Spesso si dice, erroneamente: «Le bici sono tutte uguali». Dando per scontato criteri di ricerca e sviluppo e sulla realizzazione dei vari modelli. In realtà più ci addentriamo nel mondo del professionismo e più scopriamo che non è così. Di certo non lo è per Lapierre e la nuova Xelius Sl.
Già lo scorso anno quando ci trovammo di fronte alla nuova Aircode (la bici aero del brand francese) capimmo che non si trattava di una bici “banale”. Oltre alla presentazione, che avvenne al Italian Bike Festival in cui venivano spiegati i processi di sviluppo di questa bici, ad occhio nudo si potevano capire la cura per certi dettagli e il perché di certe soluzioni.
Xelius dal 2010…
Ebbene per il progetto Xelius si è andati oltre. O meglio, si è continuato su quel metodo, ma di fatto si è creata una bici senza compromessi. Xelius resta infatti il modello leggero, quello per gli scalatori, ma inevitabilmente ci sono state influenze aero. Come ormai si ha in tutti i settori del ciclismo.
La prima Lapierre Xelius è del 2010 e in questi undici anni ha raccolto successi in tutti e tre i grandi Giri, il Giro di Lombardia e diversi titoli nazionali. E così dopo tre anni dall’ultimo restyling ecco arrivare la Xelius Sl, lanciata in anteprima al Tour de France con i corridori della Groupama-FDJ. Anche se capitan Gaudu l’aveva già sfoggiata al Delfinato.
La forcella ha steli dritti e con forme (impercettibilmente) affusolate “a goccia” Per la Xelius Sl, tubazioni leggermente più grandi rispetto al precedente modello e linee più aero Manubrio integrato e piega flat… I freno immancabilmente a disco con perno passante Il triangolo alto tipico di Lapierre è più pronunciato
Leggera, aero, aggressiva
Come accennato: nonostante il peso leggero sia il dogma di questa bici, l’integrazione e l’aerodinamica sono i punti sui quali in Lapierre ci si è concentrati di più. Attacco e manubrio sono integrati fra loro. O meglio: a vista sembra un integrato totale, poi se si va a vedere la piega (flat) può ruotare all’interno dell’attacco. Una buona possibilità che supera il limite del manubrio integrato totale, pur mantenendo i vantaggi aero. A questo set si lega il passaggio dei cavi totalmente interno al manubrio, appunto, e al telaio. Un qualcosa che va anche a vantaggio della pulizia estetica.
Grazie all’utilizzo di una nuova fibra di carbonio, la Uhm (Ultra High Modulus), non solo diminuisce il peso, ma si è potuto variare un po’ le geometrie (che però Lapierre non fornisce) e le forme dei tubi senza compromettere la rigidità e la reattività. Anzi, queste sono state migliorate. Per esempio i tubi dei foderi alti (carro posteriore) sono adesso dritti, mentre nella precedente versione erano leggermente arcuati verso l’alto. Tubi dritti però fanno pensare ad una maggiore scomodità, in realtà, come scopriremo con Guarnieri, non è così. In più, le sezioni di: orizzontale, piantone, obliquo e appunto foderi alti sono tutte un po’ più grandi. Quindi più materiale, ma meno peso: pensate che carbonio!
Si è poi lavorato molto sull’avantreno. La forcella ha steli dritti e con forme (impercettibilmente) affusolate “a goccia”. In modo tale da far defluire meglio l’aria e ridurre le turbolenze. Nella nuova Xelius Sl si rivede molto dell’Aircode Drs.
La vera prova su strada di Guarnieri
«Su tutte le bici – spiega Jacopo Guarnieri – c’è il nostro zampino. A noi davvero arrivano tre prototipi con tre carbonio diversi ciascuno. Da lì poi ecco che nel tempo subentrano nuove migliorie. Noi diamo agli ingegneri i nostri feedback e ogni volta arriva il prototipo successivo modificato. L’anno scorso Lapierre aveva presentato la bici aero, la Aircode Drs, mancava all’appello quella per gli scalatori, appunto la Xelius Sl.
«Una bici per scalatori che però è stata resa anche molto aero. Io che faccio parte dei velocisti e che uso molto l’Aircode Sl, posso dire che alle altissime velocità senti la differenza aerodinamica, altrimenti no. In salita la Xelius Sl è una signora bici, è molto leggera e si sente, ma devo dire che nonostante io non sia un peso leggero mi ha stupito la sua reattività.
«E va molto bene anche in discesa. L’Aircode è veloce e stabile quando si scende forte, la Xelius però grazie alle sue geometrie più snelle è sicuramente più veloce nelle discese tecniche e guidate in quanto è più rapida nei cambi di direzione. E soprattutto ti perdona anche qualche errore di troppo. Ha un avantreno eccezionale.
«Nelle tappe alpine del Tour l’ho usata con le ruote Shimano Dura Ace C60 ed era davvero rigida».
E sulla comodità? Guarnieri che è molto alto fa un’osservazione non banale.
«I miei compagni sentono molto la differenza di comodità rispetto all’Aircode, loro trovano la Xelius molto più comoda. Io invece l’avverto di meno. Sarà che con le Shimano C60 mi trovo molto bene…».
Gaudu sta correndo il Tour con una bici identica a questa Un meccanico del team Groupama-Fdj al lavoro sulla Xelius
Gaudu sta correndo il Tour con una bici identica a questa Un meccanico del team Groupama-Fdj al lavoro sulla Xelius
Il modus operandi di Lapierre
Ma se queste sono le specifiche tecniche, merita (e non poco) ascoltare le parole di Jacopo Guarnieri per quel che vi dicevamo in quanto a sviluppo e ricerca. E scoprire la bellezza della nascita di una bici Lapierre… e non solo della Xelius.
Guarnieri spiega come in linea di massima i velocisti e i passistoni abbiano contribuito allo sviluppo della Aircode mentre gli scalatori a quello della Xelius.
«Tanto per dire quanto siano importanti i nostri feedback e quanto ci tengano in Lapierre – conclude Guarnieri – Stefan Kung per la bici da crono ha provato tre prototipi solo per il portaborracce. E per ognuno ha svolto dei test in galleria del vento. Sviluppiamo le nostre bici soprattutto durante i training camp invernali. Demare in una settimana ha provato tre bici quest’anno. Avere la possibilità di essere parte attiva nello sviluppo non è poco per noi corridori. E alla fine tu corridore dici: ho una bici come voglio io e va “da Dio”. Quando ci consegnarono le Aircode Sl definitive inviai un messaggio di complimenti ai tecnici Lapierre».