Una bici completamente nera e senza brand. Tadej Pogacar a fine maggio è stato paparazzato dal giornalista Nicolas Geay, mentre faceva la ricognizione dell’undicesima tappa del Tour (arrivo a Col du Granon) in sella ad una Colnago completamente oscurata e mai vista prima. Ora questo segreto è stato finalmente svelato e si chiama Prototipo. Un nome che è un programma ed è esplicativo più che mai di ciò che i tecnici hanno e stanno progettando per questa bici.
La Prototipo sarà presente al prossimo Tour de France e affiancherà la V3Rs già in dotazione agli atleti del UAE Team Emirates. Quella della Grand Boucle sarà l’occasione soprattutto per testare questo nuovo modello esclusivo firmato Colnago. Proprio così. Alla base di questo concetto gli atleti sono in prima linea e saranno gli attori principali dello sviluppo della bici prima della sua commercializzazione.
Primo esemplare
Fino ad ora abbiamo visto la Colnago Prototipo solo in foto e senza nessun tipo di feedback apprezzabile. Tra pochi giorni però i test passeranno sul campo e saranno direttamente misurabili una tappa dopo l’altra, attraverso interviste, scatti e anche probabili vittorie, visti gli interpreti del calibro di Pogacar.
Dopo una prima fase di sviluppo i progettisti si aspettano di trovare, durante la prova in gara delle cinque diverse laminazioni della fibra di carbonio, la soluzione migliore per un telaio che dovrà essere soprattutto versatile ed eccellente su ogni tipo di terreno.
Design di Torgny Fjeldskaar
Due concetti determinano questa nuova creazione: risultati tecnici ed estetica. Dal punto di vista del design, i punti chiave dello sviluppo della Colnago Prototipo sono soprattutto il tubo di sterzo (sottile e scavato con venature profonde e marcate) e la zona del movimento centrale, più ampia e robusta.
La matita che ha disegnato le curve e le linee del nuovo gioiello Colnago, è quella del rinomato designer del ciclismo, il norvegese Torgny Fjeldskaar, il quale vanta una lunga lista di creazioni uniche legate alle ruote strette.
«Il punto di partenza nello sviluppo della Prototipo – dice – è stato quello di creare un telaio totalmente performance-driven. Cioè con un design chiaramente orientato all’ottenimento delle migliori prestazioni tecniche. Gli obiettivi sono quelli di ottenere una maggiore rigidità verso le sollecitazioni generate dalla pedalata ed un minore drag aerodinamico. Il tutto a fronte di un peso complessivo del telaio sostanzialmente invariato se comparato a quello della V3Rs.
«Ritengo che il lavoro più importante sia stato quello di migliorare l’aerodinamica attraverso un nuovo disegno del tubo sterzo, che ha migliorato anche la rigidità, rendendolo ancora più reattivo».
Il progetto
Per lo sviluppo di questo innovativo progetto, gli ingegneri Colnago sono partiti da quello che conoscevano già sulla base delle gamme già in commercio. Per poi tramutarlo in un metodo completamente nuovo. In una prima fase, le caratteristiche di rigidità della Prototipo – telaio monoscocca – sono state sperimentate dal brand italiano sulle parti che compongono il nuovo telaio della serie C, formato da parti componibili e non monoscocca.
Poter lavorare su parti di un telaio invece che su uno completo, come dovrebbe succedere per il monoscocca, ha dato la possibilità ai progettisti di studiare diverse laminazioni dei tubi di carbonio con una sequenza molto più agile e verificabile in breve tempo.
Cinque versioni
Dai vari test dietro le quinte sono state selezionate cinque matrici di rigidità, quindi altrettante laminazioni in prova per i telai monoscocca sulle quali lavorare durante i test Saranno infatti cinque le versioni differenti che saranno a disposizione del team nelle competizioni a partire da questo weekend.
Una fase di sviluppo a imbuto che al suo epilogo ne consegnerà soltanto una in pasto al mercato mondiale. Un compito difficile, che Colnago ha scelto di affidare a chi su queste queste bici passa gioie e dolori, tanto sudore e sopratutto gli dedica la propria vita quotidiana: i corridori. Saranno infatti loro attraverso i feedback e le impressioni a determinare il risultato finale di questo test premium.
Atleti protagonisti
Dietro a questo progetto audace ma del tutto funzionale, c’è Davide Fumagalli, responsabile R&D Colnago, che spiega così il progetto.
«Per migliorare le performance di questo telaio – dice – abbiamo utilizzato un metodo totalmente nuovo. Ovvero collaborare direttamente con gli atleti della UAE Team Emirates, proponendogli di usare di volta in volta telai prodotti con laminazioni di carbonio diverse. L’obiettivo finale è di giungere alla migliore laminazione per un telaio che dovrà essere il più polivalente possibile. Quindi adatto alle esigenze dei velocisti, dei passisti e degli scalatori e di essere all’altezza nelle diverse fasi della corsa.
«D’altronde i test a computer e in galleria del vento sono importanti, ma presentano sempre dei limiti. E’ infatti difficile replicare i contesti di gara, le irregolarità del percorso, le sollecitazioni del terreno, le turbolenze aerodinamiche, le accelerazioni nei diversi momenti della competizione».