Aerodinamica, manubri super stretti e test curiosi: tecnica da pista

25.11.2023
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Una Sei Giorni è anche un’occasione per testare, provare e riprovare, fare esperimenti. Le bici più utilizzate, visto l’alto numero di prove di situazione, erano bici “semplici”. Quelle in pista che si utilizzano solitamente nelle madison. Tuttavia qualche chicca al Kuipke l’abbiamo notata in occasione della Sei Giorni di Gand.

FES, qualità tedesca

Uno dei pezzi pregiati ammirati sulla pista fiamminga era la FES della coppia Soudal, Theo Reinhardt e soprattutto Roger Kluge.

Una bici che ha già un’Olimpiade alle spalle, la B20 indica che era stata concepita per Tokyo 2020, ma che secondo i meccanici a Gand era ancora una delle migliori. E lo era per la sua aerodinamica e per il suo carbonio in primis. Una bici che sarà appena ritoccata, soprattutto nei suoi componenti, in vista di Parigi 2024.

Le biciclette FES sono progettate, sviluppate e prodotte dall’Istituto tedesco per la ricerca e lo sviluppo di attrezzature sportive, la cui sigla è appunto FES. Di fatto è un brand di ricerca non solo sul ciclismo ma anche per altri sport olimpici come canottaggio, vela, bob, pattinaggio di velocità, skeleton… e infatti è un istituto finanziato dal governo. Il carbonio è ad altissimo modulo, ma non è facile specificare di che tipologia si tratti. C’è molta riservatezza in merito, anche cercando online.

Questa bici ci ha colpito per la sua solidità e anche per la sua leggerezza. E’ sul filo del limite dei 6,8 chili, pochissimi per una bici da pista. 

Una bici da quartetto?

Ma non solo FES ha catturato la nostra attenzione. Il fortissimo danese Lasse Norman Hansen ha corso l’intera kermesse con una Canyon più da quartetto che da prove di situazione.

Nel paddock di Gand era opinione comune che il corridore danese, che fa giusto parte del quartetto rivale dell’Italia, stesse facendo delle prove. Ha voluto mettere sotto stress questo telaio per vedere come reagiva in quanto a rigidità e reattività in altre prove. Saltella troppo in una madison? E’ reattiva? Queste le domande principali…

E il fine era doppio. Uno, alle Olimpiadi Hansen potrebbe prendere parte anche alla madison e se riuscisse a trovare un buon feeling con questa bici, che è meno agile di quella “tradizionale”, si ritroverebbe con un mezzo più aerodinamico.

Due, perché Canyon sta lavorando ad un’evoluzione di questo telaio. Sembra che s’interverrà soprattutto sull’avantreno e la forcella. Dovrebbe essere più stretta. Ma viene da chiedersi dove “limare”. Siamo infatti nell’ambito dei “millimetri di millimetri”. Probabilmente più che sui passaggi delle ruote si lavorerà sui profili stessi dei tubi.

L’utilizzo diverso di una bici nata per altre prove, aiuta gli ingegneri ad avere feedback. Ma per fare questo, quei feedback devono arrivare da un corridore di un certo livello e soprattutto dal suo utilizzo in gara. Hansen era l’identikit perfetto.

Manubri minimal

La questione aerodinamica in pista è decisamente importante, specie per gare come il quartetto o il chilometro. Ebbene a Gand si è vista una serie di manubri estremamente stretti. Il concetto è quello della strada di cui abbiamo parlato più volte in passato (pieghe più strette).

E qualche manubrio era così stretto che la notizia è arrivata persino al cittì Marco Villa, il quale giustamente curioso, ha chiesto delle foto a Michele Scartezzini, uno dei suoi storici ragazzi. Questi manubri erano talmente stretti che in presa alta l’intero palmo della mano non ci entrava. 

Chiaramente una bici simile va bene per una prova veloce, i 500 metri, un giro lanciato… Ma non per una madison in cui ci si deve dare i cambi e fare leva sul manubrio stesso. Una bici così è difficilissima da guidare. Gli scarti sono violentissimi e la base d’appoggio minima. Parliamo di pieghe larghe 25 centimetri.

E infatti alla vista di questi manubri più di qualche atleta ha storto il naso, sperando non venisse utilizzato nell’americana.

Speedmax CFR Track: la Canyon perfetta per la pista

17.08.2023
3 min
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Canyon toglie il velo dalla sua nuova bicicletta da pista: la Speedmax CFR Track. Si tratta del lavoro coordinato di diverse collaborazioni tra ingegneri, sviluppatori ed i professionisti più veloci al mondo. Il risultato è la bici più veloce prodotta dalla casa tedesca, arrivata dopo due anni ininterrotti di lavoro. In questo periodo si contano 442 prove al supercomputer e 312 analisi in galleria del vento. Per perfezionare la Speedmax CFR Track, inoltre, sono state svolte 155 ore di test in pista. 

La Speedmax CFR Track è stata testata in pista per tante ore dai migliori atleti al mondo
La Speedmax CFR Track è stata testata in pista per tante ore dai migliori atleti al mondo

Tutto conta

La Speedmax ha già portato i suoi atleti a conquistare diversi titoli mondiali: nel triathlon in particolare. Questo perché quando ogni secondo, watt e grammo hanno un peso importante tra successo e vittoria gli atleti si affidano alla Speedmax. 

«Con la Canyon Speedmax CFR Track sapevamo di avere l’opportunità di creare qualcosa di veramente eccezionale – ha dichiarato Daniel Heyder, Team Manager Product Management Road di Canyon – collaudata ai massimi livelli del triathlon, la Speedmax è servita come base perfetta di partenza. Siamo tornati al tavolo da disegno e abbiamo collaborato a lungo con il team di nostri partner per l’aerodinamica: Swiss Side. Per garantire che ogni aspetto di questa bicicletta fosse scolpito per garantire la massima efficienza aerodinamica alle altissime velocità e alle condizioni uniche del velodromo».

ll design e l’aerodinamica della bici permettono di performare al massimo in ogni disciplina
ll design e l’aerodinamica della bici permettono di performare al massimo in ogni disciplina

Al limite

Nel ciclismo su pista tutto deve essere votato alla massima prestazione. Ogni tubo e giunzione della Speedmax CFR Track sono studiati per fendere l’aria in maniera perfetta. Su pista il design delle biciclette è ampiamente maturato fino a raggiungere un livello che rasenta la perfezione, arriva il momento in cui la ricerca del prossimo livello di eccellenza richiede una completa rivisitazione delle regole.

Ai massimi livelli, gli atleti sono perfettamente in sintonia con le loro biciclette, ma le esigenze dei diversi tipi di ciclismo su pista non sono mai state soddisfatte. Grazie alla sua impareggiabile versatilità, la Canyon Speedmax CFR Track è pronta a competere all’apice di qualsiasi disciplina del ciclismo su pista, eliminando così la necessità del cambio di bici. 

Si tratta di un modello progettato in collaborazione con Swiss Side per un’aerodinamica senza pari e che vanta un’enorme rigidità, necessaria per affrontare e gestire le incredibili forze generate all’interno di un velodromo. L’esclusivo cockpit della bicicletta, frutto di un’intensa collaborazione con la rete di collaudatori professionisti di Canyon, mette il ciclista in una posizione super-aerodinamica. 

Canyon