Milan e la Reacto: assetto e dotazioni da sprinter

18.05.2023
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VIGNOLA – Il primo riposo di questo Giro d’Italia è stato in maniera anomala un giorno soleggiato con temperature decisamente primaverili. Non siamo distanti da Maranello, dove i cavalli nascosti da carbonio e uno strato di vernice rossa ogni giorno ringhiano e urlano sulle strade modenesi. Arrivati all’albergo di Vignola dove alloggia la Bahrain Victorious, all’ombra dei bus, abbiamo incontrato la giovane maglia ciclamino Jonathan Milan.

Nonostante i suoi 22 anni e un’indole degna dei motori ruggenti di queste parti, il friulano a questo Giro ci ha fatto già saltare sulla sedia con le sue volate rigogliose di watt e strattoni alla bici. Ed è proprio della sua Merida Reacto che ci siamo fatti raccontare, tra aneddoti, posizioni e accorgimenti. 

La più grande

A vedere le sue volate, la potenza è uno degli elementi che più si notano in ogni pedalata. Per questo approfondimento abbiamo chiesto a Jonathan ogni dettaglio. A partire dalla taglia: quale utilizza?

«La più grande – dice Milan – una L, non ho mai provato telai più piccoli. Anche se qualche velocista preferisce usare una misura più piccola per essere più aerodinamico, per avere il telaio più reattivo e disperdere meno energia. Però io questa necessità con questa bici non l’ho mai avuta. Sono tre anni che ho le stesse misure, magari c’è stata qualche piccola variazione su manubrio, posizione, levette alzate o abbassate, sella avanti e indietro, però il telaio è sempre rimasto lo stesso. 

«Ho sempre avuto un manubrio da 40 centimetri – spiega – alla fine per fare le volate, penso che sia l’ideale. Se è troppo stretto, i gomiti si allargano e si vanno a sbilanciare le cose. Poi vabbè l’aerodinamica mia personale è un’altra cosa che bisogna rivedere sicuramente (ride, ndr). Non ne userò uno più stretto. Avevo pensato addirittura di allargarlo per aprire la gabbia toracica quando sono giù, però alla fine ho deciso di restare così, perché mi trovo bene. A inizio anno volevo fare un paio di modifiche, almeno provarci, però mi sono detto: perché farlo? Se mi trovo bene, meglio mantenere questo assetto».

Posizione e aerodinamica

Un altro aspetto che in queste volate fatte con la maglia ciclamino indosso non è passato inosservato è la sua posizione “anomala“. Quando tutti i velocisti tendono a portare il naso più vicino alla ruota anteriore, per Jonny l’unica priorità è sembrata quella di erogare più potenza possibile. 

«Il primo anno – ricorda Milan – ero di mezzo centimetro più alto e poi piano piano sono andato un po’ più in giù per cercare di essere più aerodinamico. Le modifiche non sono state tante. L’anno scorso sono stato un sacco fermo. Ho finito l’annata che mi sentivo veramente bene e ho detto: “Bene adesso possiamo fare qualche prova, è il momento giusto“.  Perché se si aspettava magari l’inizio di quest’anno con un qualche chiletto in più e magari un po’ più di rigidità, non mi sarei sentito tanto bene e avrei messo mano alla bicicletta non essendo al top. Quindi l’anno scorso ho alzato di pochissimo la sella, è stata tirata un po’ più avanti per far sì che la pedalata traesse più spinta dal pedale. 

«Avevo fatto – dice – delle piccole modifiche, millimetriche, sui pedali e sulle tacchette, con cui mi sono veramente trovato bene. Ho cambiato anche scarpe. Sono uno molto precisino. Sono bello delicato, queste cose qua riesco a sentirle subito: sella avanti, indietro, alta, bassa, manubrio, leve…».

Una linea aero per questa Merida Reacto
Una linea aero per questa Merida Reacto

Comfort, rigidità e peso

La Merida Reacto ha un telaio aero che però riesce ad accomunare varie caratteristiche. Così siamo partiti da una domanda base per farci raccontare questo telaio. In che ordine metteresti, comfort, rigidità e peso?

«Essendo un sprinter – spiega – ed essendo fisicamente grande, la rigidità deve essere al top. Poi ci metto il comfort perché noi stiamo molte ore in sella. Infine il peso perché magari è una caratteristica su cui si può chiudere un occhio. Avendo una bici grande, sono sempre stato abituato a non farci troppo caso. In questa Reacto trovo assolutamente queste tre caratteristiche. Però dico che, nonostante le dimensioni e la sua grandezza, il peso è anche molto basso. 

«Sono io che che devo costruirmi meglio fisicamente, perché più dritta è la bici, meno disperdi e più scarichi potenza sui pedali. Di solito punto sempre a cercare di tenerla più ferma possibile, perché tagli meglio l’aria».

Ruote e rapporti

La qualità costruttiva di Merida è fuori discussione, perciò con Milan abbiamo approfondito anche gli allestimenti, a partire dalle ruote Vision 60 SL, i copertoncini Continental Gran Prix 5000s Tr e i rapporti del suo Shimano Dura Ace Di2 disc.

«Le ruote da 45 millimetri che vedete – dice Jonathan – le abbiamo montate nelle ultime tappe per alleggerirla. Di solito uso le 60, mentre le pressioni andiamo a concordarle di volta in volta. A me piace tenerle un po’ più altine. Non mi piace più di tanto guidare col bagnato, ma siamo fortunati perché con Continental siamo molto ben attrezzati. Abbiamo i 28, però al Giro di Croazia lo scorso anno ho provato anche i 30 e i 32 e devo dire che non si hanno problemi a guidare in condizioni anche stressanti. Nella prima tappa che ho vinto c’era una discesa molto tecnica e insidiosa, bagnata e con le foglie per terra. Ero dietro a Matej (Mohoric, ndr) ed era la prima volta che provavo a seguirlo. Mi sono detto: “O mi fido e vado con lui, oppure tiro i freni e vado giù alla Jonny”. Alla fine ci ho provato, mi sono fidato e sono rimasto stupito per la tenuta. 

«Per quanto riguarda i rapporti – conclude – nelle prime tappe in volata ho sempre usato il 55. Nella prima penso di essere riuscito a tirare il 12 e montavo una cassetta con il 30. Invece, per le ultime tappe con più salita ho montato il 34, con il 54 davanti. Preferisco andare su un po’ più agilino che impallarmi la gamba, ma di solito lascio che a comandare siano le sensazioni. Se per caso non mi sento molto bene fisicamente, faccio le volate con un rapporto più agile. Quando a Napoli ha vinto Pedersen credo di aver sprintato con il 54×13, sicuramente troppo agile».