Tre punti forti (e uno debole) di Pogacar a crono. Parola a Malori

30.05.2024
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In questo Giro d’Italia, Tadej Pogacar è andato fortissimo anche nelle crono e il “nostro” esperto in materia Adriano Malori, ex pluricampione italiano contro il tempo, ci aiuta ad analizzare l’evoluzione dello sloveno in questa specialità. Specialità che più di altre è quella dell’estremizzazione, della perfezione.

Nei 71,8 chilometri contro il tempo che ha proposto il Giro, Pogacar ha fatto vedere cose importanti che noi analizziamo appunto con Malori, il quale ha individuato tre aspetti principali. Aspetti che in vista del Tour de France ci dicono di quanto sia migliorato lo sloveno.

Secondo Malori, il vero punto di forza di Pogacar… è la la forza
Secondo Malori, il vero punto di forza di Pogacar… è la la forza

La muscolatura

«A me – sostiene Malori – quel che più ha colpito non è stata tanto la posizione, che secondo me ha ritoccato molto poco e resta sempre molto avanzato, ma proprio lui. La sua muscolatura. E mi ha colpito non tanto nella crono di Perugia, dove tutto sommato ha fatto il suo, gestendosi in pianura e dando tutto nella salita finale, ma in quella di Desenzano, una crono ben più veloce. Una crono per specialisti».


Quel giorno Pogacar è arrivato secondo alle spalle di Ganna, ma si è lasciato dietro passistoni e cronoman importanti come Thomas e Arensman che, al netto della caduta, gli sarebbe comunque arrivato dietro.

«In una crono così pianeggiate Tadej ha battuto Thomas che lo scorso anno era stato vicinissimo ad Evenepoel. Per fare questa prestazione serve potenza. Io Pogacar lo vedo più magro dell’anno scorso, ma anche con le gambe più muscolose, finalmente si vede “la curva del quadricipite”. Di certo ci ha lavorato. E infatti spinge rapporti più lunghi. Aveva il 62».

Materiali

Non è un segreto che la Colnago da crono andasse perfezionata. E in tal senso sia il clan del team che il costruttore hanno lavorato bene e a braccetto. Per esempio è stata alleggerita. Ma in una crono pianeggiante la componente peso non è poi così determinante. E anche sugli accessori non si è stati a guardare, basta pensare al casco, il Met (un lavoro che tra l’altro avevamo anche visto dal vivo).

«Questi grandi team – riprende Malori – spesso utilizzano dei materiali neutri, diciamo così, extra sponsor. E per me la ruota lenticolare che ha usato Pogacar non aveva scritte, pertanto posso presupporre non si trattasse dello sponsor ufficiale, Enve.

«Poi ricordiamoci che in generale, Pogacar ha fatto stravolgere le misure a Colnago, pertanto non stento a credere che anche a crono abbiano fatto grossi interventi. Ma sono interventi che con precisione conoscono bene solo nello stretto entourage».

Un grande passo avanti è stato fatto anche con il casco, il Met: sia nella zona anteriore che soprattutto in quella posteriore dove si scarica l’aria
Qui Pogacar quest’anno al Giro…

Posizione

Come detto, secondo Malori Pogacar non è intervenuto troppo sulla posizione (anche se è leggermente più chiuso con le mani, come se avesse alzato un po’ gli avambracci), tuttavia Adriano ci parla del suo stare in sella sulla bici da crono.

«Pogacar mi sembra più composto – dice Adriano – merito anche di una maggiore potenza. E poi il fatto che fino a che bisognava affrontare le tappe contro il tempo abbia fatto il defaticamento post tappa sulla bici da crono mi ha fatto riflettere. Aveva la necessità di “rinnovare” questa posizione perché secondo me lui paga un po’ il giorno dopo la crono».

E qui Malori apre un capitolo, molto interessante. Ecco il suo ragionamento: «Pensateci, lo scorso anno dopo la crono di Combloux dove sì le ha prese da Vingegaard, ma era comunque andato fortissimo, il giorno successivo è crollato.

«Quest’anno a Prati di Tivo ha fatto lavorare la squadra tutto il giorno e poi ha fatto “solo” la volata… vincendola. Al Giro non aveva Vingegaard o Roglic e si è salvato, ma quel giorno per me non era super sul piano muscolare e per questo non ha attaccato. Per me quindi lui soffre il passaggio dalla bici da crono a quella da strada, dopo uno sforzo così importante».

Già dalla prima tappa Pogacar ha iniziato a fare il defaticamento con la bici da crono
Già dalla prima tappa Pogacar ha iniziato a fare il defaticamento con la bici da crono

Un punto debole?

E qui un paio di considerazioni a dare manforte a questa tesi le aggiungiamo noi. Quelli di Prati di Tivo sono stati proprio i giorni in cui Pogacar era un po’ più nervoso. Inoltre, quel suo “non attacco” verso il Gran Sasso secondo diversi tecnici era proprio perché non fosse super come al solito. E questo aveva anche alimentato qualche timida speranza in quel momento. 

Poi però la fatica è aumentata per tutti, mentre lui essendo il più forte era il più fresco. Tra le altre cose il giorno di Desenzano dopo la crono Pogacar ha fatto defaticamento sulla bici da strada, non doveva più pensare a questo aspetto.

In vista del Tour questo è un “punto debole” (con due virgolette grosse così) da prendere in considerazione. Per fortuna sua, quest’anno in Francia la prima crono è seguita da una tappa impegnativa, ma non di montagna. Mentre la seconda segue le salite, ed è quella che chiuderà la Grande Boucle.