa del Giro d’Italia sono ancora forti. Il suo è stato davvero un bel gesto tecnico. Un numero che vogliamo analizzare più a fondo in compagnia di Marco Pinotti, tecnico della BikeExchange-Jayco.
Qualcosa Pinotti ci aveva accennato già prima del via. Come gli avversari da temere e soprattutto la paura del meteo ballerino. Ma fortunatamente il tempo ha tenuto e il piemontese è stato più forte di quelle goccioline, cadute giuste, giuste per bagnare un po’ l’asfalto.
Pensiero del meteo
«Non è andata come nelle aspettative: è andata meglio! – dice Pinotti – I piani sono stati rispettati al meglio. C’era solo il dubbio della pioggia».
«Io avevo seguito Durbridge, partito circa 40′ prima, e la strada era appena umida, poi invece quando è partito Matteo era proprio bagnata, ma andava ad asciugarsi. E questo per certi aspetti era peggio, perché pensavo agli altri favoriti che partivano 40′-50′ dopo. Van der Poel, mi preoccupava meno, perché lui scattava solo 13′ dopo e più o meno avrebbe trovato le stesse condizioni. Alla fine Matteo nella discesa ha pagato 8” ad Arensman, per il bagnato, mentre l’altro è potuto filare a tutta».
«Vero, mancava qualcuno, ma più che altro perché eravamo a fine Giro. Alcuni uomini di classifica non rischiano perché hanno la posizione consolidata. C’è chi è scalatore e chi invece arriva a fine corsa senza troppe energie. Ecco perché tra il primo e il terzo ci sono stati 44”. Fossero rimasti in gara un Tom Dumoulin o uno Simon Yates ecco che ci sarebbero stati altri corridori intorno ai 20”-25″ di distacco».
Esperienze passate
In conferenza stampa Sobrero ci aveva parlato di una gestione lineare della sua prova: prima parte in controllo, salita senza fuorigiri e poi giù al massimo fino alla fine. Ma come ha gestito la potenza?
«Matteo ha espresso i watt che pensavamo – spiega Pinotti – non di più. Io ho basato tutto sull’esperienza: la sua e la mia.
«La sua perché sono due volte che al termine dei grandi Giri esce bene e raggiunge i suoi livelli massimi. Solo al campionato italiano dello scorso è andato un po’ oltre, ma mettiamoci che era fresco. Anche nei giorni prima si era risparmiato un po’, ma per me era importante che facesse uno sforzo simile per la salita delle Torricelle. E per questo gli avevo detto di tenere duro almeno una decina di minuti sul San Pellegrino. Era una sorta di simulazione della crono».
«La mia esperienza, invece, perché nel 2010 c’era praticamente la stessa crono e io sulle Torricelle siglai il miglior tempo. Poi fecero meglio di me in discesa, lui è stato più bravo a guidare! Comunque visto il peso simile di quando ero un corridore, ho ripreso i miei wattaggi di quel giorno, gli ho detto: io ho fatto questo ed è andata così. Proviamo a rifare lo stesso».
«Matteo è stato più bravo. Ma l’ho visto subito mentalmente acceso. Era attivo. Spianato in bici dalla prima pedalata. E devo dire che ha retto bene la pressione di questo obiettivo puntato da tempo».
Rpm e watt
Rapporti, cadenza, buche, wattaggi… tutto era programmato e tutto è stato rispettato.
«Sobrero ha montato un 58-44 davanti e un 11-30 dietro. La crono andava fatta tutta con il 58 salvo tre punti sulle Torricelle. All’uscita dal tornante doveva mettere il 44, ma non lo ha fatto. Lì un po’ mi sono preoccupato, perché se poi si fosse piantato, per far scendere la catena sul 44 e rilanciarsi avrebbe perso tempo. Invece per fortuna non si è piantato. Certo, ha usato per quel breve tratto il 58×30, però la cadenza non è scesa al di sotto delle 87-88 rpm. Ed è stata la più bassa di tutta crono».
Pinotti ci parla poi dei famigerati watt. Anche in questo caso, bisogna togliersi il cappello. Sobrero ha espresso valori da “centrale elettrica”!
«I dati veri ce li ho per la salita, perché per l’inizio e il finale soprattutto, tra discesa, curve e il tratto in pavé non sono molto indicativi. Ogni 45”-50” bisognava interrompere la pedalata per dei rilanci, quindi ci sono più che altro dei picchi».
«Sulla salita Matteo si è attestato sui 425 watt (pesa 63 chili, quindi parliamo di 6,74 watt/chilo, ndr), mentre dai dati di Strava, Arensman era sui 459 e Van der Poel dieci in più, 469. Sarei molto curioso di conoscere l’esatto peso di Arensman. Io, dalle mie stime, credo sui 70 chili. Comunque è andato molto forte anche lui.
«Dal Gpm all’arrivo c’erano circa 8′, Matteo ha impiegato 8’01”: 3’30” in discesa e 4’30” in pianura».