Sprint: parliamo ancora di cadenze e rapporti

03.02.2023
4 min
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Rapporti, cadenze, volate… dalla  Vuelta a San Juan ne è uscito un bel calderone. C’è chi arrivava troppo agile, chi non riusciva a girare il suo rapporto. Alla fine il discorso è meno scontato di quel che si possa immaginare e per questo Silvio Martinello ci aiuta a capire meglio.

Non è un caso che abbiamo scelto l’ex corridore veneto. Silvio è stato sia un grande della strada che un gigante della pista e poiché il tema emerso a San Juan riguardava sia gli stradisti che i pistard quale interlocutore meglio di lui?

Martinello Villa 1999
Marco Villa e Silvio Martinello durante una Sei Giorni utilizzavano il 52×16. Oggi sarebbe impensabile
Martinello Villa 1999
Marco Villa e Silvio Martinello durante una Sei Giorni utilizzavano il 52×16. Oggi sarebbe impensabile
Silvio, partiamo dall’articolo che riguardava appunto volate e rapporti. Si parlava addirittura di 58 denti all’anteriore…

Oggi si tende a spingere rapporti sempre più lunghi che ti consentono di fare maggiore velocità, ma al tempo stesso tutto ciò implica la capacità di poterlo spingere, vale a dire la forza necessaria. Il 53×11 o 54×11, rapporti che utilizzavo anche io, erano già piuttosto duri, tanto che molto spesso avevi la sensazione di non spingerli in modo efficace. Oggi invece si va verso un ciclismo che si confronta sempre di più con la forza, anche quella a secco.

La palestra è aumentata molto…

Si fa anche durante la stagione, quando invece ai miei tempi si faceva solo d’inverno quando iniziavi a fare la base. Questo ha portato all’evoluzione a cui stiamo assistendo. Una normale evoluzione direi. Certo, leggere di certi rapporti fa un po’ effetto. Io ho smesso 20 anni fa, ma a vedere certe cose sembra sia passato un secolo. Marco Villa ed io con il 51×15 vincevamo il mondiale nell’americana. Con il 52×16 primeggiavamo nelle sei giorni. E questo è il rapporto degli allievi. E’ tutto relazionato alle velocità maggiori che ci sono.

Sempre più forza. I richiami si fanno anche a ridosso delle gare. Qui, Attilio Viviani poche ore prima di partire per San Juan
Sempre più forza. I richiami si fanno anche a ridosso delle gare. Qui, Attilio Viviani poche ore prima di partire per San Juan
Chiaro: ho più forza, spingo un rapporto più lungo, vado più forte… Eppure non è tutto così scontato o lineare, perché proprio a San Juan abbiamo visto come in tanti abbiano avuto problemi di cadenza. C’è anche chi andava sopra le 130 rpm. Esiste dunque una cadenza ottimale?

Una cadenza ottimale non esiste. Almeno ragionando sulla base delle mie esperienze dico di no. Ci sono sensibilità che variano di continuo: come stai quel giorno, come arrivi allo sprint… Io ho sempre dato precedenza alla cadenza piuttosto che alla forza.

Da buon pistard…

Non ero super potente. Se prendevi i miei rivali: Cipollini, Abdujaparov, Zabel… avevano più forza pura rispetto a me. Io ero bravo a destreggiarmi in gruppo, a farmi trovare nel momento giusto nella posizione giusta… Ma se avessimo fatto uno sprint su quattro corsie distinte sarei arrivato quarto. Ma il ciclismo è diverso e non si corre ognuno sulla propria corsia. Quindi analizzando questa evoluzione è chiaro che si è lavorato più sulla forza e non sulla cadenza.

Eppure le differenze di rapporti viste in Argentina sono state piuttosto ampie. C’è chi aveva il classico 53×11, vedi proprio i pistard italiani, e chi il 58×11…

Ai miei tempi mettevi l’11 e l’istante dopo maledicevi quel momento… perché appunto era molto duro. In questa analisi va considerato il rapporto anteriore che ti permette di “giocare” dietro, perché sinceramente faccio fatica a pensare che abbiano fatto lo sprint con il 58×11. Lo devi spingere poi…

Nelle volate, come nelle crono, si vedono più rapporti monster, ma non significa che vengono utilizzati sempre. Anzi…
Nelle volate, come nelle crono, si vedono più rapporti monster, ma non significa che vengono utilizzati sempre. Anzi…
Quello che pensavamo anche noi. Magari hanno fatto lo sprint con il 58×12…

Con il 58×12 ma forse più con il 58×13. Alla fine è lo stesso concetto di quel che abbiamo visto nei “padelloni” delle crono. Utilizzano il 58 o il 60 per spingere poi il 14 o il 15 e avere la catena che lavora più dritta, quindi ha meno attriti e meno inerzia. Vai a limare qualcosa in questo modo.

Tornando alla cadenza, Silvio, si sono viste differenze marcate. Tu hai detto che quella perfetta non esiste, ma un range ottimale ci sarà…

Quando correvano mi avevano inculcato nella testa che le cadenze erano: 60 rpm per la salita e 100 per la pianura. Ma questi ritmi non sempre eri in grado di rispettarli. Specie se c’era una salitella nel finale. Provavi a tenere, ma per andare con quelle cadenze ti ritrovavi ad essere troppo duro e finivi presto in acido lattico. In volata, come detto, ci sono molto variabili…

Okay ma poniamo un sprint “lineare” in pianura…

Diciamo che con il “vecchio” 53×11 se andavi a 110-115 rpm lottavi per qualcosa di molto importante. Ma dovevi arrivare fresco allo sprint.