Corsa a piedi e ciclismo, un connubio che si rafforza (in apertura foto Getty). L’ultimo a parlarcene è stato un fresco atleta di WorldTour, Lorenzo Germani. «Facendo solo ore di bici – ci aveva spiegato il corridore laziale – si possono creare degli squilibri. Invece facendo esercizi di core zone, la palestra e anche la corsa a piedi, le cose cambiano. Abbiamo fatto un esame delle ossa e il risultato è che io ho le ossa un po’ più fragili. Facendo la corsa a piedi, il contatto col suolo e i continui traumi ne migliorano la resistenza. Cosa che in bicicletta non sarebbe possibile».
Alla luce di tutto ciò sembra quasi essersi “girata la frittata” rispetto a qualche lustro fa, quando il podismo era visto come male assoluto. Stavolta addirittura si esaltano i benefici anche a livello posturale.
Maurizio Radi, medico di Fisioradi Medical Center, fisioterapista, osteopata, chiropratico… e pertanto figura super indicata per questo argomento.
Dottor Radi, quello di Germani è un discorso che regge? Lui ha parlato anche di fragilità ossea…
C’è qualcosa di vero nel suo discorso. E pertanto ci sta che vada a ricercare certi aspetti con la corsa. Questo è un tipo di attività che può aumentare la densità ossea: il discorso dei microtraumi regge. E regge anche perché fai un esercizio aerobico con cui vai a stimolare e a rinforzare l’apparato muscolo-tendineo e muscolo-scheletrico. Bisogna però anche stare attenti.
A cosa?
Ai tempi e ai modi. Essendo la corsa un esercizio con dei saltelli se si fa un errore nel gesto atletico può creare traumi. Per me se si corre nel periodo di inattività va bene, altrimenti durante la stagione dico di no. In quel caso come diceva sempre Germani, meglio, anzi serve fare lavori sul core, sulla forza…
Quelli si mantengono tutto l’anno?
Negli anni si è visto che ci sono dei vantaggi. Si fanno tanti chilometri e tante ore di sella e si vanno a stressare anche altri arti muscolari oltre alle gambe, come gli addominali, le braccia… Oggi i corridori sono atleti a 360°.
Prima, dottore, ha accennato al corretto gesto della corsa: ma serve anche un biomeccanico della corsa a piedi?
Sì. Oggi sono stati fatti grossissimi studi che hanno evidenziato quanto sia importante avere una buona meccanica. Oggi grazie a questi studi si conosce l’importanza dei vari distretti specifici. Per esempio ci sono degli specifici esercizi per i muscoli dei piedi. Oppure si corre all’indietro per migliorare il gesto. Oggi si fanno le visite biomeccaniche anche per il golf, figuriamoci per il running.
E’ chiaro, tutto è importante, specie se a correre sono atleti di alto livello come un corridore professionista…
Un’altra cosa a cui dare importanza sono le scarpe: devono essere buone e adatte al soggetto. E ancora il fondo. Non deve essere necessariamente morbido, ma almeno che sia liscio. Spesso sento gente che dice: «Vado a correre sulla sabbia che è morbida». Okay, ma devi trovare una battigia piatta altrimenti corri su una pendenza (un traverso).
Si è sbilanciati, si corre “fuori asse”….
Esatto. E questo può creare dei traumi alla caviglie, alle ginocchia e in alcuni casi trasformarsi in tendinopatie. Le più frequenti sono quelle al tendine rotuleo e al tendine di Achille.
C’è una durata ideale per la corsa del ciclista che s’improvvisa podista?
Difficile da dire. Molto dipende dalle caratteristiche dell’atleta in questione, soprattutto quando si eseguono allenamenti funzionali come la corsa, appunto, o la palestra. Il velocista pistard farà un lavoro di forza diverso rispetto allo scalatore. Oggi un velocista pistard fa quasi più palestra che bici. Quindi dipende da che tipo di ciclista si ha di fronte.
Chiaro, tutto è calibrato…
Diciamo che un’ora di corsa, se proprio dovessimo generalizzare, può andare bene. Si svolge un ottimo lavoro aerobico, non si stressa il fisico per tempi troppo lunghi. Ma, ripeto, questo serve per stimolare altri muscoli nel periodo dell’inattività, cioè lontano dalle gare.