Abbiamo ripreso il concetto con cui Michele Scartezzini ha concluso la nostra chiacchierata di due giorni fa e lo abbiamo approfondito con Claudio Cucinotta, uno dei preparatori dell’Astana. Quella frase continuava a risuonarci nelle orecchie, assieme a un vecchio adagio di cui si parlava spesso con Marco Pantani. Anche se legato probabilmente ad altre logiche, il grosso punto di domanda di Marco era il seguente: «Come è possibile – chiedeva – che un corridore come Ullrich, che pesa 16 chili più di me, riesca a starmi a ruota così a lungo sull’Alpe d’Huez?».
In realtà Ullrich, 73 chili, dopo un po’ era costretto a mollare. E Marco, 56 chili, iniziava a guadagnare uno scatto dopo l’altro. Tuttavia, riguardando la storia recente del ciclismo e passando in rassegna lo sviluppo meccanico della bicicletta, verrebbe da dire che se il tedesco avesse avuto a disposizione una compact, si sarebbe staccato molto più avanti o non si sarebbe staccato affatto. La foto di apertura è stata scattata alla fine della tappa di Ortisei al Giro del 2017, quando Dumoulin (69 chili) in salita tenne a distanza agevolmente Quintana (59) e Nibali (64).
Per riallacciare il filo del discorso ci siamo rivolti a Claudio Cucinotta, uno dei preparatori dell’Astana, per capire se davvero lo scalatore puro sotto i 60 chili sia ormai spacciato e debba rassegnarsi a vincere le tappe.
«Se guardiamo i grandi Giri – dice Cucinotta – gli scalatori ci sono ancora e vanno forte, ma difficilmente adesso vincono le classifiche. Un po’ le crono e un po’ quello che dice Scartezzini. Le crono ci sono sempre state, ma lo sviluppo dei materiali e di conseguenza la migliore aerodinamica del sistema ciclista+bici fa sì, ad esempio, che Dumoulin riesca ad essere più efficiente di Quintana, con un divario destinato ad aumentare».
Prego Cucinotta, faccia strada…
Ci sono tre fattori che si oppongono all’avanzata del ciclista. La resistenza al rotolamento, che si riferisce alla gomme sulla strada, ma anche a tutti gli altri ruotismi della bici. La forza di gravità, cui opporsi sulle salite, diversa tra una scalata al 20 per cento e una al 7. La resistenza dell’aria che aumenta con la velocità. In salita le tre forze si sommano e la risultante che ne deriva si sposta di volta in volta verso l’una o l’altra, in base alla pendenza e alla velocità. Su una salita del 7 per cento e a parità di rapporto potenza/peso, l’atleta più pesante si ritrova con qualche watt in più per vincere la resistenza dell’aria. In più lo agevola il fatto che arriverà alla salita meno stanco di uno scalatore di 60 chili che, anche nascosto in gruppo, per andare a 50 all’ora fa certamente più fatica.
Il più pesante va più veloce in salita?
Badate bene, non è un invito a prendere chili. Si sta facendo il confronto atleti con lo stesso rapporto potenza/peso. A parità di watt/kg fra un atleta di 60 chili e uno di 70, quando la componente gravità scende, quello più pesante va più forte perché ha più watt dell’altro.
E poi c’è il discorso dei rapporti.
Che è cruciale. Una volta, appena 15 anni fa, il professionista che montava il 25 veniva preso per un cicloturista. Oggi si può usare davanti una corona da 36 con cui si asseconda meglio la curva potenza/cadenza del corridore. Se sono abituato ad andare ad alta cadenza di pedalata e trovo il rapporto che mi permette di fare lo Zoncolan a 80 pedalate, ho risolto un bel problema e contro la gravità me la gioco meglio. Vedi Froome nel 2018 che con i suoi 66 chili tenne testa a Yates o Pozzovivo che ne pesavano parecchi di meno.
Quindi lo scalatore è spacciato?
Lo scalatore forte può ancora vincere. Penso a Contador, 62 chili, che però era uno scalatore anomalo, visto che andava bene a crono. Penso a Bernal, 60 chili, che ha vinto il Tour. E penso a Quintana, 59 chili, che ha vinto Giro e Vuelta. Molto dipende dal parco avversari, dalle condizioni meteo, dal percorso. Ad ora atleti come Roglic, 65 chili, e come Pogacar, 66 chili, hanno un bel margine. A meno di non trovare un fenomeno. Come il Pantani di cui si diceva prima.