La storia di Rajovic, salvato da un’amicizia

15.02.2022
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I serbi sono gente tosta, basta guardarli in faccia e Dusan Rajovic non fa eccezione. Il corridore del Team Corratec avrebbe tutte le ragioni per essere arrabbiato, dato che il Team Delko lo ha lasciato a piedi come tutti gli altri nonostante avesse ancora un anno di contratto. Invece si è rimboccato le maniche, si è fidato di un amico – Veliko Stoinic – ed è ripartito dal team toscano, nato dalle ceneri e dalla struttura della Vini Zabù. Un passo indietro per un corridore che era ormai arrivato al professionismo, ma auspicabilmente una passerella verso un futuro più importante.

«Alla Delko – diceva qualche giorno fa Fedeli, passato alla Gazprom-RusVelo proprio dalla Delko – lo tenevano in considerazione, tanto che aveva ancora un anno di contratto. E non guardate il fatto che l’anno scorso abbia corso poco, abbiamo corso poco tutti…».

Nel 2021 ha corso la Roubaix, ma si è ritirato. La Delko era già in chiusura
Nel 2021 ha corso la Roubaix, ma si è ritirato. La Delko era già in chiusura

L’occhio di Bardelli

Rajovic aveva già vinto tra i professionisti, quando aveva la faccia da bambino e indossava la maglia dell’Adria Mobil, ma era passato inosservato. A dire il vero qualcuno si era accorto di lui già nel 2015, quando il serbo aveva 18 anni, ed è lo stesso Andrea Bardelli che in Italia avrebbe portato di lì a poco l’altro serbo Veliko Stoinic. Si compiono piccoli miracoli nella sede del Team Franco Ballerini. E come fu Stoinic a scegliere di vivere in casa con Martin Svrcek, slovacco, agevolandone l’inserimento in Italia, così è stato ancora lui a fare il nome dell’amico.

«Lo conoscevo perché l’avevo trovato da juniores al centro mondiale di Aigle – racconta Bardelli – e aveva vinto una tappa o aveva fatto secondo, non ricordo bene adesso. Io guardo tutto, spulcio gli ordini di arrivo e da allora l’ho sempre seguito. Quando ho preso Stoinic da dilettante, sono andato per una settimana in Serbia ai campionati nazionali. E poi parlando con Veliko, visto che lui ha imparato benissimo l’italiano e conosce i ragazzi di tutte le categorie, veniva sempre fuori il nome di Rajovic. Ma lui era già alla Delko e guadagnava anche bene. Quando poi la Delko ha chiuso, ha parlato con Veliko che qui si è trovato benissimo e ci ha messo una parola anche lui».

Questa foto così sgranata racconta però tanto: sono Rajovic e Stoinic in allenamento in Toscana prima del Tour of Antalya
Questa foto sgranata racconta tanto: sono Rajovic e Stoinic in allenamento in Toscana prima del Tour of Antalya

Una bella storia

Le foto lo ritraggono con Stoinic insieme agli juniores del team toscano, poco prima della partenza per la Turchia. Rajovic aveva già vinto la seconda tappa alla Vuelta al Tachira e di lì a poco avrebbe concesso il bis nella seconda di Antalya.

«Anche se a settembre sono andato a prenderlo all’aeroporto – prosegue Bardelli – sulla scelta della squadra non ci ho messo bocca, però il ragazzo è forte. Fa parte del mio passatempo scovare corridori senza procuratori fin dagli juniores. Ha deciso per l’amicizia con Stoinic e perché ha deciso di fidarsi. E’ una bella storia e conferma che quando giri, conosci. Quest’anno avremo un paio di stranieri che non hanno vinto 10 corse l’anno scorso, ma vedrete come vanno. Dusan è molto forte e molto giovane e gli auguro tutto il futuro».

Delko da dimenticare

Forti di queste informazioni, alla fine della corsa turca abbiamo parlato con il campione serbo, tipo di poche parole, ma molto chiare. I capelli cortissimi, fisicamente non dà l’idea del velocista, quanto piuttosto dell’uomo da classiche dotato di grande spunto.

«Quelli alla Delko – ci ha detto – non sono stati due anni belli, prima per il Covid e poi per la situazione della squadra. Non ho fatto molte corse e in quelle che ho fatto non ho avuto grandi opportunità. La verità è che l’esperienza non ha funzionato bene per me. Ora un po’ ho cambiato mentalità e un po’ sto trovando le cose più facili.

«Conosco Bardelli – conferma – lo conoscevo da prima, appunto perché Veliko Stoinic era con lui nella sua squadra di U23 e me ne parlava. Ho cominciato a correre nel 2011 a 14 anni. All’inizio era per divertimento, poi fra il 2014 e il 2015 ho cominciato a pensare di farne una professione. Non sono un velocista puro, tanto che la tappa che ho vinto aveva parecchia salita. I primi sono andati forte, ma non fortissimo, e io ho tenuto. E’ difficile dire quale tipo di sprint mi piaccia. Quello è stato molto lungo perché avevo perso molte posizioni e sono dovuto risalire». 

In festa con la squadra dopo la vittoria colta ad Antalya
In festa con la squadra dopo la vittoria colta ad Antalya

Scommessa con Parsani

Il resto è la storia di tanti ragazzi che dall’Est sono costretti a partire per trovare una squadra e scommettere su di sé.

«Sono partito da junior – conferma – e sono arrivato al centro Uci di Aigle. Poi sono andato in Adria Mobil continental e da lì alla Delko. Qua si scherza. E Parsani, il nostro capo, si è accorto che ho vinto la seconda tappa in Venezuela e la seconda in Turchia. Così ora si è messo a dirmi che dovrò vincere la seconda anche alla Coppi e Bartali e abbiamo scommesso. Per me va bene, ma quella tappa almeno avrà l’arrivo in volata? Per il resto andiamo avanti. Qualche sogno ce l’ho anche io ed è correre il Tour de France».

Era in una squadra francese, credeva di esserci vicino. Ora è in Italia, in una continental appena nata. Ricomincerà da capo. E se ha ragione Bardelli, magari una WorldTour o una professional arriverà prima o poi per portarselo via. 

Team Corratec: una “nuova” continental, ce la racconta Parsani

08.01.2022
4 min
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Serge Parsani torna nel mondo del ciclismo, all’età di 69 anni, con gli ultimi tre passati “a riposo” a Bergamo. Rientra in gruppo grazie a Frassi ed alla sua nuova squadra: il team Corratec, patrocinato dal comune di Montecatini Terme. Frassi esce dall’esperienza con la Vini Zabù che ha chiuso i battenti al termine della scorsa stagione.

Cosa ti ha spinto a sposare un progetto come quello di Frassi?

Sono stato contattato da lui dopo il Giro di Lombardia e mi ha chiesto di intraprendere questa nuova avventura. Ero fuori dal giro da tre anni, ma la passione è troppo forte ed appena ne ho avuta l’occasione sono tornato. Non ero però molto sicuro di ricominciare.

Come mai?

Perché avevo la mia vita tranquilla qui a Bergamo, non ero molto dell’idea di tornare a viaggiare e stare lontano da casa. Poi però Frassi mi ha detto che il mio sarebbe stato un ruolo manageriale, da svolgere dietro la scrivania.

Con Frassi avevi mai lavorato precedentemente?

No mai, ne avevo sentito parlare e lo conoscevo di nome.

Frassi (a sinistra) è il principale artefice della nascita del team Corratec
Frassi (a sinistra) è il principale artefice della nascita del team Corratec
Dovrai trasferirti in Toscana o svolgerai il tuo ruolo da casa?

Qualche volta andrò giù, ma non è necessario, ora si lavora molto a distanza. Ci siamo incontrati già a Montecatini per svolgere le visite mediche dei ragazzi a metà dicembre.

Il progetto è quello di una continental. Era quello a cui puntavate?

Non precisamente, avevamo presentato le carte, la fideiussione e la garanzia all’UCI per aprire una professional. Poi però non ci hanno dato l’autorizzazione per fare la squadra e abbiamo virato sulla continental. Avremmo preferito la prima opzione visto che ci sono più possibilità di mettersi in mostra potendo partecipare a Tirreno-Adriatico e Giro d’Italia. Molte squadre promettono agli sponsor di partecipare a queste gare anche se poi non è sempre così…

Con bici Corratec alla Vini Zabù nel 2021 ha corso anche Jakub Mareczko, oggi alla Alpecin
Con bici Corratec alla Vini Zabù nel 2021 ha corso anche Jakub Mareczko, oggi alla Alpecin
Che rosa sarà quella del team Corratec?

Abbiamo otto under 23 che dovrebbero diventare nove, cinque elite e due ex pro’. Avremmo in realtà un altro ex pro’ da aggiungere in rosa ma le regole ne prevedono solamente due, stiamo aspettando di capire se la federazione ci darà una deroga.

Gli ex pro’ chi sono?

Veljko Stojnic che era alla Vini Zabù e Dusan Rajovic, lui arriva dalla Delko Marseille.

E gli altri corridori?

Avendo chiuso la squadra all’ultimo non abbiamo una rosa estremamente competitiva. Anche tra i ragazzi under 23 abbiamo preso qualche corridore sul quale nutriamo dei dubbi. Come anche gli elite, ci sono ragazzi che fanno fatica a trovare posto nel professionismo anche a causa della mancanza di squadre.

Con la chiusura della Vini Zabù le squadre professional italiane sono tre (Eolo Kometa, Drone Hopper e Bardiani CSF Faizanè)
Con la chiusura della Vini Zabù le squadre professional italiane sono tre
Non sarebbe stato meglio aspettare un anno e costruire una squadra più competitiva puntando direttamente alla professional?

Avremmo rischiato di perdere molti sponsor ed anche qualche corridore. Una cosa è certa, da metà primavera in poi inizieremo a lavorare per fare la professional nel 2023.

Il calendario invece, lo avete delineato?

Faremo sicuramente la doppia attività distinguendo under 23 ed elite. Partiamo con la Vuelta al Tachira in Venezuela che dovrebbe partire tra una quindicina di giorni. Poi voleremo in Turchia a febbraio e ci rimarremo tre settimane. Per gli under 23 il debutto dovrebbe essere alla San Geo. Non abbiamo ancora il calendario definito perché è difficile ottenere gli inviti essendo una squadra appena nata.

La Corratec nasce a Montecatini Terme, a 20 chilometri da San Baronto, sede della Vini Zabù. Le bici sono le stesse: Corratec, sponsor tedesco che dà il nome anche alla squadra. Lo staff è rimasto praticamente identico: direttore sportivo (Frassi), massaggiatori e meccanici in primis, e come detto sono rimasti due corridori: Masotto e Stojnic. Lo stesso Parsani ha alle spalle delle stagioni con le squadre di Citracca. Si potrebbe quasi pensare che si tratti dello stesso gruppo che ha trovato un’altra veste per continuare.